La promessa è quella di tornare a garantire soddisfazioni per gli azionisti. Il 2014 si è chiuso con un utile netto di trenta milioni di euro e la Bper ha proseguito il processo di rafforzamento e consolidamento patrimoniale. “E’ stato l’anno – ricorda l’amministratore delegato Alessandro Vandelli – dell’aumento di capitale di 750 milioni e del Comprehensive Assessment, l’esame della Banca centrale europea, da cui siamo usciti molto bene: siamo pronti ora a riprendere un cammino verso la redditività che caratterizzerà i prossimi tre anni. Noi – prosegue l’ad di Bper – miriamo a raggiungere al 2017 una redditività del capitale tangibile del 9% con un utile che speriamo raggiunga i 400 milioni di euro in modo da permetterci di tornare a una politica di dividendi che premi i nostri soci, i quali ci hanno sempre sostenuto”.
Per crescere sul fronte dei ricavi, Bper punta sulla raccolta indiretta guidata, in particolare, dalla componente commissionale correlata e sulla razionalizzazione dei costi con 130 chiusure di filiali e l’uscita di 581 lavoratori in massima parte mediante prepensionamenti. La doppia presentazione del Piano 2015-2017 a Milano e a Modena è l’occasione per commentare la riforma che ha spiazzato le banche popolari intenzionate a chiedere al Governo di rivedere parzialmente il decreto. La preoccupazione è quella di resistere a eventuali scalate dall’esterno anche dopo la trasformazione in società per azioni.
“In primo luogo – è il commento di Vandelli – ricordiamo ciò che le banche popolari hanno fatto in questi anni: sono state un soggetto fondamentale per sostenere l’economia, le imprese e le famiglie. Sono diventate banche importanti nonostante la forma cooperativa, sono presenti sui mercati finanziari e sui mercati monetari e spesso sono quotate in borsa”.
Per Vandelli, “difficilmente si tornerà indietro ma spero si possa trovare qualche elemento di attenuazione di un impatto che è molto significativo anche perché abbiamo tutti la necessità di dare stabilità: non possiamo permetterci di non avere una base solida di soci che sostenga e dia continuità alla governance della banca”. Per Bper la trasformazione delle banche popolari in spa potrebbe creare problemi alla “stabilità” degli istituti coinvolti nella riforma. “L’idea di un cap (tetto, ndr) al voto è una ma non l’unica. Spero sia possibile trovare una soluzione – ha aggiunto Vandelli – e si trovi un punto di equilibrio tra l’idea del Governo e il mantenimento di alcune caratteristiche di public company”, tipiche delle popolari.
S.G.