La società En.Cor srl è fallita. A siglarne l’ufficialità è stato il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Reggio Emilia, il giudice Rosaria Savastano, lo scorso 24 gennaio. “Anche se era ampiamente prevedibile, avremmo preferito sbagliarci. Questa sentenza non ci riempie di soddisfazione, bensì di sconforto e indignazione. Ora il danno per la nostra città è certificato”. Commenta così il Comitato Via la nebbia di Correggio il crac dell’ex municipalizzata. I terreni e gli altri valori che il Comune ha ceduto “gratuitamente a En.Cor (per un valore di circa 5 milioni di euro) sono irrimediabilmente persi. Ricordiamo che la cessione di gran parte di tali aree – per un valore di 3,6 milioni – è avvenuta nel dicembre 2012, quando En.Cor, seppur pubblica, era già in procinto di essere venduta”. Per il Comitato questo è il tempo delle responsabilità: “chi ha firmato o approvato quegli atti come li giustifica ora? E’ convinto di aver agito per il bene comune?”. La preoccupazione più grande è che il Comune debba ora sanare la gravissima situazione debitoria lasciata in eredità ad Amtrade Italia. “Dopo la vendita ad Amtrade – commentano i rappresentanti del comitato – En.Cor ha smesso di pagare alle banche le rate dei mutui (che ammontano a circa 28 milioni ed erano stati concessi grazie a lettere di patronage rilasciate dal Comune). Chi ha approvato un bando di gara per la vendita della società che non rendeva obbligatorio per l’acquirente far fronte all’onere di tali debiti, cosa ha da dire a sua discolpa? Adesso è il momento delle responsabilità. A partire da quelle politiche che sono, in primo luogo e soprattutto, di chi ha governato la città e ha prodotto questo fallimento. Che sono di chi – come l’ex sindaco Marzio Iotti – nel maggio scorso si diceva soddisfatto di una vendita che avrebbe portato a Correggio sviluppo e occupazione. Ma sono anche del Partito Democratico che, fino a due mesi fa, ha appoggiato pienamente l’operato dell’Amministrazione. Speriamo arrivi presto anche il momento della verifica di eventuali responsabilità personali (contabili, amministrative e penali) in questa vicenda. Auspichiamo poi che il nostro esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti abbia un seguito e che la Procura della Repubblica di Reggio Emilia dia un’occhiata a questa penosa e disastrosa vicenda”. Il pasticciaccio continua: l’ultimo capitolo della saga pochi giorni fa con la presentazione, il 16 gennaio, di un’istanza di fallimento da parte dell’ex amministratore unico di Amtrade, Davide Vezzani, sostituito il 21 gennaio da Christa Egli. A nulla è servita la contromossa degli svizzeri, ovvero la richiesta di concordato preventivo. Al curatore fallimentare spetta ora l’infausto compito di recuperare tutti i dati della società e valutare se metterla in vendita per recuperare le somme necessarie a pagare i creditori.
Jessica Bianchi