Dipendenti che rispondono in malo modo, svogliati o che non si degnano nemmeno di alzare la cornetta del telefono prima del settimo squillo. Altri che forniscono indicazioni lacunose quasi si trattasse di una caccia al tesoro. Finestre spalancate in pieno inverno, tanto paga Pantalone. Essere rimbalzati da un ufficio all’altro per ottenere un documento che richiederebbe cinque minuti… Se almeno una volta nella vita vi è capitato di essere gli involontari protagonisti o testimoni di uno dei summenzionati episodi, il nuovo Codice di comportamento dei dipendenti approvato dalla Giunta Comunale di Carpi dovrebbe interessarvi. Il documento definisce, in 17 pagine, quelli che sono, o almeno dovrebbero essere, i doveri di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che dipendenti e dirigenti comunali sono tenuti a osservare. Gli stessi obblighi non si applicheranno però anche a collaboratori o incaricati e, in futuro, saranno tali anche per le imprese fornitrici di beni o servizi per il Comune. Ma quali sono le regole sancite dal Codice? Se da un lato vi si trovano enunciati principi tanto sacrosanti quanto ovvi, come la parità di trattamento e la non discriminazione di nessun cittadino in base a nazionalità, sesso, origine, religione, convinzioni personali, handicap o inclinazioni sessuali, dall’altro si toccano argomenti che, scontati non sono sempre stati, come la tracciabilità dei processi decisionali, attraverso un adeguato supporto documentale. Degna di nota anche la parte riguardante la prevenzione dei conflitti di interesse, secondo cui “il dipendente deve comunicare al responsabile della struttura in cui opera, entro cinque giorni lavorativi, la propria adesione o appartenenza ad associazioni od organizzazioni che svolgono attività riconducibili agli ambiti di competenza della struttura/servizio di appartenenza” e, ove si ravvisassero conflitti, può verificarsi l’obbligo di astensione e l’affidamento delle attività a un altro dipendente. Ogni lavoratore deve poi “astenersi dal chiedere agli amministratori o a concessionari e gestori di pubblici servizi l’esecuzione di qualsiasi atto da cui possa derivargli un vantaggio personale diretto o indiretto”. Il Codice si pronuncia anche sui regali che è possibile accettare, ovvero soltanto se di modico valore (inferiore a 150 euro). Nel rispondere al telefono, poi, il dipendente “è tenuto a indicare il proprio nome o quello del proprio servizio”. Punto interessante, nell’era della comunicazione web, è quello che riguarda le e-mail: “il dipendente non può utilizzare la posta elettronica per motivi diversi da quelli di servizio” e non può accedere ai Social network in orario e dal luogo di lavoro. Come si possa controllare effettivamente l’osservanza di tali regole, considerando che per ‘nascondere’ il proprio operato su Internet basta un clic è, però, tutt’altra questione. Il divieto di utilizzare i propri spazi virtuali personali non si limita al periodo tra il timbro del cartellino in entrata e quello in uscita, il Codice infatti fornisce indicazioni anche per la sfera privata. Un lavoratore, identificato come dipendente pubblico, deve impegnarsi a “mantenere un comportamento corretto, astenendosi dal discutere di problemi di lavoro o di tematiche che attengono l’attività dell’Ente”. E’ proprio un passaggio simile a questo che, nella Parma amministrata dal sindaco penta stellato Federico Pizzarotti, ha destato aspre polemiche. Si potrebbe infatti sostenere che un dipendente pubblico sia prima di tutto un cittadino e, come tale, abbia il diritto di esprimere, nel tempo libero, le proprie opinioni anche in merito all’attività dell’Ente per il quale opera. Il Codice di comportamento si conclude poi con disposizioni particolari in carico ai dirigenti dell’ente e indica le sanzioni previste in caso di violazioni dall’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari.
Marcello Marchesini