Novità per chi intende ricostruire edifici in campagna dopo il sisma del maggio 2012. Il Consiglio comunale di Carpi ha infatti discusso nella seduta di giovedì 19 dicembre l’allegato 3 delle Norme tecniche di attuazione del Prg vigente e le norme di specificazione per gli interventi su questi fabbricati. Così come spiegato in aula dall’assessore all’Urbanistica Simone Tosi e dall’architetto Carla Ferrari, che si sta occupando di redigere il Piano della Ricostruzione, queste norme, che anticipano il Piano stesso e integrano il Prg, prevedono la possibilità di utilizzare materiali diversi: per le strutture portanti (non a vista) in caso di ricostruzione di un fabbricato rurale danneggiato o crollato a seguito del terremoto si possono usare dunque acciaio o pareti in legno ad esempio. Inoltre è previsto l’assenso all’utilizzo di materiali per le coperture diversi dal tradizionale coppo. Gli edifici crollati o senza più vincoli potranno utilizzare sagome e volumetrie differenti all’atto del recupero mentre gli edifici produttivi potranno adottare sistemi di tamponamento diversi dagli attuali. “Abbiamo ragionato e messo in campo con questo atto proposte concrete – ha detto l’assessore Tosi – per gli immobili vincolati o no, superando rigidità per le tipologie costruttive. Non saranno comunque ammessi palazzi, ville a schiera o palazzine in area rurale, i fabbricati dovranno richiamare tipologie classiche, riconoscibili nel paesaggio circostante come tradizionali, ma che avranno un’ossatura più robusta. Rispetto all’utilizzo dei volumi precedenti, sempre muovendoci nel dettato della Legge regionale 16, siamo disponibili a mettere mano a questo strumento: se si riduce la volumetria preesistente si deve anche dire se e come la si vuole sfruttare integralmente, accorpandola comunque all’edificio al massimo entro 10 anni. E’un’interpretazione molto tirata della Legge regionale, ma noi abbiamo deciso di andare avanti su questa strada”.
Roberto Andreoli (capogruppo del PdL) ha aperto il dibattito ringraziando Tosi per il percorso di apertura alla città compiuto nell’ambito dell’approntamento del Piano della Ricostruzione “possibilità che però è stata colta in modo blando dalla città – ha detto – Si è persa un’occasione, Carpi ha dimostrato di essere una città silente, forse perché non abituata alla consultazione: chi non sarà soddisfatto da questo documento sappia che è anche colpa sua. Detto questo ci sono dei grossi ‘però’ nel testo in discussione. Non c’è la possibilità di ‘spalmare’ la volumetria in più edifici, magari pensando anche ad un semplice ricovero attrezzi. Chi ricostruisce perderà poi i benefici per la ristrutturazione in vigore. Con queste Norme tecniche di attuazione il compito di snellire le regole è stato realizzato in modo blando”. Giorgio Verrini (ApC) ha invece chiosato le parole dell’assessore ricordando come per salvare il paesaggio “si rendano possibili dei falsi” grazie a queste norme e come a suo parere sarebbe stato meglio togliere i vincoli cambiando tutto in previsione della ricostruzione post-sisma. Daniela Depietri (Pd) ha ricordato come queste norme varranno presto per tutti gli edifici rurali e come si dovrà aumentare la possibilità di fare ristrutturazioni nelle zone di campagna. Andrea Bizzarri (IdV) ha sottolineato in primis come l’identità di un territorio la facciano le persone e non le cose, e dunque chiedendosi perché non si possano costruire case in vetro e cemento in campagna mentre il collega Roberto Benatti (PdL) ha invece confutato questa tesi spiegando che esiste anche un’identità territoriale. “Mantenere le tipologie costruttive attuali agevola i tecnici, architetti o ingegneri che siano, e che conoscono le norme attuali. Piuttosto poi che dare la possibilità di ricostruire con volumetrie minori sarebbe meglio dare la possibilità di vendere i volumi in eccesso o di spostarli altrove”.
Giliola Pivetti (capogruppo ApC) ha criticato la Legge regionale 16 definendola “molto ottusa e chiusa, con una pigrizia mentale fuori dall’ordinario. Un’operazione non costruttiva che non guarda avanti: in altri comuni si critica Bologna per questo. L’identità si trasforma, ci sono segni che restano dopo un avvenimento importante. Queste norme sono utili a qualcuno, non alla collettività in generale”. Maria Grazia Lugli (Pd) ha poi definito la nostra la campagna più brutta d’Europa dal punto di vista di quello che c’è all’esterno degli edifici rurali, sottolineando altresì positivamente il percorso di partecipazione compiuto dall’ente locale per arrivare al Piano della Ricostruzione. L’assessore Tosi in sede di replica ha ricordato dal canto suo come questo percorso di partecipazione segua una richiesta del Consiglio comunale, che le critiche ai tecnici ‘poco fantasiosi’ dipendono dal fatto che le norme sono molto stringenti e le mentalità vincolistiche “visti gli obbrobri compiuti negli anni Sessanta. Possiamo però allargare le riflessioni di stasera ad altri edifici non danneggiati dal sisma”.
In sede di dichiarazione di voto sono intervenuti poi anche i consiglieri Alboresi (Lega nord), Zironi (Pd) e Losi (Carpi 5 Stelle). La delibera è stata infine votata da tutto il civico consesso ad esclusione di Alleanza per Carpi, che si è astenuta.