Scalifici in crisi: il Governo ci aiuti

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Crisi, pressione fiscale alle stelle, terremoto, ricostruzione lenta e difficile. Il periodo per le piccole e medie imprese del cratere sismico è tutt’altro che roseo.
A Rovereto, dove larga parte della produzione è legata alla maglieria, sono varie le aziende che, nell’ultimo periodo, hanno cessato la propria attività e lo stesso si può dire per Novi, dove sta chiudendo anche  Frama, storica azienda che produce tende da sole e pergole, con una cinquantina di dipendenti. Una notizia che ha fatto velocemente il giro del paese, creando sconcerto e preoccupazione. A Novi inoltre è da qualche anno che il settore degli scalifici è in grande affanno.
“Le cause – commenta Lorena Gasperi, direttore Cna di Novi e Rovereto – sono da ricercare nella crisi dell’edilizia. Alla fine dello scorso anno c’è stato qualche timido segnale di ripresa, grazie soprattutto al mercato estero. Quello nazionale invece è completamente fermo. Numerosi gli scalifici che, pur riuscendo a sopravvivere, hanno dovuto ridimensionare il personale. Prima del terremoto abbiamo cercato di creare una rete per promuovere l’internazionalizzazione e l’export ma poi, dal momento che richiedeva investimenti troppo alti, il progetto si è arenato.  Dallo scorso ottobre gli scalifici novesi stanno cercando di organizzare un gruppo di acquisti, ovvero di unirsi per l’acquisto di materiale o energie, come il carburante, nel tentativo di abbattere i costi. Ma la situazione è di grande difficoltà.  Il terremoto ha acuito problemi che però c’erano già. Nel Comune di Novi – prosegue Gasperi – si registra purtroppo una mortalità di imprese più alta rispetto a quelle che si iscrivono alla Camera di Commercio, soprattutto nel 2012, anno del sisma. Bisogna inoltre considerare che tante nuove imprese sono per lo più partite iva,costituite da persone disoccupate o in cassa integrazione che provano a guadagnare qualcosa, mettendo a frutto la propria professionalità. Il nostro obiettivo è di aiutare queste persone a fare impresa, senza limitarsi a essere soltanto imprenditori di se stessi”.
“Tra i problemi più gravi  – aggiunge Barbara Bulgarelli, direttore Cna dell’Area Terre d’Argine –  vi sono l’accesso al credito e la forte pressione fiscale, anche locale. Per questo è sempre più difficile avviare nuove attività e quelle esistenti sempre più spesso delocalizzano la produzione. Per non parlare poi delle difficoltà sorte a seguito del terremoto perchè gli aiuti arrivano con grande lentezza. Noi abbiamo chiesto una fiscalità di vantaggio ma l’unica cosa che abbiamo ottenuto è stata la sospensione delle tasse, che significa semplicemente spostarne in avanti la scadenza, senza considerare quello che questo territorio dà al nostro Paese in termini di prodotto interno lordo. Bisogna poi considerare che tale sospensione non ha riguardato tutti gli imprenditori, ma solo chi, nella propria azienda, ha riportato di fatto danni diretti.
Chiediamo urgentemente risposte concrete del Governo, come dimostra l’altissima adesione alla manifestazione tenutasi nei giorni scorsi a Roma, organizzata da Rete Imprese Italia. Occorre rilanciare al più presto i consumi che significa mettere mano sin da ora alla tassazione sul lavoro per lasciare alla gente più soldi in tasca, ridurre la pressione fiscale e attuare una vera e propria semplificazione burocratica. In ambito locale lo snellimento della burocrazia, che per le aziende si traduce in una diminuzione di costi diretti e indiretti, si può attuare anche attraverso un rafforzamento del ruolo dell’Unione delle Terre d’Argine, per realizzare economie di scala e avviare una parte di semplificazione nell’ottica di un’imminente abolizione delle province. Cna sta lavorando affinché i contributi regionali, statali ed europei non siano rivolti solo alle grandi aziende, ma vengano destinati anche alle medio-piccole imprese, poiché anche queste si occupano in modo significativo di ricerca e sviluppo.  
Vogliamo dare fiducia a questo Governo capitanato da Matteo Renzi: speriamo comprenda l’urgenza di affrontare tali emergenze o si rischia di mettere in ginocchio un settore centrale dell’economia del Paese, soprattutto della nostra regione. Il nostro auspicio è che il neo ministro dello sviluppo economico abbia un occhio di riguardo anche per le piccole-medie imprese, l’artigianato e il commercio e pensi a politiche industriali che tengano conto della vera ossatura produttiva del nostro Paese”.
Federica Boccaletti