“Meglio premier che segretario di partito”

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Dopo le tante defezioni contate al Cinema Corso, in occasione della prima visita carpigiana da parte del sindaco di Firenze, questa volta il gotha della politica locale era tutto seduto sulla collina. Onori di casa o ripensamenti? 
“Andare a vedere un dirigente nazionale del partito è sempre una buona occasione in più per capire qualcosa del dibattito che sta precedendo il nostro congresso. Non si tratta secondo me di ricredersi o montare sul carro del vincitore come qualcuno con insistenza vuole far passare. I congressi non sono come le scommesse ai cavalli, dove l’importante è indovinare chi vince… Nei congressi ciascuno esprime la propria opinione e sostiene chi meglio la rappresenta”.
Condivide i temi lanciati da Renzi?
“Molti dei temi posti da Renzi sono indiscutibilmente condivisibili: la lotta all’eccessiva burocrazia, l’idea della cultura come traino per la crescita del nostro Paese… Il tutto accompagnato da un forte riferimento alla speranza e alla fiducia nelle capacità degli italiani. Personalmente avrei desiderato anche un richiamo alla redistribuzione della ricchezza, che reputo sia la prima conseguenza della crisi e il più forte ostacolo alla ripresa economica. Ora è importante capire “come” Renzi intenda realizzare questi punti, creando il consenso necessario per riformare il Paese. La sua esperienza di sindaco e amministratore locale è un patrimonio di concretezza che penso potrà essergli utile per i prossimi passaggi”.
Molti lo accusano di non essere di Sinistra, è davvero così? 
“Renzi è una risorsa del Pd e quindi è di Centrosinistra. Il fatto che metta in discussione diverse sacche di conservatorismo che si trovano anche a Sinistra va vista come un’opportunità e non come qualcosa di ostile. Certo che, se a termini forti e provocatori come rottamazione si sostituiscono concetti come ricambio generazionale, il dibattito interno diventa più sereno e ci guadagna il partito”.
Cosa si aspetta dal congresso?
“Con tutti i problemi del caso il Pd rimane un partito grande, strutturato e senza padroni, dove il collettivo continua a prevalere sul singolo e dove la sintesi è la prerogativa dei gruppi dirigenti eletti e non di un “capo”. E’ per questo che l’appuntamento di quest’inverno diventa centrale. Ci avviciniamo a un congresso difficile che ci vedrà impegnati in un dibattito serio e, probabilmente, anche aspro. D’altronde di cose ne sono successe, a partire dalla “non vittoria” elettorale per arrivare al Governo Letta, passando per la vicenda Prodi… Di elementi per una discussione franca ce ne sono in abbondanza. Il mio auspicio è che il congresso non si esaurisca nella semplice elezione del prossimo segretario: le primarie infatti sono uno strumento (fondamentale e identitario) ma non possono sostituire la discussione che un partito deve avere al proprio interno”.
Pensa che Renzi sarà il successore di Bersani?
“La mia opinione è che Renzi sia più spendibile come candidato premier che come segretario di partito, per far questo sarebbe necessario cambiare una volta per tutte lo statuto, ma qui saremo già a congresso”.
Come commenta l’entusiasmo della gente di fronte a Renzi? Certo tutto si può dire tranne che non sia un comunicatore che, come lui stesso ha asserito, non è certamente una parolaccia…
“Renzi è uno straordinario comunicatore ed è capace di parlare con elettori che non sono tradizionalmente di Sinistra o Centrosinistra. Questa è una cosa positiva e, devo ammettere che, durante l’iniziativa a Carpi, vedere la collina piena di facce nuove mi ha positivamente emozionato. Mi ha colpito anche la semplicità del messaggio che Renzi ha portato a tutti, in particolare ai non avvezzi ai comizi politici: la politica è una cosa bella e utile, a volte aldilà dei politici stessi”.