Un ragazzino di undici anni in via Berengario mentre rientrava da solo domenica pomeriggio è stato fermato da un coetaneo che gli ha intimato: “dammi quello che hai!”. “Non ho niente” ha risposto l’undicenne che ha suonato il campanello di casa mentre l’altro fuggiva via. Peggio è andata al quattordicenne pestato lunedì sera intorno alle 20 nei giardini dietro al Teatro Comunale: tre ragazzi di nazionalità straniera, pakistani secondo la descrizione fornita dal giovanissimo, lo hanno circondato e aggredito per impossessarsi della sua bicicletta. Si ipotizza che possano essere gli stessi che hanno strappato l’Iphone a un altro minorenne sabato sera in via Bellentanina. Episodi che da sempre si verificano e oggi vengono catalogati alla voce ‘bullismo’: si tratta di microcriminalità diffusa che preoccupa parecchio le famiglie, tentate di rinunciare all’autonomia, cui aspirano i ragazzi di questa età, con l’intento di evitare loro momenti di sofferenza e traumi. Uscire di casa non può e non deve diventare un incubo, purtroppo però questi spiacevoli incontri sono del tutto casuali. “E’ anche un bene che mio figlio – ci dice la mamma – capisca che non è tutto rose e fiori quando si risolve tutto in poco, ma ora è un po’ scosso”. Una città amica dei bambini e delle bambine, lo deve essere anche dei ragazzini e delle ragazzine, permettendo loro di potersi muovere in autonomia, a piedi e in bicicletta, senza correre grandi rischi. Invece, troppo spesso, i genitori devono essere rassicurati sul fatto che ci sia almeno un amico, che non sia troppo buio, che il tragitto non sia troppo lungo, che non ci siano luoghi di ambigua frequentazione sulla strada… Finché tutto si risolve in poco, per i ragazzi è una lezione di vita, purtroppo un pestaggio rappresenta un vero e proprio trauma.
Sara Gelli