“Anche se il Principe Azzurro e la Principessa Rosa non esistono, l’amore dura per sempre. Potrebbe sembrare una contraddizione, se non fosse che l’amore non coincide con la durata di una relazione: anche una volta lasciato il nostro partner, se davvero lo abbiamo amato, l’amore per lui durerà fino alla fine dei nostri giorni, poiché inevitabilmente ci porteremo dentro i cambiamenti che quel sentimento ha provocato in noi”. E’ con questa considerazione che la filosofa Michela Marzano ha incantato, lo scorso sabato, la platea della Biblioteca Loria, accorsa in massa ad ascoltare la presentazione del suo ultimo saggio L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore, primo dei quattro appuntamenti della rassegna I libri di San Rocco, organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e San Rocco Arte & Cultura in collaborazione con Biblioteca, Anioc, Cefac e Libreria Mondadori, col patrocinio del Comune. Intervistata dal giornalista di Radio Bruno, Pierluigi Senatore, la docente dell’Università di Parigi ha sviscerato le dinamiche di un sentimento la cui definizione è, per antonomasia, complessa e sfuggente: “un sentimento che fa sì che si possa attraversare insieme, piuttosto che colmare, il vuoto di cui siamo fatti, quel qualcosa che manca e sempre ci mancherà, che è il marchio di fabbrica, la caratteristica stessa della condizione umana”. Ma accanto all’amore tra uomo e donna vi è anche quello tra genitori e figli: “il problema è la confusione dei ruoli, quando i padri o le madri fanno occupare ai figli un ruolo che non compete loro. Poche cose sono infatti nefaste per l’autonomia di un figlio come la frase Nessuno ti amerà mai come la tua mamma. Certo i genitori sono fondamentali per incoraggiare i figli, riconoscendoli in quanto soggetti, ma affinché ciò avvenga occorre che i figli siano qualcosa d’altro rispetto ai genitori, che appartengano a un piano differente. Solo così potranno diventare realmente soggetti”. La Marzano parla poi di violenza di genere: “la violenza sulle donne nulla ha a che fare con l’eccesso d’amore, anzi nè è la negazione. Perché se l’amore è il riconoscimento dell’altro come soggetto dotato di volontà, desideri e aspirazioni, nel gesto violento vi è la cancellazione dell’autonomia dell’altro, la sua riduzione a oggetto di nostra proprietà”. Altro punto nevralgico dell’argomentazione della Marzano è la differenza tra indipendenza e autonomia: “viviamo in una società che predica come un mantra l’indipendenza da tutto e da tutti, l’individualismo assoluto. Ma questo, oltre a essere un problema per la tenuta di una comunità, è anche un inganno. La strada per l’indipendenza totale porta con sé il rifiuto dell’amore, in quanto portatore di una dipendenza vista come foriera di rischi, di pericoli. Occorrerebbe insegnare alle persone a intraprendere un percorso per diventare soggetti autonomi, in grado di ‘tenersi su’ pur nella parziale dipendenza dall’amato. In tal modo, se una storia finisce, il dolore sarà tanto, ma il mondo non crollerà”.