Facendosi portavoce delle preoccupazioni dei cittadini che a lui si rivolgevano, è stato, il consigliere comunale del Partito Democratico Roberto Arletti, già nell’ottobre del 2011, a farsi carico della richiesta di maggiore chiarezza rispetto alle finalità dell’acquisto del terreno a Santa Croce. Risale, infatti, al 2007 la scelta dell’allora presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi Gianfedele Ferrari di acquistare per quattro milioni di euro il vasto appezzamento di terreno che si trova fra la via dei Mulini per Gargallo, la Traversa San Giorgio e via Bersana. In risposta alla lettera di Arletti, Ferrari a distanza di pochi giorni scrive al consigliere del Pd limitandosi “a due semplici considerazioni – si legge – che si fondano su una visione non limitata a ristretti orizzonti ma proiettata nel tempo”. In virtù del fatto che la zona di S. Croce è utilizzata e amata da molti cittadini che vi trascorrono il tempo libero, “la Fondazione in una porzione del terreno sta completando la piantumazione di oltre 2.500 alberi e arbusti. La restante ampia porzione resta disponibile per la realizzazione di altri progetti concreti e di rilevante ricaduta in favore della città”. La seconda considerazione di Ferrari giustifica l’impiego nel 2007 di quattro milioni di euro per l’acquisto di quel terreno di 360mila metri quadrati perché “in un periodo di profonda crisi economico finanziaria, caratterizzata da forte imprevedibilità, l’investimento immobiliare rappresentato dall’acquisizione del terreno, oltre a essere un ulteriore strumento di diversificazione, non ha certamente ridotto il proprio valore, che anzi, in prospettiva, potrà semmai aumentare”.
I cittadini però non hanno mai potuto frequentare quell’area che è tuttora recintata e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, che deve amministrare il patrimonio affinché produca utili da destinare a finalità sociali, si pone oggi a distanza di otto anni la questione di cosa fare di quel terreno da quattro milioni di euro. E Arletti rilancia: “e se quei quattro milioni fossero stati investiti diversamente, non avrebbero forse potuto fruttare utili da investire nell’emergenza casa?”.
Sara Gelli