“Il miracolo dell’amore reale è quello che trasforma l’oggi in un per sempre”

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In principio era l’amore. Parte da qui Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti italiani, per indagare uno dei temi chiave della dottrina di Jacques Lacan. “La vita – spiega – viene alla vita urlando. Il grido che tutti noi siamo stati è la radice ultima della parola. E’ un appello. Un’invocazione. Una preghiera: fammi sentire che non sono solo; che la mia, non è una vita abbandonata. Il genitore è colui che raccoglie quel grido e lo trasforma in una risposta d’amore”. Eccomi, sono qui: è questa, secondo Lacan, l’essenza dell’amore simbolico. Un amore che va ben oltre la lezione freudiana secondo la quale, “l’amore ha sempre una natura narcisistica. Amiamo noi stessi nell’altro. L’oggetto amato è sempre una idealizzazione inconscia del soggetto per Freud e, in quanto tale, è una forma di alienazione. Quando l’innamorato ama si impoverisce di fronte a un oggetto che si arricchisce di perfezione. L’amore narcisistico è una cecità logica destinata a bruciarsi nell’estasi dell’innamoramento”. Ed è proprio in una logica narcisistico – depressiva, prosegue Recalcati, che possono nascere forme di violenza poichè non vi è spazio per l’abbandono: “se mi lasci, perdo me stesso. Cado nel nulla. Nel vuoto. Se te ne vai muoio, perciò ti ammazzo”. L’amore, per Lacan, non somiglia a quello di Freud, arreso nella ripetizione dello scacco, condannato a trovare se stesso nell’altro. Centrale, per lui, il ruolo della parola: “la parola trova il suo senso nell’ascolto e nella risposta dell’altro. Ed è questa risposta, l’accoglimento del grido, la vera forma d’amore. Che non ha nulla di narcisistico”. Per Lacan, l’amante cerca nell’amato, l’oggetto della sua mancanza. “Amare è dare quello che non si ha. Desiderare di avere un posto nel desiderio dell’altro”. Recalcati si è poi soffermato sull’amore reale: “uomini e donne vivono l’amore in modo diverso ma, secondo Lakan, tutti i modi di amare si muovono su uno sfondo comune, ovvero nell’impossibilità di generare un rapporto sessuale. Il corpo gode dell’uno. Non vi è rapporto tra due godimenti. La pulsione sessuale ci mette in rapporto soltanto col nostro desiderio. La situazione è poi aggravata dal fatto che per l’uomo il corpo della donna è frammentato in oggetti che alimentano il suo desiderio feticista, mentre il desiderio femminile nasce dal sentirsi amata. Sentirsi unica è la condizione di accesso al corpo erotico”. In questo scenario inconciliabile, allora, cosa diventa l’amore? “L’amore è la possibilità di supplire all’inesistenza del rapporto sessuale, di sopportare la propria solitudine”. Ma cosa amiamo, quando amiamo davvero l’altro? “Tutto” è la risposta di Massimo Recalcati. “Le sue dita, il difetto del suo naso, il suo odore… amiamo il suo limite. La sua mancanza. La sua imperfezione”. Amiamo innanzitutto il suo nome. “Quel nome che diventa corpo e, perciò, insostituibile. Quel nome che è lo stesso in tutte le lingue e ci restituisce l’intraducibilità dell’altro”. Ma qual è la formula dell’amore eterno? Lakan risponde con un’unica, straordinaria, parola, aggiunge Recalcati: “Encore”. Ancora. Il miracolo dell’amore reale è quello che trasforma, ancora e ancora, “il quotidiano”, in un “per sempre”.
Jessica Bianchi