Stadio: dopo le luci della ribalta, il buio…

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Quella di venerdì 22 maggio è stata la notte delle notti. La consacrazione di un sogno si è consumata tra le mura del Grande Vecchio. Dopo il sudore, le lacrime e la fatica di un campionato eccezionale, il Cabassi si è svuotato. Per l’ultima volta. Dopo il clamore, la gioia e le speranze, le luci del nostro stadio si spengono. Dopo essersi librato in aria, tra i grandi, sulle Ali della Vittoria, ora lo stadio precipiterà nel dimenticatoio. Sono mancati il coraggio, la voglia di investire e un progetto lungimirante di medio e lungo termine. Su tutto è mancata la volontà politica. Un’occasione persa che lascia tutti noi carpigiani, tifosi e non, con l’amaro in bocca. La nostra città si è lasciata scappare la sua squadra. Plausibilmente il Carpi disputerà le partite “casalinghe” nel vicino Braglia. A Modena, dove il sindaco Gian Carlo Muzzarelli e l’assessore allo Sport Giulio Guerzoni hanno a lungo corteggiato la dirigenza del club biancorosso. La proposta della Città della Ghirlandina? Un contributo una tantum ai costi per l’intervento sullo Stadio Braglia al Comune da un lato, e un rimborso forfettario da riconoscere al Modena FC, comprensivo di canone e spese di gestione, dall’altro. Della fumata nera sul Cabassi, vi è ben poco da dire. L’unica proposta fatta da Palazzo Scacchetti prevedeva la cessione del diritto di superficie dal proprietario pubblico all’usufruttuario privato. In tale scenario ogni impegno per l’edificazione sul suolo sarebbe gravato sul groppone di via Marx, perché il Carpi FC 1909 avrebbe acquisito lo stadio per i prossimi 20/30 anni. Proposta rispedita al mittente dal patron Bonacini. Il primo cittadino ci riprova: anziché versare 90mila euro l’anno nelle casse della società sportiva (la quale ha lo stadio in comodato d’uso) rilancia con 140mila. Nulla di fatto. “Due anni fa – ci ha spiegato Stefano Bonacini – abbiamo immesso risorse per oltre 1 milione di euro per far giocare la Serie B in città (e dalla Serie D alla C2 ne avevamo messi in campo altri 200mila): siamo forse gli unici che hanno finanziato opere su un bene non di proprietà. Come sentimento noi vorremmo giocare nel nostro stadio ma non possiamo continuare a immettere risorse in una struttura pubblica: quel che dovevamo fare, noi lo abbiamo già fatto. Non siamo quindi più disposti a elargire denaro, prestare garanzie o mettere firme per un bene non nostro. La nostra volontà è quella di rimanere a Carpi però ci devono essere le condizioni economiche per farlo. Noi dobbiamo riuscire a restare in Serie A per dare continuità al nostro progetto e, di conseguenza, ogni risorsa dovrà essere investita per la squadra, altrimenti il rischio è quello di avere uno stadio a norma ma di retrocedere in Serie B”.  Nel suo giorno più bello, quando Capitan Porcari ha sollevato il trofeo Le ali della vittoria, abbiamo detto addio al Cabassi… E poco importa se la prima squadra e le giovanili continueranno ad allenarsi (forse) alla Corte dei Pio. Ciò che resta è una incontrovertibile verità: i nostri amministratori non scommettono sullo sport di serie A. Stadio, palazzetto… Carpi non ha strutture consone alla massima serie. Lo sport usato come strumento di marketing territoriale, nonché come volano economico, resta un’utopia. Non per tutti però. Modena, infatti, se ne è accorta e ci ha soffiato il prelibato bocconcino da sotto il naso. E a noi cosa resta? Un comune che continuerà a versare 90mila dei nostri euro a una società che non porterà a Carpi l’emozione, l’adrenalina e il grande e copioso pubblico della Serie A. Ah, dimenticavo, e uno stadio vecchio, obsoleto e destinato a una progressiva decadenza, neppure a norma per la Serie B… sul quale, ovviamente, l’ente pubblico carpigiano non ha intenzione di investire risorse. Il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, “cortesemente invitato” da Muzzarelli alla trattativa modenese assicura: “sul Cabassi la società ci ha chiesto di continuare a esplorare ogni strada possibile. Per noi la partita non è chiusa: lo stadio rimane un elemento di riflessione”.  Addio Cabassi, con te se ne vanno onore, visibilità e lustro… e sulla nostra città si spegneranno ancora una volta le luci della ribalta. Quelle che si sono accese solo per la scalata di questo Carpi dei miracoli al quale dedichiamo un ampio speciale allegato a questo numero di Tempo.
Jessica Bianchi
 

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