Fondazione: un passo indietro?

0
326

Il Fondo Straordinario Anticrisi ha fatto il suo tempo e, molto probabilmente, cambierà volto, soggetti e, soprattutto, “peso”. Evidente la volontà espressa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e dagli amministratori dell’Unione delle Terre d’Argine di voltare pagina e rivedere gli indirizzi delle politiche sociali. A fronte di una crisi ormai strutturale e dalle tinte drammatiche, si rende necessaria una revisione: “il Fondo Anticrisi venne concepito per aiutare a traghettare i cittadini più colpiti durante la crisi occupazionale, la quale, cinque anni dopo il varo di questo sostegno, permane e in forme ancora più pressanti. Occorre pertanto uscire dall’emergenzialità e dall’eccezionalità e ragionare, insieme alle istituzioni, su interventi sostenibili nel lungo periodo. In questo senso, il bando 2014 ha rappresentato una fase transitoria, oltre allo stanziamento delle risorse ha fornito una mappatura capillare dei fabbisogni espressi dal territorio, utile per strutturare ragionamenti volti a ottimizzare le risorse ed elevare l’efficacia degli aiuti”, ha dichiarato il presidente della Fondazione, Giuseppe Schena. Sinora, l’ente ha fatto la parte del leone nello stanziamento del fondo – quest’anno la Fondazione ha messo a disposizione 900mila euro, contro i 150mila dell’Unione – la sua “annunciata” dipartita sarà sinonimo di latitanza? “Stiamo lavorando alla stesura del nostro documento programmatico – assicura Schena – per cercare di capire quali risorse potremo mettere a disposizione del territorio; naturalmente una parte rilevante sarà destinata al settore sociale e a quello socio-assistenziale. Non ci sottrarremo nel rispondere ai bisogni dei cittadini”. Bisogni sempre più pressanti, la cui mole, prosegue il sindaco di Soliera Roberto Solomita, “ci obbliga a interrogarci su come continuare a dare risposte efficaci”. Il bando 2014 ha previsto la canalizzazione degli aiuti. I contributi non sono stati consegnati alle famiglie ma si è provveduto a pagare direttamente prodotti e forniture, da queste indicate, tra le categorie previste dal bando. Una modalità che ha consentito un maggior controllo sugli aiuti erogati e una mappatura dettagliata dei fabbisogni espressi, dalla quale risulta che le richieste si concentrano sul pagamento delle spese condominiali (31%), delle utenze del gas (26,4%), degli alimentari (12,6%) e delle rette dei servizi scolastici (7,2%). Le altre categorie previste (spese mediche, formazione professionale, rette servizi anziani) risultano invece residuali. “Il Fondo anticrisi è diventato uno strumento sistemico del nostro welfare ma, per aiutare una fascia di popolazione sempre più grigia, è necessario ritarare i nostri strumenti”, spiega il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli. “L’obiettivo a cui tenderemo sarà quello di canalizzare ogni risorsa erogata per continuare ad avere una fotografia aggiornata del bisogno ed essere certi del buon fine dell’aiuto”, ha aggiunto Daniela Depietri, assessore alle Politiche Sociali di Carpi. Tra un mese, Unione e singoli Comuni saranno chiamati a discutere di bilanci: solo allora si potrà conoscere l’entità delle risorse economiche messe in campo dagli enti locali anche grazie ai fondi regionali. Una cosa è certa, “il Bando anticrisi sarà sempre più a carico degli enti locali”, ammette Solomita. Speriamo che la coperta, sempre più corta, non lasci scoperti troppi piedi.
Jessica Bianchi
 
I beneficiari
Le famiglie che hanno beneficiato di un sostegno al pagamento delle spese sono state 1.040: 744 a Carpi (769.000 euro), 164 a Soliera (172.000 euro) e 132 a Novi di Modena (109.000 euro). Il 52,3% dei contributi è andato a cittadini italiani, con un aumento di circa 7 punti percentuali rispetto agli anni precedenti. La maggior parte delle richieste riguarda famiglie con figli a carico (71%). L’età dei richiedenti si concentra nelle fasce di età tra 41 e i 50 anni (37,8%) e tra i 31 e i 40 anni (27,5%), che da sole coprono oltre il 65% delle richieste. Significativa è anche la fascia di età 51-60 anni con un 19,4%. Il 65,9% delle domande idonee è pervenuto da nuclei con un Isee  inferiore ai 7.500 euro: “un dato quest’ultimo, davvero preoccupante, a cui occorre dare risposte concrete”, ha concluso il sindaco Bellelli. “Occorre imparare a spendere i soldi – ha chiosato il presidente Schena – ci sono esigenze che vengono prima di altre”.