Si è tenuto a Carpi giovedì 30 maggio l’incontro con Gianluigi Nuzzi – giornalista e autore di Vaticano S.p.A e Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI – ospite, in Auditorium Loria, della rassegna Ne vale la pena. Sollecitato dalle domande del caporedattore di Radio Bruno, Pierluigi Senatore, Nuzzi, che si è occupato dell’Istituto per le Opere di Religione, meglio noto come Ior, la banca del Vaticano, e della lotta di potere interna alla Curia, ha rivelato di essersi accorto ben presto di essere entrato in una storia ben più grande di lui.
A questa convinzione Nuzzi è arrivato esaminando via via i documenti riservati che Paolo Gabriele, l’Aiutante di Camera di Papa Ratzinger gli forniva. “Ho percepito l’isolamento assoluto di Benedetto XVI dai centri di potere del Vaticano e ho sentito la distanza siderale tra i fedeli e quei grumi di potere”. In realtà, ha continuato Nuzzi, i due libri sono uno il prosieguo dell’altro, ovvero è anche a partire dalla scarsa trasparenza che da sempre circonda le operazioni dello Ior che si originano quegli scontri interni che poco, anzi pochissimo, sembrano avere a che spartire con la salvezza dell’anima. “Ci tengo a sottolineare che non sono anticlericale, mi limito a fare il cronista: trovare le notizie e diffonderle”. In merito alla vicenda di Gabriele, Nuzzi solleva qualche perplessità: “è stato arrestato in un Paese dove non finisce mai in galera nessuno, neppure i pedofili, ma un problema non si risolve spostandolo di 20 chilometri o mettendolo a tacere”. Nuzzi si dice purtroppo convinto di aver svelato, con le sue inchieste, solo la parte migliore della storia: “temo ve ne siano di peggiori; ma sono contento, perché credo che questi due libri abbiano accelerato i processi di conoscenza, rompendo equilibri e svelando segreti che potevano divenire fonti di ricatto. Non penso che il nuovo Papa, sebbene con la sua semplicità stia riscaldando il cuore di molti fedeli, eliminerà lo Ior, perché non ho mai visto chiudere un cimitero pieno di scheletri. Una volta dissepolto, infatti, uno scheletro può appartenere a chiunque”. Fare pulizia, insomma, potrebbe destare scandali: “tutti sanno benissimo cos’ha fatto quella banca dal dopoguerra a oggi – ha continuato Nuzzi – essendo di fatto un istituto di credito offshore, in grado di garantire il completo anonimato e con in più la comodità di essere ubicato nel centro di Roma. Basti pensare che metà della tangente Enimont, la più grande mai versata, portata da Bisignani allo Ior, ancora non si sa a chi sia andata”. Anche su Papa Francesco il cronista invita alla prudenza, perché la rinnovata semplicità della Chiesa di Roma rischia di essere, magari involontariamente, nulla più che un’operazione di maquillage. “Non basta un nuovo pontefice per cambiare un potere che è abituato a imbrigliare ogni spinta al cambiamento, ed è troppo presto per giudicare quali siano le sue reali volontà. Pensate che mi hanno raccontato che alcuni cardinali hanno lasciato in garage le auto blu e comprato delle Panda”. Un dato di speranza, però, c’è: “riconsegnando alla Cei lo scettro del dialogo politico che, per alcuni anni, Bertone aveva tenuto per sé, Bergoglio ha fatto un gesto importante. A differenza di Ratzinger, che è stato lasciato volontariamente solo ed è arrivato al soglio di Pietro con alle spalle intere biblioteche, Francesco vi è giunto con i Gesuiti”. In ogni caso, più che sperare in un cambiamento dall’alto, viene da pensare sia compito degli stessi fedeli pretendere che polvere e scheletri non abitino più i sontuosi palazzi romani. D’altra parte la Chiesa è sempre stata divisa: da un lato Francesco d’Assisi, Don Ciotti, Alex Zanotelli, Madre Teresa; dall’altro i Borgia, Bonifacio VIII, Giulio II, il fuoco dell’Inquisizione e l’indice dei libri proibiti. Ad aiutare quanti sognano una Chiesa più vicina ai poveri che al potere una guida insuperabile: le parole del Vangelo.
Marcello Marchesini