Mai come oggi la famiglia è al centro del dibattito pubblico. Tra la difesa a oltranza di quella che si vorrebbe ‘naturale’ da un lato, e ricerca di riconoscimenti per le ‘nuove’ tipologie di unione dall’altro, questa istituzione sembra diventata la posta in gioco di battaglie vitali. Ma che cos’è esattamente, la famiglia? Tutti ne abbiamo un’esperienza intima e questa conoscenza diretta ce la fa apparire insieme come ‘naturale’ e ovvia, un dato che non richiede spiegazioni, né approfondimenti. La famiglia è la famiglia è la famiglia, parafrasando la rosa di Gertrude Stein. In realtà, come ha magistralmente illustrato Chiara Saraceno, tra i maggiori esponenti della sociologia italiana, nel corso della sua lezione carpigiana: “non vi è nulla di meno naturale della famiglia, sia per quanto riguarda i rapporti di coppia, inclusa la sessualità, sia per quanto riguarda la generazione”. Se infatti in ogni società conosciuta e in ogni epoca si riscontrano forme di regolazione dei rapporti di sesso e tra le generazioni, “questo avviene ed è avvenuto in modi così differenti che è impossibile ricostruire una vicenda unitaria di trasformazioni, all’interno della quale rintracciare il filo della famiglia”. Se insomma l’esigenza di definire appartenenze e obblighi lungo i due assi del sesso e della filiazione è comune a tutto il genere umano, non si può dire altrettanto delle soluzioni adottate. Al contrario, sottolinea sempre Saraceno, “questo è il campo in cui l’umanità ha mostrato un’enorme capacità di inventare soluzioni istituzionali e normative diverse, ben prima che le tecnologie riproduttive offrissero ulteriori elementi di complicazione e variazione”. Per rendersi contro di come la famiglia sia tutt’altro che un dato naturale, fisso e immutabile, è sufficiente analizzare come sia cambiata quella italiana nel corso di appena un secolo. Oggi, quasi il 25% dei bambini che nascono nello Stivale lo fanno fuori dal matrimonio; il 6,9% delle coppie non è coniugato; il 15,3% delle famiglie è monogenitoriale; una coppia su tre, quando decide di sposarsi, ha alle spalle almeno un anno di convivenza. Pensiamo poi alle differenze tra le generazioni nei tempi di uscita dei giovani dalla famiglia d’origine, nell’età di inizio dei rapporti sessuali, nella rigidità o, viceversa, nel progressivo allentamento del nesso tra sessualità e matrimonio e tra sessualità e procreazione, nei tassi di fecondità e di instabilità coniugale. “Sto tentando di spiegare come sia la norma, in realtà, a costruire la famiglia, stabilendo cosa della natura sia considerato legittimo e cosa no, quindi andiamoci cauti quando pretendiamo di sapere – e ancor più di stabilire – cosa sia ovvio e naturale e cosa no, perché si tratta sempre di una decisione culturale e politica, che non può avere la pretesa di fondarsi su una presunta e immutabile natura umana”.
Marcello Marchesini