Cassazione: pakistana lapidata, ergastolo al marito

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Confermata, dalla Cassazione, la condanna all’ergastolo per Butt Amhad Khan, il pakistano di 55 anni che il 3 ottobre del 2010, a Novi di Modena, ha ucciso a pietrate la moglie Shanhaz Begum, ‘colpevole’ di essersi opposta alle nozze combinate della figlia ventenne con un anziano parente. I supremi giudici della prima sezione penale, con questa decisione emessa al termine dell’udienza svoltasi ieri, hanno respinto la richiesta di concedere all’imputato uno sconto di pena con la concessione di aver agito seguendo i dettami della sua cultura che recepisce come una provocazione la ‘ribellione’ alle scelte del capofamiglia.
Era stato il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Iacoviello, a chiedere la concessione dell’attenuante della provocazione. Un punto di vista che aveva suscitato la piena contrarietà dell’avvocato dello Stato Carlo Maria Pisana. L’avvocatura erariale si era costituita in giudizio, in questo procedimento, su sollecitazione del ministero delle Pari opportunità per tutelare il diritto alla libertà, all’uguaglianza e all’autodeterminazione delle donne immigrate senza nulla concedere a chi invoca di considerare il retaggio della cultura islamica: "i motivi religiosi non c’entrano niente in questo omicidio – ha sostenuto Pisana – dal momento che sia l’imam di Novi che quello di Carpi avevano chiesto a Butt di non usare la violenza contro la moglie. Il problema è quello dell’arretratezza dei valori delle società di provenienza". I supremi giudici della prima sezione penale hanno invece accolto la richiesta di far valutare nuovamente, dalla corte di appello di Bologna, la possibilità di concedere una pena più mite a Butt Umair Amhad, il giovane figlio della coppia condannato a venti anni di reclusione per aver ridotto quasi in fin di vita la sorella ‘ribelle’ Nosheen. Gli potrebbe essere concessa l’attenuante di aver agito sotto il condizionamento paterno. Mentre il padre colpiva con le pietre la madre, Umair separava Nosheen dalla donna e la picchiava selvaggiamente con un bastone di metallo. Il verdetto di condanna era stato emesso dalla Corte di assise di appello di Bologna, il 23 maggio 2013. L’avvocato dello Stato Pisana ha accolto positivamente la decisione della suprema corte che potrà servire a evitare o a ridurre il verificarsi di casi del genere.