L’incerto futuro degli asili nido

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Il dato più importante non è contenuto nell’indagine sul grado di soddisfazione e di percezione della qualità dei nidi ma è stato riportato e sottolineato dall’assessore dell’Unione delle Terre d’Argine Paola Guerzoni: “alla data attuale abbiamo inserito nei nidi comunali e convenzionati di Carpi, Novi, Campogalliano e Soliera quasi 700 bambini e non abbiamo posti vuoti. Ci sono inoltre 71 bambini in lista d’attesa che entreranno in corso d’anno, la maggioranza da gennaio 2016 su espressa richiesta dei genitori”. E’ vero che una rondine non fa primavera ma, quantomeno per quest’anno, le scelte effettuate da amministratori e tecnici, in trincea per difendere questi baluardi del sistema educativo, hanno funzionato.
A mettere in crisi un sistema costruito negli anni per rispondere alla richiesta delle famiglie di un progetto per la fascia d’età 0-3 anni sono i pochi bambini che nascono: a Carpi sono stati 764 i bambini nati nel 2010, 672 nel 2011, 639 nel 2012, 615 nel 2013 e solo 575 nel 2014. Un calo delle nascite che nemmeno gli stranieri sono più in grado di compensare.
E allora si è deciso di non aumentare le rette (minima di 78 euro e massima di 470 euro) nonostante sia senza dubbio uno dei servizi più onerosi per i Comuni per il fatto che le rette coprono solo il 27% circa del costo, per la restante parte a carico delle casse comunali.  E ancora le amministrazioni hanno deciso di aprire le iscrizioni a bambini di quattro mesi, di favorire la mobilità interna fra i Comuni di Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano e di allargare il bacino a piccoli non residenti nell’Unione: strategie che sono servite a evitare tagli, parola che i comuni non vogliono nemmeno sentir pronunciare perché poi non c’è più modo di tornare indietro per recuperare ciò che si è perso.
I bambini iscritti all’asilo nido oggi rappresentano il 36% dei bimbi residenti: il restante 64% è, per diversi motivi, accudito a casa. La percentuale di chi ha chiesto di usufruire del servizio è rimasta più o meno stabile rispetto agli anni precedenti ma l’inarrestabile calo delle nascite delinea scenari apocalittici, a cui i comuni tentano di far fronte: tenuta dei servizi e della loro qualità restano gli obiettivi dell’Unione Terre d’Argine che ha reso pubblici i risultati dell’indagine condotta tra le famiglie che hanno figli nella fascia 0-3 anni. 467 quelle che hanno risposto sulle 721 che hanno frequentato i nidi d’infanzia comunali, convenzionati e privati nell’anno scolastico 2014/2015: 8.8 su 10 il voto espresso con valutazioni medie che non scendono mai sotto 8.4 con particolare considerazione per il personale e le proposte educative intorno a cui ruotano gli altri aspetti (accesso al servizio, area della struttura, materiali, calendario di apertura).
La ricerca era allargata alle famiglie che non hanno iscritto i propri figli al nido per indagare le motivazioni della scelta: solo 181 hanno risposto e, in base alle opinioni espresse, la decisione di non iscrivere il figlio all’asilo nido dipende da diversi fattori che comprendono, non solo i costi delle rette e l’organizzazione del servizio, ma anche l’organizzazione familiare, l’aspetto culturale legato alla cura, la preoccupazione per la salute dei bimbi piccoli in comunità.
“E’ nostra volontà – ha detto l’assessore Guerzoni – lavorare su modelli di gestione differenti ricercando modelli di fondamento scientifico e pedagogico fra le esperienze nazionali e internazionali già a disposizione per innovare e rendere più diversificata e flessibile l’offerta tenendo consapevolmente a riferimento i bambini e le loro famiglie”.
Sara Gelli

 

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