Come riconoscere il renziano dop

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Quali  sono le regole per assicurarsi di votare il renziano dop? Per prima cosa dev’essere un tipo davvero innovativo. Nuovo, meglio ancora se nuovissimo. Se fa politica, dev’essere solo e soltanto per il bene della comunità e, sia chiaro, per impegnarsi in essa deve vincere un diffuso senso di ribrezzo. Perché il renziano è uno della società civile. Ha sempre lavorato: con i politici di professione non ha nulla a che fare. E’ simpatico, audace, con la battuta pronta. E poi comunica. Eccome, se comunica. Twitta a colazione, il programma elettorale lo posta su Facebook a mezzogiorno, ti invia uno slogan su WhatsApp nel pomeriggio e i suoi discorsi su Youtube hanno già superato i mille like all’ora di cena. Basta con i soliti schemi, stop al politichese, altolà ai ragionamenti complessi, che poi non si capisce niente e la gente si annoia. Semplice, immediato, diretto, lui si fa capire da tutti.  Ridurre Matteo Renzi a questo sarebbe senz’altro un madornale errore anche per chi, come chi scrive, non lo ha mai troppo apprezzato. Trasformare dei fenomeni in macchiette è, oltre che sbagliato, la maniera giusta per travisarli, per non comprenderli. Comunque: se il giudizio su Renzi lo daranno i posteri, è quello suoi ‘renziani’ che preoccupa i contemporanei. E a farci temere non è tanto il fatto che, finalmente, il Pd abbia compreso che per parlare e farsi comprendere nella società del Web 2.0 e del marketing emozionale occorra adottare uno stile comunicativo nuovo, maggiormente emozionale, aggressivo, in grado di appellarsi non solo alla testa delle persone, ma anche al loro cuore. Il problema è quando si scambia la pancia con il cuore.  Si aggiunga che renziani, poi, lo sono diventati un po’ tutti. Pare anzi che sia in corso una vera e propria gara a chi sia il più renziano di tutti. Ancora un po’ e nei dibattiti elettorali i conduttori sottoporranno i candidati a un test in grado di rivelare il vero grado di renzianità (test che probabilmente consisterà nel recitare una serie di complicatissimi scioglilingua).  Ma poi cosa significa, renziani? Sembra sia diventato un contenitore in cui tutti si possono ritrovare. Chi, infatti, potrebbe, sano di mente, schierarsi dalla parte del vecchio, del passato, delle giacche alla Brežnev? Ma non si corre il serio rischio, in questa esasperata corsa alla renzianità, di smarrire per strada la cosa più importante, ovvero il contenuto? Perché, se il neo-segretario del Pd pare capace, almeno in queste prime battute, di tenere insieme freschezza comunicativa e capacità propositiva, non è scontato che basti sostenerlo per introiettare, come in una laica discesa dello spirito santo, le sue capacità. Non sarebbe meglio, allora, trattare cittadini (e potenziali elettori) come adulti, ed essere renziani nelle proposte, più che nelle pose? Tutti renziani, infatti, potrebbe facilmente tradursi in nessun renziano. Dove, con questo termine, si intende un innovatore vero e non di facciata, con progetti e programmi solidi e con la capacità di comunicarli. Parafrasando Hegel, pare che la politica dell’attuale Centrosinistra somigli alla notte in cui tutti i politici sono (o sembrano) renziani. Meglio, allora, portarsi la torcia da casa.
Marcello Marchesini