“Viviamo in uno dei luoghi più inquinati della terra: come si può anche solo concepire l’idea di costruire qui, a Fossoli, in pianura padana, un impianto di cogenerazione a biomasse? E non facciamoci prendere in giro. Di bio, in questo caso, non c’è proprio nulla”. Si è aperta così l’affollatissima e accesa assemblea pubblica organizzata lo scorso 17 febbraio, al Circolo la Fontana di Fossoli, dal neonato Comitato No inceneritori Carpi, formato da un gruppo di cittadini che non hanno alcuna intenzione di restare a guardare, bensì intendono rendere manifesto il loro dissenso al progetto presentato da Garc: l’azienda prevede la creazione di un impianto di cogenerazione a biomasse in via dei Trasporti. Assenti, malgrado l’invito ricevuto, sia gli esponenti della Giunta cittadina che i vertici dell’azienda fossolese. “Un inceneritore di scarti legnosi – ha commentato Paolo Galli, attivista del comitato – avrebbe delle evidenti conseguenze sia sull’ambiente che sulla nostra salute. Nei fumi derivanti dalla combustione del legno sono presenti numerose sostanze tossiche e cancerogene: benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, polveri fini e ultrafini. I fattori di emissione dimostrano come, a parità di energia prodotta, le centrali termoelettriche alimentate a legna inquinino molto più di quelle a gas naturale”. Numerose le sostanze residue che finirebbero nell’aria e nei nostri polmoni, cui si aggiungono il problema legato allo smaltimento delle ceneri prodotte e l’aumento di smog derivante dai trasporti su gomma del materiale legnoso necessario al funzionamento dell’impianto. E non lasciamoci ingannare dal cosiddetto principio del saldo zero (ovvero l’obbligo di ridurre le emissioni in misura uguale a quelle prodotte, conditio sine qua non per la realizzazione dell’impianto) ha poi aggiunto Galli, “perchè nel progetto presentato da Garc è assente la possibilità di una rete di teleriscaldamento, unica prerogativa che consentirebbe di ottenere un reale bilancio vantaggioso tra emissioni della centrale ed emissioni risparmiate e un beneficio per la collettività. Questo impianto gioverebbe solo alle tasche dell’impresa”. Peccato anche che il principio del saldo zero non valga dal momento dell’attivazione dell’impianto, bensì dopo tre anni dall’avviamento, un periodo iniziale in cui sarà ‘a debito’. “E noi dovremmo forse rischiare la pelle per aumentare il conto in banca di pochi?”, ha poi tuonato il dottor Marco Fregni, attivista del comitato. I promessi monitoraggi e controlli dei fumi sono una bufala poiché, prosegue Fregni, “bruciare biomasse non è come bruciare gas. La centralina monitorerebbe solo le pm10, ma le polveri ultrafini sono talmente miniaturizzate da non poter essere bloccate da alcun filtro esistente e arrivano dritte negli alveoli dei nostri polmoni”.
Garc dice di agire nel pieno rispetto della legge ma, legalità può non far rima con salubrità: “basti pensare a quanti morti di tumore ha fatto l’eternit. Noi oggi non siamo in grado di sapere esattamente quali effetti provocheranno queste emissioni, così come negli Anni ‘60 non si conoscevano le conseguenze devastanti dell’amianto sulla salute umana”. Servono leggi più limitative ma, invita Fregni, “è fondamentale ascoltare i numerosi medici ed esperti che consigliano di ridurre al massimo il riscaldamento da fonti come le biomasse poiché ritenute inquinanti”.
Ma allora perchè, anche in presenza di un solo dubbio circa la salubrità di questi impianti, il sindaco di Carpi, Enrico Campedelli, garante della salute di tutti noi, ha liquidato la questione scaricando la responsabilità sulla Provincia? (ndr “sarà la Provincia a valutare il progetto dal punto di vista tecnico e a rilasciare l’autorizzazione. Il Comune non ha la potestà per bloccare l’impianto”). “Come può l’Amministrazione Comunale di Carpi, per tutelare un interesse privato, non manifestare alcuna preoccupazione per la salute dei propri cittadini? Ci sono sindaci – commenta il portavoce del comitato, Giulio Righi – che si stanno opponendo con forza all’apertura di impianti di questo tipo. Primi cittadini in ogni parte d’Italia che scendono in piazza al fianco dei cittadini per dire no alla proliferazione di queste nuove tecnologie”. Tra loro anche il sindaco di Monterenzio (Bologna) che, a fronte di una richiesta di privati di realizzare un impianto di cogenerazione a biomasse, si è immediatamente rivolto a un esperto, il professor Federico Valerio, dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, per una consulenza.
“Nella sua relazione – ha spiegato il dottor Marco Fregni – il professor Valerio scrive che tutti gli studi sinora condotti confermano la pericolosità delle emissioni di nano polveri e che, nel 2010, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato le emissioni legate al processo di combustione del legno come cancerogene”. “La centrale – si legge nelle conclusioni del professor Federico Valerio – peggiorerebbe la qualità dell’aria immettendo inquinanti e agenti cancerogeni e incrementerebbe, a fronte di soli interessi personali, il rischio sanitario della popolazione esposta”. Risultato? A Monterenzio, l’Amministrazione Comunale e il Comitato Monterenzio Pulita hanno osteggiato, insieme, la realizzazione dell’impianto e il progetto è stato ritirato. Toni pacati fino all’intervento in sala di Marco Reggiani, segretario del Pd di Fossoli che nell’annunciare la disponibilità del sindaco al confronto ha scatenato l’ira dei presenti in sala. “Se è tanto disponibile perchè non è qui oggi?” “Perchè ha preso le mazzette”, rispondono dalle retrovie. “Il sindaco – prende la parola Roberto Galantini di Carpi a 5 stelle, movimento che ha portato alla ribalta della cronaca la vicenda dell’impianto in questione presentando un’interrogazione in Consiglio Comunale – può ostacolare progetti di questo tipo. In quanto difensore della salute pubblica, il suo è un parere vincolante. Campedelli può dire: no, nel mio Comune questo impianto non si fa. Ed è proprio in un’apertura da parte dell’Amministrazione Comunale carpigiana che confido. La Giunta deve confrontarsi apertamente su questo tema perchè anche in presenza di un solo dubbio sulla pericolosità di questi impianti occorre mettere in atto il principio di precauzione: se non si è sicuri delle conseguenze che esso potrebbe provocare, ci si deve astenere dal farlo”. Le proposte avanzate da Galantini sono chiare: “a questo punto dovremmo chiedere un incontro coi vertici di Garc e in Provincia. Allo stesso tempo chiedere una consulenza tecnica a medici disponibili e offrire un’informazione attenta, puntuale e capillare alla cittadinanza”. Tutta. Poiché questo impianto non è solo affare dei fossolesi, ma di tutti noi.
Jessica Bianchi