Novi non risorge!

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La ricostruzione post sisma nel Comune di Novi di Modena non decolla. Ancora tanti i cantieri aperti, troppe le macerie abbandonate. E’ questa l’impressione che si riceve facendo una passeggiata in un centro ancora ostaggio di una catastrofe che nessuno si aspettava e ha trovato tutti impreparati. Soprattutto lo Stato. Il sindaco di Novi, Luisa Turci, non ci sta a incassare critiche e polemiche spesso, dice, “fini a se stesse”.
Sindaco, in tanti sono convinti che a Novi la ricostruzione sia particolarmente lenta e faticosa. E’ così?
“Vorrei sapere su quali dati confrontabili si basa chi dice che stiamo andando a rilento. In Italia, ancora oggi, non esiste una legge quadro in materia di grandi calamità quindi non abbiamo procedure, dati, normative alle quali fare riferimento, nemmeno modelli collaudati su tempi e modi per la ricostruzione. Il commissario, Vasco Errani, si è trovato costretto a riempire un vuoto normativo pesantissimo, nonostante le continue emergenze che stanno interessando e colpendo l’Emilia.  E’ troppo facile fare polemica senza conoscere i fatti. Subito dopo la notizia delle due ordinanze emanate da Errani per supportare la rinascita dei centri storici, c’è chi ha puntato il dito sui tempi dicendo che tali misure sono arrivate tardi, a due anni dal sisma. In realtà occorre tener presente due aspetti importantissimi: innanzitutto tali ordinanze nascono dalle esigenze che sono state espresse e manifestate dal territorio, il commissario le ha discusse con i sindaci e recepite, e poi dobbiamo ricordare che nei comuni del cratere tutto è rimasto fermo fino a marzo 2013, non per colpa dei sindaci o della Regione ma perché lo Stato aveva garantito solo una copertura dell’80% dei danni subiti. Quindi fino a quel momento ha iniziato a ricostruire solo chi aveva i soldi. Solo quando abbiamo ottenuto il 100% del contributo è davvero iniziata la ricostruzione. Se lo Stato non ci dà i fondi, noi cosa possiamo fare? Non esiste un fondo nazionale per le catastrofi naturali. Le due ordinanze, ovviamente perfettibili, rappresentano per i cittadini un’opportunità molto importante poiché consentono di recuperare gli immobili nei centri storici che altrimenti rimarrebbero abbandonati. E al tempo stesso favoriscono la rivitalizzazione e la riqualificazione del centro storico. A Novi un caso emblematico è lo stabile conosciuto come Mocambo, da anni inutilizzato: i proprietari si sono fatti vivi, interessati a demolire la struttura per ricostruire un immobile a uso residenziale. Grazie a queste ordinanze riceveranno un contributo in base alla durata dell’affitto a canone concordato”.
In queste misure è prevista per gli immobili danneggiati gravemente anche la possibilità di delocalizzare. Cosa significa?
“I cittadini possono chiedere, in determinati casi, la possibilità di costruire in un’altra area la propria abitazione, Ovviamente la nuova ubicazione sarà decisa dal Comune con un occhio di riguardo nei confronti del problema del consumo del territorio”.
 La Regione ha stanziato con tali ordinanze 11 milioni di euro, a disposizione dei Comuni del cratere. Si sa già in che modo saranno ripartiti tra i vari Comuni?
“Non ancora. Dipende dalle richieste che arriveranno dal territorio. Alla Regione abbiamo comunicato solo i casi più eclatanti. Se si considera tutta l’area emiliana interessata dal sisma del 2012, 11 milioni di euro non sono una cifra esorbitante”.
I Map a Rovereto e a Novi ospitano ancora delle famiglie. Quando saranno rimossi?
“A Rovereto il Comune ha acquistato 14 appartamenti in una palazzina di nuova costruzione in via 4 Novembre e lì sono state sistemate alcune famiglie che prima vivevano nei moduli abitativi.  Non sappiamo con esattezza quando riusciremo a rimuoverli tutti, ma il termine stabilito dalla Regione è di cinque anni. Il nostro auspicio è che nel nostro Comune tutte le famiglie riescano a uscire prima”.
La Torre di Novi è ancora come allora. L’unico cambiamento è che sulle macerie, abbandonate, è cresciuta l’erba. Perchè?
“Purtroppo non dipende da noi. L’Amministrazione Comunale non può fare nulla senza l’ok da parte della Sovrintendenza.
Il grosso problema è che la struttura della Torre, che è un falso storico, è tuttora pericolosissima. Le macerie infatti sono ancora tutte all’interno e l’intera struttura potrebbe crollare da un momento all’altro. La soluzione ideale sarebbe demolire anche i ruderi rimasti e poi ricostruire una nuova torre”.
Federica Boccaletti
 

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