Cicale: il canto dell’estate

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Fischi, gorgheggi, starnazzi, gracidii… sono tante le voci che popolano la polifonia di questa torrida estate carpigiana. Ma, a regalarci la colonna sonora più bella sono sicuramente loro: le cicale. Protagoniste indiscusse, insieme ai grilli, le cicale sono le più rumorose: sotto il solleone paiono fare a gara a chi canta più forte. Un brulichio multiforme di versi e rumori compone il respiro della natura. Una natura che, seppure addomestica e, spesso, piegata, resiste e pulsa anche in città, nei viali, nei parchi e nei giardini. “Le cicale – ci spiega il presidente dell’associazione Panda Carpi, nonché appassionato di insetti, Franco Losi – hanno molti predatori, gli uccelli in particolare, quindi sono costrette da migliaia di anni a una perfetta mimetizzazione sui tronchi degli alberi, la quale però impedisce anche a noi di poterle vedere. Anche il loro frinire stereofonico ne rende la ricerca ancor più ardua. Per molti di noi, quindi, le cicale altro non sono che il loro canto. A  eccezione di ciò è difficile immaginarle: come se non avessero altra vita”.
Sono le cicale ad annunciare l’estate e a cantarne la colonna sonora. Perché friniscono con tanta intensità?
“Le cicale – prosegue Losi –  si riproducono in piena estate, nel mese di luglio, e il loro stridulare è praticato dai maschi i quali hanno il compito di trovare la femmina.  Questi insetti, prima di compiere l’ultima muta e divenire adulti e pronti alla riproduzione, vivono come larve sottoterra per molti anni. Dopodiché si arrampicano sui loro luoghi d’incontro, gli alberi, e cominciano il lungo rito nuziale che culminerà con la deposizione delle uova le quali rapidamente diventeranno larve: si rifugeranno nel sottosuolo e, misteriosamente, dopo anni, contemporaneamente, usciranno di casa per riprodursi e, infine, morire”.
Come fanno a produrre questo suono?
“Le cicale come altri insetti dell’Ordine degli Ortotteri (grilli, cavallette e locuste) hanno acquisito la capacità di emettere suoni grazie a particolari trasformazioni di alcune parti  del loro corpo. Esistono numerose strutture che possono emettere suoni ma nessuno di questi comporta l’uso della bocca. I suoni vengono emessi, ad esempio, per sfregamento delle ali oppure di una parte delle ali  con i femori delle zampette.  Nella cicale, caso abbastanza unico, a vibrare sono piccole membrane addominali. Inoltre, questi insetti possiedono una sorta di cassa di risonanza fisiologica per amplificare il suono.  Il loro canto ha una vocazione sessuale e serve per cercare la femmina, e pare che questa scelga il maschio che frinisce più forte. Alquanto originale il meccanismo con il quale gli insetti che stridulano possono udire: essi sono dotati di timpani situati alla base delle zampette oppure sui fianchi. Si tratta di una cupoletta membranosa che poggia su un anello rigido collegata a terminazioni nervose che permettono all’insetto di ricevere le onde del suono, pertanto di riconoscere solo i suoni a loro destinati e sordi a rumori considerati molesti. A volte il loro trillo serve anche per marcare il territorio. E’ quindi  alquanto improbabile che in natura questi insetti friniscano per il semplice piacere di farlo”.
Pur diminuendo il numero degli alberi le cicale resistono anche in città…
“Le cicale per i loro concerti preferiscono alberi dove meglio possono mimetizzarsi, generalmente aghifoglie: pini, abeti, cipressi… ma anche molti altri. In città, fortunatamente, ce ne sono ancora tanti”.
Le rane, al contrario, paiono essersi zittite. E’ davvero così? Quali sono le cause?
“In realtà – spiega Luca Bosetti, referente scientifico dell’Oasi La Francesa – è un problema che sta colpendo a livello mondiale la maggior parte degli anfibi. Il problema però è poco osservato poiché gli anfibi sono animali poco appariscenti e pubblicizzati. Ma negli ultimi trent’anni circa 200 specie si sono già estinte. Le cause principali ufficialmente riconosciute sono la distruzione del loro  habitat (cementificazione, eccessiva pulizia di fossi canali e aree umide), l’inquinamento delle acque (causato soprattutto dall’uso di insetticidi, compresi quelli usati in agricoltura e nella lotta alle zanzare), i cambiamenti climatici e la pressione da parte di predatori e alloctoni”.
Anche i grilli sono in calo in città?
“I grilli rappresentano un fenomeno percepito nelle aree urbane e semi urbane. Non ci sono dati che ne testimoniano un calo, se non in certi tipi di habitat diventati troppo inospitali… come appunto le nostre città.
Anche in questo caso, tra i fattori principali, vi è l’inquinamento causato dalle numerose sostanze che usiamo per tenere fuori dalle case insetti che consideriamo nemici. I prodotti usati per allontanare scarafaggi, zanzare, mosche e formiche,  non fanno differenza tra questi animali e grilli, farfalle, libellule e ogni altro tipo di invertebrato. Il risultato è che si sta sempre più assistendo a un impoverimento degli invertebrati in città. E’ quel che viene definito calo della biodiversità cittadina. Oggi forse è diventato difficile ascoltare i grilli nel parco sotto casa (poichè è un ambiente ormai troppo avvelenato per loro) ma basta recarsi in campagna o in mezzo a campi non bombardati da insetticidi per trovare abbondanti popolazioni di grilli”.
Jessica Bianchi
 

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