La Comunità Ebraica di Modena da sola non ce la fa

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“La Comunità Ebraica di Modena ha ben presente lo stato in cui versa il cimitero ebraico di Carpi”: esordisce così la presidente Tiziana Ferrari confermando il suo personale interessamento ben prima delle segnalazioni dei residenti del quartiere Due Ponti che, a settembre, avevano richiamato l’attenzione sul degrado in cui versa l’area all’angolo tra via Plinio e via Cremaschi. “Nel mese di luglio avevo già ottenuto un incontro col sindaco di Carpi, precisamente nella giornata di mercoledì 8, per far presente all’Amministrazione le difficoltà della Comunità ebraica a sostenere l’impegno della manutenzione di quell’area. La Comunità conta una sessantina di iscritti molto anziani che non possono essere in alcun modo d’aiuto nella cura del cimitero e le spese che sosteniamo sono particolarmente onerose. L’intento era quello di trovare un accordo con il sindaco”.
La Comunità ebraica di Modena è proprietaria di diversi cimiteri siti nelle province di Reggio Emilia e Modena: a Scandiano, Correggio e Finale Emilia. “Abbiamo approntato delle convenzioni con le Amministrazioni Comunali per non lasciare in stato di abbandono quelle aree” spiega la presidente Ferrari. A Finale, per esempio, si è celebrata la riapertura del cimitero ebraico domenica 18 ottobre con la presentazione del restauro delle lapidi e sarà possibile la visita in occasione dell’apertura al pubblico ogni domenica. “All’Associazione culturale finalese Alma Finalis, che ha a cuore il cimitero, va il ringraziamento della Comunità ebraica che ha naturalmente sostenuto l’iniziativa” spiega la Ferrari sottolineando che a Carpi non ha riscontrato la medesima disponibilità.
Fino a qualche tempo fa anche i cancelli del cimitero ebraico carpigiano, che risale al 1825, venivano aperti e aveva luogo la visita: nell’area esterna ci sono tombe del tardo ottocento, contraddistinte da lapidi marmoree infisse nel terreno. Oggi la vegetazione incolta ricopre ogni cosa.
“Al termine dell’incontro di luglio, il sindaco ci aveva lasciato intravedere la speranza di contribuire in qualche modo al pagamento delle spese e di incaricare un dipendente del verde pubblico affinché si occupasse delle opere di giardinaggio. Nonostante i nostri solleciti, non abbiamo ancora avuto un cenno di riscontro. Se dobbiamo arrangiarci, che ce lo dicano”. La presidente Ferrari cita l’ultima fattura: “per l’erba alta e i rami spezzati dalla neve abbiamo speso 3.500 euro. L’alternativa è abbattere tutte le piante e chiudere l’area definitivamente”.
Sara Gelli

 

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