“L’indagine è partita – spiega il capitano Vito Massimiliano Grimaldi, al vertice della Compagnia dei Carabinieri di Carpi – a giugno scorso quando, nel corso di un controllo antidroga furono rinvenute in un’abitazione modiche quantità di testosterone. Da lì siamo risaliti alla rete di traffici illeciti di anabolizzanti sequestrando complessivamente duecento flaconi a base di testosterone, stanozololo e nandrolone, tutte sostanze la cui pericolosità per la salute umana è notoriamente conosciuta”. Non ci sono notizie di precedenti simili a Carpi e, nonostante si sospetti che l’uso di anabolizzanti sia molto diffuso, quest’operazione rappresenta per il Comando dei Carabinieri un nuovo filone investigativo.
La tentazione di conservare il muscolo scolpito è forte ma, purtroppo, non è un diamante e l’effetto ‘per sempre’ non funziona: con l’età il corpo avvizzisce e, in chi ha esagerato da giovane, l’effetto ‘prugna secca’ è più evidente. Eppure c’è chi ancora approfitta della via breve anche se i pericoli per la salute sono noti. “Può capitare che l’alto dosaggio di sostanze, usate in medicina in dosi inferiori, aumenti gli effetti collaterali: chi ne abusa mette in preventivo la possibilità di subire alcuni danni gravi” avverte Gustavo Savino, specialista in Medicina dello Sport e Farmacologia clinica. La lista delle conseguenze indotte da queste sostanze dopanti non è particolarmente gradevole ma, nonostante il lungo elenco di rischi, il fenomeno resta costante nel tempo. Operazione Hulk, Flebo, Hercules: sono alcuni dei nomi delle principali attività investigative portate a termine a partire dagli Anni ’90 dai Carabinieri del Nas. Il dottor Savino è stato consulente esterno in occasione dell’operazione Titano nel 2004, la più importante e recente delle operazioni antidoping in Emilia Romagna, e ribadisce quanto sia difficile far emergere il sommerso. Piccoli passi avanti però sono stati progressivamente fatti: “da quando, per esempio, il nandrolone, uno dei più utilizzati, da sostanza dopante è stato classificato stupefacente – sottolinea – è stato più semplice procedere per chi lavora al contrasto del doping”. Negli ultimi dieci anni il fenomeno è dunque stabile anche se la Rete ha influito sui quantitativi. “C’è un mercato sotterraneo – racconta il dottor Savino – che si rifornisce nei laboratori dell’Est e della Cina importando farmaci prodotti illegalmente. Non si tratta di carichi destinati alle farmacie, quelli che vengono dirottati per alimentare il commercio illegale. Questi anabolizzanti sono ancor più pericolosi perché fabbricati in laboratori clandestini: gli eccipienti, per fare un esempio, potrebbero contenere contaminanti”.
Internet oggi muove ordinativi di piccole dimensioni difficili da intercettare. “La nostra attenzione – conferma il dottor Savino – deve essere rivolta a chi pratica sport a livello professionistico ma anche alle migliaia di amatori”, quelli che alle pedalate popolari sono disposti a tutto pur di arrivare davanti. Lì, il fenomeno del doping è fuori controllo.
I quattro indagati a Carpi sono un 22enne moldavo, arrestato in flagranza a luglio scorso, e tre italiani di età compresa tra i 30 e i 40 anni, residenti tra Carpi e Modena: “non solo vendevano tra di loro gli anabolizzanti – spiega il capitano Grimaldi – ma soprattutto rifornivano una decina di altri sportivi. Tutti, arrestati e clienti, sono ovviamente frequentatori di palestre locali”, che però sono risultate estranee al traffico.
Sara Gelli