PUASS: una sfida al femminile

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Sono perlopiù le donne a popolare il complesso mondo della cura. A farsi carico della sofferenza e dei bisogni dell’altro. Non sfugge a questa tendenza nemmeno il Punto unico di accesso socio sanitario (PUASS) del distretto di Carpi. Una modalità organizzativa innovativa ed efficace, rivolta alle persone in condizione di disagio derivato da problemi di salute e da fragilità di carattere sociale, composta da un’équipe stabile e dedicata; una squadra tutta al femminile composta dalla coordinatrice Vilma Culpo, dalle assistenti sociali Chiara Raimondi e Adelaide Romano e dalle infermiere Nazzarena Pellacani e Rossella Pellacani. Donne che, quotidianamente, svolgono una complessa attività di orientamento dell’utenza, di valutazione delle situazioni e di attivazione di servizi e percorsi assistenziali di natura sanitaria e sociale, garantendo anche la necessaria integrazione degli interventi. Nato in punta di piedi nella primavera del 2011, su sollecitazione dell’azienda sanitaria, il PUASS di Carpi si occupa prevalentemente  “di dimissioni protette dei pazienti dall’ospedale, ovvero di quelle persone, segnalateci dai vari reparti ospedalieri che, pur essendo dimissibili, necessitano ancora di cure e aiuto”, spiega Vilma Culpo. “Il nostro obiettivo primario – prosegue – è sempre quello di supportare la domiciliarità”. Fiore all’occhiello del servizio è il Progetto Oss, “uno strumento che si è rivelato estremamente efficace per facilitare il rientro del paziente al proprio domicilio. I nostri due operatori socio sanitari (finanziati dal Fondo regionale per la non autosufficienza) costituiscono una risorsa preziosa per le famiglie, le quali possono essere addestrate per imparare a prendersi cura del proprio caro. La loro presenza può anticipare l’attivazione del Servizio di Assistenza Domiciliare del Comune di Carpi”.
Un asso nella manica che ha anche il merito di “non far sentire sole e abbandonate a se stesse le famiglie”, aggiunge Chiara Raimondi. Il PUASS garantisce continuità assistenziale a tutti i cittadini e pari opportunità di accoglienza alla rete dei servizi socio-sanitari integrati, assicurando una risposta tempestiva e appropriata. “Dalla dimissione alla successiva sistemazione finale, sia questa il domicilio o altre soluzioni, come i progetti residenziali temporanei, noi prendiamo precocemente in carico i pazienti e, per ciascuno di loro – sottolinea Vilma Culpo – costruiamo un progetto personalizzato. Ogni dimissione è un caso a sé, non esistono regole auree generali. Ogni persona ha esigenze diverse: il PUASS è come una rotonda nella quale il paziente entra per poi essere indirizzato ad hoc sulla base delle sue necessità”. Ma come funziona esattamente il servizio? “Le persone a rischio di dimissioni difficili – spiega Nazzarena Pellacani – ci vengono segnalate direttamente dal reparto attraverso apposite schede (BRASS). Dopodiché un infermiere e un assistente sociale si recano in reparto per fare una valutazione del malato, parlare col medico e fissare dei colloqui con i familiari per approntare insieme il percorso di assistenza post ospedaliero e cercando di orientarli, laddove sia possibile, all’opzione della presa in carico dell’assistito al domicilio. Se la salute del paziente è fortemente compromessa e il bisogno si rivela particolarmente complesso allora richiediamo l’intervento dell’Unità di Valutazione Multidimesionale (UVM): alla presenza di un geriatra o di un medico di riferimento e alla famiglia, vengono vagliate quali opportunità praticare”.  La maggior parte dei pazienti presi in carico dal servizio sono anziani, portatori di handicap, adulti con disabilità acquisita a seguito di incidenti o ictus, malati psichiatrici e tossicodipendenti: fragili che non sempre trovano servizi adeguati alle loro esigenze sul nostro territorio subito dopo la dimissione ospedaliera. Le strutture accreditate presso le quali il PUASS attualmente può attivare progetti temporanei sono spesso e purtroppo fuori Carpi.  Così come è nota, in città, la carenza cronica e annosa di posti letto in strutture per anziani. “Reciprocamente migliorabile – conclude Nazzarena Pellacani – anche il rapporto di collaborazione con alcuni reparti specialistici del Ramazzini, le cui veloci tempistiche spesso non coincidono con il nostro lavoro”. Per dare il via alla dimissione infatti, spiega Chiara Raimondi, occorrono tempo e accuratezza. “I colloqui coi famigliari ci consentono di comprendere come questi abbiano retto al ricovero, di indagare il contesto in cui vive il malato, di conoscerne le possibilità economiche e, soprattutto, quali siano le intenzioni della famiglia. Illustriamo poi le risorse disponibili sul territorio  e proponiamo il percorso più idoneo. Ci interfacciamo anche con i Servizi Sociali dell’Unione delle Terre d’Argine per sapere se il paziente usufruisce già di determinati servizi e se è conosciuto, in un proficuo e reciproco scambio di informazioni: una collaborazione che consente interventi integrati e a tutto tondo anche grazie alla compilazione delle cosiddette schede sociali nelle quali si riassume la storia personale e clinica di ciascun paziente. Siamo inoltre vicini alle famiglie per orientarli nella burocrazia: dal disbrigo delle pratiche relative alla richiesta di invalidità a quelle inerenti il tema dell’amministrazione di sostegno…”.  Vero anello di congiunzione tra ospedale e territorio, il PUASS è una risorsa preziosa e da non sottovalutare. A fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, del depauperamento costante del nostro nosocomio e di risorse pubbliche sempre più scarse, il tema della domiciliarità diventa sempre più urgente e imprescindibile. Saprà il territorio farsi carico dei propri anziani e dei propri malati cronici? E’ certamente questa la sfida socio sanitaria del futuro. “Accanto a maggiori investimenti tesi, ad esempio, a implementare il numero di Oss che lavorano con noi – conclude Vilma Culpo – credo sia poi fondamentale promuovere una cultura della cura. Re-insegnare a famiglie sempre più disgregate e dai ritmi di vita assillanti a farsi carico dei propri cari è quanto mai urgente”.
Jessica Bianchi