Con la maglia rosa già al sicuro da molti km, il Carpi finisce il suo giro d’Italia perdendo al Renato Curi, uno stadio che si prepara a vivere dei grandi playoff. Il Perugia strappa il ticket confermandosi in ottima salute. Forse è la più in forma del lotto. Ha stravinto in partenza per manifesta superiorità di condizione e urgenza. Ha chiuso il risultato subito, non la partita perché poi Castori ha aggiustato i suoi, ottenuto da loro un buon secondo tempo e discrete risposte di personalità dalle seconde linee (Inglese, Sabbione, e i debuttanti assoluti Torelli e Pugliese).
Della stagione più grande di sempre restano adesso 90’ per le statistiche e un paio di significati per inchiostrare l’ultima pagina di Storia. Sarà questo il menu del Venerdì di gala, la notte sulle Ali della Vittoria. Porcari e compagni sono chiamati a difendere la miglior difesa (se non subiranno gol eguaglieranno il record assoluto). E poi a sollevare la Coppa. E i carpigiani balleranno con loro l’ultimo tango al Cabassi. Rimane da capire se sarà un arrivederci o un addio. La certezza è che la serie A non abiterà qui il prossimo anno. Questo è, in estrema sintesi, il sugo della lunga nota ufficiale diramata poche ore fa da via Marx che riportiamo in seguito:
“[…] l’Amministrazione comunale e il Carpi F.C. 1909 hanno considerato alcune possibili soluzioni: escluso sin dal primo momento lo stadio modulare in affitto, costoso e che non garantirebbe una continuità di progetto neanche in eventuali categorie inferiori, sono stati valutati l’allungamento e l’adeguamento della convenzione di gestione in essere oppure il pagamento di un affitto da parte del Carpi per disputare le gare nel proprio stadio. Soluzioni che garantirebbero la sostenibilità dell’operazione dal punto di vista economico ma non da quello finanziario, con l’investimento iniziale che andrebbe a gravare immediatamente sul bilancio, sia esso comunale piuttosto che della Società sportiva. In ultimo, l’Amministrazione ha proposto la cessione alla Società sportiva del diritto di superficie dello stadio stesso”. E infine, dopo il riassunto tutti i passi del negoziato, arriva la conclusione che lascia aperta una piccola finestra sul futuro, ma chiude ogni discorso sul presente. Una soluzione in termini utili non c’è. Eventualmente, se ne riparlerà: “La soluzione richiede percorsi tecnici e amministrativi propri della pubblica amministrazione, con tempi e modi incompatibili con le imminenti necessità tecniche e regolamentari della Società Sportiva al fine di far fronte alle richieste della Figc in tema di licenze nazionali e criteri infrastrutturali. Condizione, quest’ultima, necessaria e fondamentale per completare l’iscrizione al campionato di Serie A nei tempi e nei modi previsti dal regolamento. Tuttavia, il confronto con l’Amministrazione comunale – che si è resa da subito disponibile – prosegue nell’ottica di valutare progetti di adeguamento dello Stadio Cabassi proposti dalla Società unitamente a percorsi nuovi per la sostenibilità di un progetto volto a dotare Carpi di strutture adeguate ai vertici dello sport nazionale. Uno stadio in città, concordano Carpi Fc 1909 e Comune, è un intervento di straordinaria rilevanza per la comunità e porterebbe evidenti benefici sul territorio”.
Non essendoci più tempo da perdere, dunque, le parti in causa ne prendono. Entrambe rimandano perché nessuna delle due si assume il rischio delle garanzie: lo stallo è chiaro e irremovibile. Vedremo nei prossimi mesi se del tutto, o in parte. L’effetto che produce nell’immediato, comunque, è una sconfitta palese. Perché l’opportunità del grande calcio che sfuma non è un pareggio e non è gratis. Ci perdiamo sportivamente ed economicamente tutti noi. Certo, finanziariamente, non saremo più esposti. Ma il nostro tessuto connettivo, la nostra comunità e la socialità che la irrora, si scoprirà più debole. E questa è una conseguenza che non ha prezzo per quanto c’impoverisce.
Enrico Gualtieri