La ricostruzione non è ancora partita

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Camminare per le strade dei comuni terremotati è un’esperienza tanto desolante quanto sconfortante. Fa male al cuore infatti notare come la ricostruzione sia ancora un miraggio. Ovunque buchi. Spianate di cemento punteggiano i centri urbani laddove sorgevano case, bar, cinema, negozi… A rallentare il percorso di rinascita delle nostre città, una burocrazia elefantiaca e la difficoltà a incassare i fondi regionali per la ricostruzione. Sono numerose le imprese edili in sofferenza a causa della lentezza nell’ottenere i contributi dello “stato avanzamento lavori”. Tempistiche talmente dilatate da aver costretto molti imprenditori ad abbandonare i pochi cantieri partiti in attesa di procedure più snelle per scongiurare il temuto rischio di fallimento. A far luce sulla gravità della situazione è il geometra novese Mauro Fabbri, amministratore delegato di Case & Costruzioni di Fossoli. “Il 28 agosto 2012, è uscita l’ordinanza regionale sui danni classificati A e B. Da un anno abbiamo gli strumenti per intervenire; norme che i tecnici hanno dovuto imparare a utilizzare per poi tradurle nei progetti necessari per inviare i Mude. Il risultato? Al 27 agosto 2013, a Novi, su un totale di 1.662 edifici inagibili, sono state accettate 222 richieste di contributo, di cui 118 in corso di verifica e 85 per cui è stata riconosciuta la Cambiale Errani. Solo 9 cantieri hanno concluso l’iter, ricevendo il contributo al 100% di fine lavori”. Numeri esigui che hanno spinto imprenditori e professionisti a esprimere la propria contrarietà alla Regione, “un mastodonte che fatica a cambiare rotta e, pur non dimostrandosi del tutto sorda alle sollecitazioni arrivate dai territori terremotati, ha tempi lunghissimi. Agosto è stato un mese all’insegna delle proteste, speriamo che le pressioni nostre e dei tecnici locali – si augura Fabbri – possano produrre dei frutti e dei cambiamenti sostanziali”. Tutti chiedono a gran voce lo snellimento dell’apparato burocratico, maggiore autonomia rispetto agli uffici tecnici comunali, più risorse umane agli enti pubblici per sbrigare la mole di lavoro legata alla ricostruzione e tempi più veloci per accedere ai contributi: “i piccoli comuni hanno a disposizione uno staff ridotto e l’alto numero di pratiche li strozza. Inoltre i ripristini progettati dai professionisti privati incontrano alcune resistenze da parte dei tecnici comunali che, essendo responsabili di quanto lo Stato erogherà, alle volte, storcono il naso di fronte a numerosi fattori (soprattutto quelli legati all’impiantistica) reputati migliorativi. Interpretazioni che si rivelano determinanti per stabilire l’entità dei contributi e allungano i tempi”. E allora che fare? “Se un tecnico privato ha bisogno di dirimere una questione con un collega che lavora nel pubblico, ha inizio il dramma. Possono passare anche 40 giorni prima di ottenere un appuntamento. La situazione è insostenibile”. Il lavoro serio e certificato dei privati deve essere maggiormente valorizzato e il pubblico alleggerito: “chiediamo più controlli a campione sui cantieri e meno sulla carta, procedure semplificate e minori responsabilità personali per i funzionari pubblici che licenziano le pratiche”. A rallentare ulteriormente la ricostruzione e a penalizzare le imprese vi è poi il prezzario stabilito dalla Regione: “temendo infiltrazioni mafiose e occasioni di facile arricchimento, la Regione ha posto paletti che si sono rivelati in molte occasioni controproducenti. I prezzi che ha fissato sono astratti, poco flessibili e difficilmente applicabili. La ricostruzione non consente di fare business, non offre nuove possibilità di guadagno a un settore in fortissima crisi e, di conseguenza, non è allettante per le imprese. Molte ditte stanno prudentemente aspettando procedure semplificate e un accesso più veloce ai risarcimenti”. Ergo la tanto “temuta” corsa al cantiere non è mai iniziata: “nel capoluogo del mio Comune – spiega – oggi ho contato una decina di cantieri, di cui almeno quattro sono fermi da mesi”. Ma Case & Costruzioni, pur provata da cinque anni di crisi dell’edilizia, ha scelto un’altra strada: “io vivo a Novi, cammino tra i miei concittadini – prosegue Mauro Fabbri – e ho deciso di rischiare e rispondere immediatamente alle richieste di aiuto che mi sono arrivate”. Vero e proprio apripista, Fabbri ha concluso quattro cantieri significativi (due E leggere e due B) di edilizia residenziale privata a Novi, per un totale di 19 appartamenti: “la cambiale più alta concessa a Novi finora (400mila euro) è su un condominio che abbiamo ristrutturato noi”. E i soldi pubblici promessi, sono arrivati? “In questi giorni dovrebbero iniziare ad arrivare i primi fondi. Nei 10 mesi necessari a terminare i cantieri, ho coperto l’80 percento delle spese, esponendomi con le banche. Non me la sono sentita di fermare il cantiere e lasciare tante famiglie fuori casa e, quindi, ho scelto di stringere i denti e chiedere prestiti alle banche per far fronte ai costi. Siamo tutti provati dalla crisi, se manca la liquidità e le banche chiudono i rubinetti il rischio di fallire esiste eccome”. Comprensibile che alcune imprese abbiano sospeso i cantieri in corso d’opera: “il nostro settore è considerato pericoloso dalle banche e bastano una ricevuta non pagata o lo sforamento del fido perchè il sistema di accesso al credito si blocchi del tutto”. Un sistema assolutamente incompatibile con l’impianto di “risarcimento” voluto dalla Regione che concede l’erogazione del contributo solo dopo che il pubblico ha controllato che tutto sia filato liscio come l’olio e che, professionisti e imprese abbiano già, da tempo, concluso il proprio lavoro. Finalmente a Novi è arrivata una boccata d’ossigeno per le ditte e di recente hanno attivato delle procedure semplificate per l’erogazione dei pagamenti SAL in acconto. “Occorrerebbe comunque dare la precedenza alla chiusura e al pagamento dei Mude legati ai cantieri più vecchi ora conclusi. Sarebbe davvero un bel segnale da dare alle imprese che, per prime, si sono dedicate alla ricostruzione”, chiosa Fabbri. Anche perchè, d’aria, si sa, non vive nessuno…
Jessica Bianchi