Giovedi 1° ottobre 2015, il gruppo di lavoro del progetto Arti Inattese, curato da ArServizi di Carpi e composto dalle donne detenute nella sezione femminile della Casa Circondariale S. Anna di Modena propone, all’interno della Festa del Racconto 2015, l’evento L’Altra Parte – Otherside, una giornata di riflessione e confronto sulle tematiche legate alla reclusione, patrocinata dal Gruppo Carcere-Città di Modena, dal Comune di Carpi e dalla Fondazione Fossoli Ex Campo.
Con l’uscita del terzo volume dei Quaderni dal Carcere dal titolo Le Gatte di Cennerentola si vuol dare infatti continuità all’attività di scrittura di sé che da diversi anni lega il settimanale Tempo di Carpi alla sezione femminile del carcere di Modena con la rubrica mensile UN DUE TRE… CELLA.
Il Raccontarsi dal Carcere attraverso un supporto mediatico così capillare come il Tempo, assume una dimensione particolarmente importante per chi, come i detenuti e le detenute, vive ai “margini” della nostra società.
La Festa del Racconto di Carpi offre, inoltre, l’occasione di ampliare il bisogno di comunicare ad un numero sempre più esteso di interlocutori, soprattutto ai più giovani. Per questo motivo, la giornata di giovedi 1 ottobre 2015 vedrà impegnati nel pomeriggio i ragazzi e le ragazze del laboratorio Meucci-Lab con la guida dei docenti Marcello Bertolla, Francesco Mele e Ciro Severino in una performance teatrale dedicata agli studenti delle Scuole Superiori di Carpi. Tale evento pomeridiano si svolgerà presso la Baracca del Deportato all’ex Campo di Concentramento di Fossoli dalle 15,30 alle 19.
Al mattino dalle 9 alle 12, presso l’ex Sinagoga di via Rovighi 57, nei pressi della Piazza Martiri di Carpi, si terrà l’incontro con le istituzioni della città e della Casa Circondariale di Modena. Nell’ambito di quest’ultimo, verrà presentato il terzo volume dei Quaderni dal Carcere Le Gatte di Cennerentola scritto dalle donne detenute della Sezione Femminile.
Cristina Lugli e Umberto Benatti, coordinatori della giornata, insieme al gruppo di lavoro Arti Inattese, sentono l’esigenza di ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di quest’evento, in particolare Marzia Luppi, Direttrice della Fondazione Fossoli Ex Campo, Pier Luigi Castagnetti, Presidente della Fondazione Fossoli Ex Campo, Anna Prandi e Davide Bregola, coordinatori della Festa del Racconto di Carpi, Rosalba Casella, Direttrice della Casa Circondariale S. Anna di Modena, Paola Cigarini, responsabile dell’associazione Gruppo Carcere-Città d Modena, Simone Morelli e Daniela Depietri, Assessori alla Cultura e alle Politiche Sociali del Comune di Carpi e, soprattutto, a Jessica Bianchi e a tutta la redazione del Tempo di Carpi che con pazienza e competenza ci supportano in questo lungo percorso segnato da parole e immagini di chi spesso non ha voce per raccontarsi.
ArServizi di Carpi
Raccontare e Raccontarsi…
… far evadere le nostre voci.
Non sempre troviamo orecchi pronti ad ascoltare, ma non vogliamo arrenderci, continuiamo imperterriti e, forse, troveremo un interlocutore interessato.
Sono anni che coabito in questi luoghi, per l’abuso di sostanze. Questo è il dazio che devo pagare per i miei errori.
Da qualche anno, ho scelto di cambiare la mia vita con la consapevolezza che sarà un lungo e duro cammino. Dovrò modificare comportamenti radicati in me ormai da troppo tempo.
Ho avuto diverse possibilità, attraverso percorsi terapeutici e attività ma, noi, non possiamo sgarrare, appena arriva la “virgola fuori posto”, eccoci di nuovo fagocitati dal ventre di questa balena che è il carcere.
Non ho ceduto alle tentazioni della droga. Sono determinata ma il terrore di “incontrarla in giro” mi fa fuggire. Quando si ha a che fare con questa signora, si ha a che fare con un mondo di persone che ti cercano anche nel più piccolo dei buchi per farti rientrare nel giro.
Questo mi ha fatto nascondere la testa nella sabbia, come uno struzzo. Non ho trovato il coraggio di parlarne alle persone giuste. Ora sono di nuovo qui, ma faccio ancora molta fatica!
Cella 20
Racconto qualcosa di me…
L’incubo di aver subito sentenze contumaciali ha influito parecchio sulla mia sensibilità interiore.
Perché mi hanno fatto questo?
Perché vogliono farmi del male?
Non riconosco più la mia patria.
La mia patria forse non è più l’Italia.
Io amavo lavorare, produrre per essa,
ma Lei non mi ha perdonato gli errori commessi anche ingenuamente.
Ingrata, insufficiente, cattiva, pericolosa patria mia.
Non ti chiamerò più patria ma matrigna infedele.
Elisabetta
Alla ricerca della nostra personalità
Cerchiamo l’amore, ma ci accorgiamo che l’unico amore che riceviamo viene direttamente da noi stesse.
Amore, poche lettere per un significato enorme.
“Ti amo” troppo spesso abusato. Io stessa l’ho detto decine di volte senza saperne a fondo il significato.
La mia vita ha visto abusi e violenze che si sono trasformati in chiodi nello stomaco e nel cuore.
Ciò nonostante sono sempre alla ricerca dell’amore … ma chi me lo potrà mai dare?
La mia disperazione… l’ho affogata nella droga e sembra paradossale ma il carcere mi ha, in qualche modo salvata. Qui dentro sono stata ascoltata e spesso aiutata, dalle agenti, dal personale educativo e anche dalle mie stesse compagne.
Io continuo a chiedermi: ma … al mondo ci sarà qualcuno che possa rendermi un po’ felice?
Qualcuno che mi renderà finalmente la vita più leggera, più pura?
Una persona che mi accetti veramente e che mi aiuti a portare più dolcemente la dura croce che ho nell’anima?
Per ora, al mio fianco in questa lotta ho solo Dio. Lui mi ascolta, mi parla, mi consiglia anche nei momenti bui, nel bene e nel male.
Io corro, corro, ma dove vado?
Dovrò passare molto altro tempo qui dentro e spero di avere il coraggio di affrontare questo lungo percorso che è la mia vita.
Metterò il cuore nelle mie scarpe e terrò sempre vivo l’amore nella mia anima.
Natashja
Raccontino autunnale
L’autunno colora la natura
E la frutta e già matura
Ancora una volta lui ci porta
Vino, sagre e la buona torta
Tra le colline del Caio incantato
Qualcuno il buon vino ha imbottigliato
Chi nell’orcio e chi nel vetro
Beve a suo modo svelto, svelto
Si cavalca l’euforia
Che poi passa e vola via
E si forte per un giorno
Pare bello tutt’intorno
L’importante è stare bene
Bianco o rosso nelle vene
Senza troppo esagerare
Qui danzando … là, a cantare
La migliore terapia
Per restare in allegria
Due bicchieri e via felici
Uno spasso con gli amici
Ogni tanto avremmo bisogno di un buon bicchiere di vino per riflettere meglio su noi stesse, ma purtroppo questo non è possibile, anche se spesso e volentieri a noi gira la testa lo stesso.
Sonia