Riconsegnare il giusto valore al tempo. E’ questo il grande insegnamento di quella favola straordinaria che è Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza del maestro Sepulveda. Ed è proprio dal sottovalutato concetto di lentezza che il dottor Giorgio Magnani, psichiatra e dirigente del Centro di Salute Mentale di Carpi, vuole partire, per raccontare la crescente “sofferenza” che popola anche la nostra città. La settimana scorsa, due nostri concittadini si sono gettati nel vuoto. Due suicidi in due giorni. Una sconfitta. Per tutti noi. Ma cosa si cela dietro a gesti tanto terribili e definitivi?
Dottor Magnani, la crisi economica e il sisma del 2012 hanno inciso notevolmente sulla psiche di tutti noi, ripercuotendosi con forza su alcune fragilità. Quali sono le patologie in crescita?
“Il terremoto e la crisi perdurante hanno senz’altro aumentato la sofferenza, in particolare stati d’ansia e depressioni. Temevamo, dopo il sisma, anche un aumento nel numero dei suicidi che, però, non si è registrato”.
Dopo il sisma i suicidi si erano dimezzati, passando dai 24 del 2011 a 12 nel 2012. Questa settimana se ne sono consumati due in soli due giorni. Potrebbe trattarsi di quell’inquietante fenomeno di emulazione noto ai sociologi come Effetto Werther?
“Potrebbe darsi anche se, nella fattispecie, queste due persone, da noi seguite, erano da tempo al limite”.
Ad aumentare in modo preoccupante sono i tentativi suicidari per i quali siete sempre più spesso chiamati a fare consulenze in Pronto Soccorso. A cosa è imputabile tale fenomeno?
“Credo che la chiave di lettura da utilizzare per comprendere questo fenomeno sia di carattere perlopiù sociale. Viviamo in una società narcisistica, dove la perdita di valori, la mancanza di punti di riferimento e l’assenza di una rete sociale ci rendono più vulnerabili. Fragili. Non siamo più abituati a gestire l’attesa. La sofferenza. Malgrado i numerosi “amici” sui Social Network, le persone sono sempre più sole e incapaci di tollerare la frustrazione. Io credo che l’aumento dei tentativi suicidari si debba inscrivere in questo contesto sociale: privi di strumenti di mediazione, incalzati da una fretta costante e animati dal desiderio di accorciare le distanze, giovani e meno giovani agiscono, sempre più spesso, di impulso”.
Esistono persone più a rischio?
“Il rischio lo corriamo tutti. Fa parte della nostra umanità ma aumenta tanto più viviamo in una situazione di solitudine”.
Nessuno dovrebbe sottrarsi al tema della responsabilità personale. Il suicidio di un nostro concittadino è una sconfitta per l’intera comunità. Vi sono segnali che possono essere raccolti, riconosciuti?
“Sicuramente sì. Per farlo però, occorre guardare le persone negli occhi. Tutti noi dovremmo osservare meno lo smartphone e confrontarci con lo sguardo altrui. Prenderci del tempo. Imparare ad andare lenti, come ci insegna Sepulveda, e ricominciare a vedere. L’altro e ciò che ci circonda. Detto ciò, ricordiamoci che in alcune situazioni, invece, il gesto estremo è inevitabile. E’ necessario quindi, da parte nostra, confrontarci anche con l’esperienza del limite e dell’impotenza che queste situazioni comportano”.
Fondamentale, per il dottor Magnani, il ruolo rivestito dall’educazione: “viviamo una realtà nella quale le famiglie sono sempre più disgregate, ricomposte… a venir meno è quindi quel tessuto sociale coeso che funge da paracadute. Da sostegno. L’educazione alla cittadinanza, di cui può farsi in parte carico anche la scuola, è perciò essenziale. Occorre imparare ad avere rispetto del bene pubblico. Per le cose e le persone che abbiamo intorno, ciò può contribuire a sentirsi parte di un progetto comune. Di un gruppo. Se non c’è appartenenza, siamo nulla”.
Recuperare un dialogo profondo, costruire relazioni significative, porsi in ascolto dell’altro e sviluppare un atteggiamento empatico è fondamentale per il proprio bene e quello di coloro che abbiamo accanto. “Nessuno di noi – conclude lo psichiatra – dovrebbe negarsi la possibilità di sentirsi meno solo. La vicinanza è già un importantissimo elemento di aiuto. Accompagnare qualcuno, prendendolo simbolicamente per mano, può far diminuire la sua paura. Non dimentichiamolo mai”. I rapporti umani si tessono con lentezza.
Giorno dopo giorno. A volte faticosamente, ma sono quelli che rendono migliore la vita.
Jessica Bianchi