“Siamo stufi di aspettare”

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Il messaggio lanciato nuovamente dal Comitato dei terremotati Sisma 12 è chiaro: “burocrazia e politica bloccano la ricostruzione che non è partita, diversamente da quanto vanno dicendo in giro il presidente della Regione Errani e l’assessore Muzzarelli. Basti ricordare che le domande presentate dagli sfollati alla Regione sono poco più di 400, per un equivalente di 300 milioni di euro, a fronte di un danno complessivo, tra edilizia abitativa e capannoni industriali, di circa 13 miliardi. Davvero inaccettabile! E, intanto, le 200 ordinanze emesse dalla Regione hanno bloccato di fatto il cammino della ricostruzione, scoraggiando gli imprenditori e mortificando progettisti e tecnici. A causa di questa situazione, sono le piccole imprese edili del territorio a pagarne le conseguenze economiche perchè, a eseguire i lavori, sono sempre le solite e note grandi imprese cooperative”. Insomma, a 16 mesi dal terremoto, dei 6 miliardi di euro tante volte promessi ne sono arrivati ben pochi e intanto i centri storici di Cavezzo, Novi, Concordia e Finale Emilia presentano lo stesso sconfortante aspetto di località bombardate. Sandro Romagnoli, Elena Busi e Francesco Bernardi, membri del Comitato di protesta Sisma 12 non hanno avuto mezze misure nel denunciare, durante l’assemblea di Medolla della scorsa settimana, la situazione in cui versa il nostro territorio, rivelando che, quando il Comune interviene per il primo controllo sui lavori delle opere concesse dalla Cambiale Errani, attraverso il Sal (stato di avanzamento dei lavori), la costruzione si blocca a causa di cavilli, danneggiando committenti e imprese di costruzione. “Una situazione assurda – hanno aggiunto – che si sta aggravando. Il rischio è che la ricostruzione si paralizzi del tutto come è accaduto all’Aquila di cui più nessuno parla. Gli sfollati stanno per affrontare un altro inverno da incubo, da trascorrere fuori casa, in container ristretti, che hanno bisogno di grandi spese per il riscaldamento, in barba alle facili promesse. Il muro di omertà, difficoltà, disagi e di norme burocratiche spesso inspiegabili, assurde e contraddittorie, colpiscono migliaia di famiglie che vivono senza alcuna certezza”. Insomma, non sembra proprio di vivere nella parte d’Italia ‘che funziona’, come siamo abituati a pensare e come ci viene ripetuto ogni giorno dai nostri amministratori locali. Se è vero che l’Emilia – e la provincia di Modena – fa parte dell’Italia efficiente, allora si svegli e cerchi di recuperare il tempo perduto, mantenendo le promesse fatte ai cittadini davanti al papa e al presidente della Repubblica e risolvendo i problemi della gente. Se non lo farà, andremo incontro a un ulteriore scollamento tra popolazione e istituzioni e a una più grave disaffezione verso la politica, a cominciare da quella locale.
Cesare Pradella

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