Carpi dichiara guerra ai ratti

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La sensazione che il fenomeno abbia assunto una maggior rilevanza diventa una certezza parlando con i responsabili del Settore Ambiente del Comune di Carpi. “C’è stato un incremento del 50% delle segnalazioni nel 2013 e abbiamo esaurito in anticipo il budget per l’appalto della gestione degli interventi “.
La presenza dei ratti in città non ha certo dimensioni tali da determinare un concreto pericolo per la salute pubblica, come può accadere nelle grandi metropoli, e il Settore Ambiente monitora costantemente la situazione, ma una maggior consapevolezza e responsabilità da parte dei cittadini contribuirebbero sicuramente a sostenere questa ‘task force’ dalle limitate disponibilità di persone e mezzi. Da parte loro, il dirigente Paola Fregni, il vice Alberto Bracali e Luigia Iacoviello, pur non occupandosi esclusivamente di lotta ai ratti, hanno elaborato efficaci strategie di controffensiva per limitare la proliferazione dei ratti a Carpi. L’intensa urbanizzazione e il miglioramento del tenore di vita possono avere, infatti, anche risvolti negativi: uno di questi è sicuramente la presenza di topi e ratti che proliferano dove trovano rifiuti e avanzi. Impossibile, dunque, eliminarne radicalmente la presenza, occorre però stabilire le condizioni per una sana convivenza.
“Il Comune di Carpi – ci spiegano – attua interventi, programmati o a chiamata, solo su aree pubbliche. Nel primo caso, gli interventi programmati seguono un piano predisposto di derattizzazioni a carico della ditta che si è aggiudicata l’appalto: in 44 siti di trattamento (in ciascuno dei quali sono presenti più trappole) individuati dal Settore Ambiente viene effettuato un intervento due volte all’anno”. Si tratta di aree verdi pubbliche o reticoli di strade nelle quali si è riscontrata la presenza dei ratti attraverso segnalazioni che si sono ripetute nel tempo. “In elenco fino allo scorso anno c’erano 26 postazioni che sono state aumentate a 44 nel corso del 2013 in considerazione della necessità di intervenire in più zone della città” spiega Bracali che ci illustra anche il funzionamento delle esche. “Quelle appetizzate, con aromi sempre diversi e varia durezza, sono collocate in rat box, scatole per topi, e contengono un principio attivo anticoagulante: gli animali, una volta tornati nel loro habitat, muoiono per emorragia interna e si disseccano. Nelle caditoie delle strade vengono, invece, collocati blocchi di paraffina appesi a un filo leggero. La ditta incaricata verifica la consistenza dell’attrezzatura e il contenuto due volte all’anno, in primavera e in autunno, per contenere la proliferazione dei topi nel periodo della fecondazione e prima dello svernamento”. Al piano programmato di derattizzazioni si aggiungono gli interventi su segnalazione dei cittadini e sono proprio questi ad avere registrato un aumento del 50% nell’anno in corso. “Il cibo che alcuni soggetti distribuiscono ai volatili attrae inevitabilmente i ratti, così come i resti delle merende abbandonati nei parchi e i rifiuti lasciati fuori dai cassonetti”. Ci sono comportamenti non corretti che contribuiscono a richiamare i ratti dalle fogne: evitarli è sicuramente un primo passo nella lotta contro la loro presenza in superficie.
“Spesso l’incuria è all’origine della presenza dei ratti che prediligono edifici abbandonati per viverci indisturbati e con il terremoto – spiega Iacoviello – parecchie case si trovano in condizioni di abbandono e degrado. Succede anche che l’avvio di un cantiere disturbi la presenza dei ratti nel sottosuolo: per trovare un nuovo nido e un nuovo habitat escono in superficie”. Nella zona del cavalcavia di via Sigonio si è verificata questa situazione. Così come quando sono stati realizzati i lavori al Foro Boario e successivamente quelli per la pista ciclabile di via Due Ponti, i ratti sono sbucati nella zona della ex cantina Pioppa. Un’altra zona sensibile è quella del Parco Bollitora, dove nel 2013 sono stati eseguiti quattro interventi a testimonianza di una situazione particolarmente difficile in cui i comportamenti incivili dei cittadini hanno sicuramente contribuito ad aggravare la situazione.
“Alla lotta contro i ratti – precisa la dirigente Paola Fregni – sono destinati complessivamente 9mila euro all’anno e, avendo intensificato gli interventi, nel 2013 il budget è stato superato. L’aumento delle segnalazioni e, di conseguenza, degli interventi ‘a chiamata’ nel corso del 2013 ha comportato un incremento di spesa di quasi il 50%, complessivamente 4mila euro (di cui mille sono stati destinati a interventi nel Parco Bollitora) recuperati dal Settore Ambiente attraverso risparmi da altre voci di spesa”. Per quanto la si tiri, la coperta resta sempre corta. “Comportamenti anche banali hanno conseguenze per la collettività anche in termini economici. Intervenire per ripulire e per derattizzare costa: abbandonare i rifiuti non è solo un comportamento deplorevole dal punto di vista ambientale ed ‘estetico’ ma un danno economico che pesa poi sulle tasche dei cittadini”. In perfetto stile anglossassone, è arrivato il tempo di segnalare, oltre ai ratti, tutti quei cittadini che con il loro comportamento gravano sulle casse comunali, e quindi sulle nostre tasche.
Sara Gelli