E’ stata una serata ad alta tensione quella dello scorso 24 ottobre a Cortile. Nella frazione, che conta poco più di mille abitanti, almeno 200 persone hanno partecipato all’assemblea pubblica sul probabile trasferimento a Cortile di alcune famiglie di nomadi dopo l’ordinanza di sgombero d’urgenza, per motivi igienico-sanitari, dell’attuale campo di via Nuova Ponente.
Il sindaco Enrico Campedelli, insieme all’assessore alle Politiche sociali Alberto Bellelli e al direttore generale del Comune Giordano Corradini, si è presentato all’incontro – richiesto con forza dai cortilesi – per spiegare le modalità di ricollocazione delle famiglie nomadi, nel tentativo di placare le polemiche nate in seguito all’individuazione, proprio nei pressi di Cortile, di due aree: un terreno in via dei Fuochi e l’ex scuola.
Gli amministratori hanno ricordato che già dagli Anni Novanta si era tentata più volte la strada della dismissione dell’attuale campo nomadi, il quale versa ormai in una condizione di degrado estremo soprattutto a causa dei pessimi rapporti fra i nuclei familiari. Nelle intenzioni del Comune, la strada da seguire è quella che mira alla scomparsa dei campi, fonti di ben note problematiche, per arrivare a un’integrazione dei sinti nella comunità attraverso progetti di lavoro nell’ambito delle cooperative sociali e inserimenti graduali in soluzioni abitative in muratura, puntando all’autonomia delle famiglie. Un lavoro non certo facile, considerando la complessità delle situazioni esistenti e la presenza di individui fragili (come bambini e anziani non-autosufficienti). Il primo cittadino ha anche sottolineato che queste persone sono residenti a Carpi da tre generazioni e, come tali, devono essere trattate, con “diritti, doveri e regole”. Inoltre, “questo è un problema di tutta la città; non è, e non sarà, solo un problema di Cortile”, ha commentato Campedelli.
Dopo l’ordinanza di due settimane fa, sono stati individuati dal Comune vari spazi in cui poter accogliere i nomadi: la casa di ospitalità ex Carretti a Carpi, l’ex foresteria a Fossoli e l’ex scuola di Cortile, appunto, dove, secondo gli ultimi calcoli, verrebbero collocate solo una quindicina di persone. L’edificio da anni è adibito a centro di prima accoglienza – nel 2011, ad esempio, aveva ospitato dei profughi tunisini. Gli immobili di Fossoli e Cortile, tuttavia, hanno riportato danni in seguito al terremoto dello scorso anno e, quindi, necessitano di alcuni mesi di lavori; lo stabile che ha riportato lesioni meno gravi è quello di Cortile, ed è per questa ragione che è stato preso in considerazione. Alcuni cittadini presenti all’assemblea hanno chiesto al sindaco perché l’uso di tale struttura fosse stato negato ai cortilesi rimasti senza casa durante l’emergenza del sisma. E’ stato loro risposto che le risorse per ristrutturarlo stanno arrivando solo ora, con l’approvazione del Piano annuale 2013-2014 della Regione Emilia Romagna per il ripristino dei beni pubblici danneggiati dal terremoto, e che tale immobile si sarebbe sistemato a prescindere dalla questione dei nomadi, perché si tratta di un centro di accoglienza utile per far fronte a molte situazioni di necessità. Bellelli ha comunque ribadito la temporaneità di queste soluzioni e di altre che potranno eventualmente emergere.
Altra questione è quella del terreno in via dei Fuochi, di proprietà di alcune famiglie nomadi che, stanche delle condizioni di vita in via Nuova Ponente, si erano impegnate per uscirne. Alcuni cittadini hanno fatto presente alle autorità che il terreno è soggetto a ben quattro vincoli (ambientale, storico, paesaggistico, agricolo) e, pertanto, non edificabile; gli amministratori, pur confermando la presenza dei vincoli, hanno spiegato che il terreno verrà occupato provvisoriamente dal Comune per motivi di urgenza e ciò permetterà l’installazione di roulotte e moduli abitativi, in cui andranno a vivere 36 persone. Non si tratta comunque di un esproprio, quindi la proprietà rimarrà privata, permettendo l’autonomia degli allacci di acqua e luce (che saranno a carico di ogni famiglia), e togliendo all’Ente Pubblico l’onere di provvedere alle utenze, come accade oggi nel campo di via Nuova Ponente, essendo quest’ultimo un terreno comunale. Una volta superata la fase emergenziale (si è parlato di circa 12 mesi), il fondo di via Fuochi sarà ripristinato come agricolo e verranno nel frattempo studiate soluzioni caso per caso. Durante l’incontro sono stati frequenti i momenti di tensione: Campedelli, Bellelli e Corradini sono stati interrotti a più riprese dai cittadini infuriati e sono volate anche parole grosse.
In oltre tre ore di assemblea sono stati numerosi gli interventi di cortilesi che hanno rivolto domande (e critiche) agli amministratori. Oltre a diverse derive xenofobe, ai toni violenti ed esagitati di alcuni e a prevedibili strumentalizzazioni politiche, molti cittadini hanno espresso al sindaco preoccupazioni meritevoli di attenzione, su cui gli amministratori hanno promesso di lavorare: la paura per la sicurezza, essendo Cortile una frazione lontana da Carpi e con molte case di campagna isolate; il pericolo che si ripresentino situazioni di degrado anche nelle nuove sistemazioni; la svalutazione degli immobili della frazione; il timore che la temporaneità dichiarata dalle istituzioni si trasformi invece in una storia di trent’anni come è accaduto per il campo di via Nuova Ponente. I cortilesi, poi, temono venga ulteriormente penalizzata la loro piccola comunità che già oggi si sente abbandonata e non si è ancora risollevata dal sisma dello scorso anno. Inoltre, i presenti all’assemblea hanno contestato al sindaco di aver preso tali decisioni senza la partecipazione dei cittadini e hanno richiesto con forza un maggior coinvolgimento della collettività in questioni tanto delicate. E’ stata infine annunciata l’imminente nascita di un comitato che farà ricorso contro l’ordinanza al Difensore civico e al Tar, entro 60 giorni. Evidentemente la questione dei nomadi, per molti, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’occasione per portare allo scoperto un malessere che interessa una quantità preoccupante di persone. Un’esasperazione su cui bisognerà riflettere, in ogni caso.
Laura Benatti