Medici e paramedici, in tutto una decina, sono stati iscritti nel registro degli indagati con la pesante accusa di omicidio colposo dal pm Enrico Stefani a cui è affidata l’inchiesta che dovrà far luce sulla morte di Simona Cipolli, deceduta all’ospedale di Baggiovara, dopo aver partorito al Policlinico di Modena dove era stata trasferita dal Ramazzini di Carpi: tre ospedali diversi nel giro di poche ore perché così “funzionano” i percorsi della sanità pubblica oggi. Uno dei medici lavora al Ramazzini, la maggior parte al Policlinico e i rimanenti alla Neurochirurgia di Baggiovara: per la Procura di Modena l’avviso di garanzia è un “atto dovuto” che consente agli indagati di esercitare i propri diritti di difesa e partecipare all’autopsia con un proprio consulente.
Tutto ha inizio sabato 16 febbraio, quando, nel pomeriggio, Simona Cipolli, 36 anni, residente a Limidi di Soliera non si sente bene e va a farsi provare la pressione in una farmacia di Carpi (Il Resto del Carlino, sabato 23 febbraio) dove le riscontrano valori un po’ alti e le consigliano di andare al Pronto Soccorso. Simona, che è alla ventinovesima settimana di gravidanza, arriva al Ramazzini poco dopo le 18 e, “inizialmente, le condizioni della signora (Comunicato ufficiale dell’azienda Usl, lunedì 18 febbraio) – sono apparse buone e solo dopo circa un’ora sono emersi i primi problemi (legati agli sbalzi di pressione) sempre più seri, tanto che, dopo essere intervenuti per stabilizzare le condizioni della paziente, si è deciso di trasferirla presso il Policlinico di Modena, dove è arrivata intorno alle 21,30 trasportata in ambulanza con accompagnamento medico (ginecologo e anestesista)”. Sempre secondo il resoconto del comunicato ufficiale dell’Ausl, “vista la complessità della situazione si è deciso di eseguire un cesareo urgente”.
Poco prima delle 23, nasce Riccardo, 700 grammi, trasferito in Neonatologia dove tuttora si trova.
Dopo il parto, Simona parla pochi secondi con sua madre, poi la situazione precipita: le sue condizioni si aggravano e, dopo averle “eseguito una TAC – si legge nel comunicato ufficiale dell’Ausl – si è deciso il trasferimento d’urgenza presso l’ospedale di Baggiovara dove Simona viene sottoposta a un delicato intervento neurochirurgico”. Entra in coma e, dopo quattro giorni, muore mercoledì 21 febbraio, intorno alle 22. L’inchiesta della Procura dovrà fare luce su questa tragedia accertando cosa ha portato al decesso della giovane donna: se insomma l’emorragia cerebrale che ha fatto entrare in coma Simona Cipolli è stata la conseguenza di un iter sanitario errato, oppure se l’emorragia è insorta a causa di un problema di salute congenito.
Fra le ipotesi più accreditate c’è quella di un caso di gestosi o preeclampsia, patologia che colpisce il 3-5% delle donne in attesa. I risultati dell’autopsia e della commissione medica di esperti istituita dalla Procura di Modena dovranno chiarire l’inquietante caso.
E dire che, appena quattro giorni prima, martedì 12 febbraio, c’era stato lo sciopero delle sale parto con medici e ostetriche che avevano incrociato le braccia per protestare contro l’esplosione dei contenziosi medico legali “che rendono impossibile per i medici lavorare in serenità”.
Sara Gelli