Gli asili secondo Schena

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Per vincere la sfida non basterà conservare l’esistente perché per mantenere i servizi educativi così come sono servirà un ripensamento complessivo delle modalità di accesso e di contribuzione da parte delle famiglie. Da Carpi si guarda con attenzione critica all’esperienza di Reggio Children, alla Fondazione Cresci@mo che è stata fatta nascere a Modena, al Quoziente Parma che è stato cancellato dall’Amministrazione a 5 stelle. Esperimenti che possono insegnare qualcosa a chi oggi guarda al futuro come l’assessore all’Istruzione dell’Unione Terre d’Argine, Giuseppe Schena.
Come funziona il sistema delle rette?
“In attesa del nuovo Isee al quale ha lavorato il sottosegretario Guerra per rinnovare uno strumento vecchio ormai di dieci anni, si è cercato di rendere il sistema il più equo possibile. In base alla situazione patrimoniale e al reddito, ogni famiglia calcola la propria retta che, per l’asilo nido, da una minima di 85 euro al mese per un nucleo familiare con un Isee a 9mila e, quindi, un reddito lordo sotto i 24mila euro, può arrivare a una massima di 470 euro per un nucleo familiare che ha un Isee di 35mila e un reddito lordo di 93mila euro circa. Alla Scuola d’infanzia si va da una minima di 71 euro a una massima di 155 euro. Ogni nucleo familiare calcola la retta in base al propro Isee all’interno di un range che va dalla minima alla massima superando il concetto degli scaglioni e approdando a un calcolo più preciso e proporzionale della retta in relazione alla situazione familiare”.
Siamo vicini al sistema del Quoziente familiare?
“Il Quoziente familiare è un innovativo strumento di welfare che rimodula l’Isee in base ai carichi familiari di chi chiede i servizi stessi. In pratica, in base al Quoziente familiare se una famiglia ha più figli, o genitori anziani a carico, o un componente disabile paga meno, a parità di reddito, rispetto a chi questi carichi di famiglia non li ha. C’è una riflessione in corso sulla sua applicazione e sulla sostenibilità del sistema: a Parma l’ applicazione del Quoziente familiare è costata abbastanza cara alle casse pubbliche. Nell’Unione è stata fatta la scelta di arrivare a un calcolo il più preciso possibile della retta, in base alla situazione patrimoniale e reddituale, di tener conto della presenza di più figli applicando sconti oppure di effettuare riduzioni basate sull’effettiva presenza del bambino. Comunque anche nell’Isee attuale, indicatore ottenuto in base a reddito e patrimonio, si tiene conto del peso della famiglia attraverso un fattore ponderale (la scala di equivalenza) che misura il numero di componenti e l’eventuale presenza di membri con disabilità”.
Le rette dell’Unione risultano tra le più basse in Regione ma le minime sono tra le più alte. Perché?
“Alzare di dieci euro la minima a chi pagava 70 euro ci ha consentito di non alzare la retta alle famiglie che già oggi faticano a corrispondere 300-400 euro per il servizio. Stiamo parlando di quelle famiglie composte da due genitori, entrambi lavoratori, e con due figli: costituiscono la maggioranza e sono in forte difficoltà a causa della crisi”.
A che punto sono le liste d’attesa per un posto al nido?
“Oggi riusciamo a rispondere al 96% delle richieste che sono comunque calate a causa del terremoto e della crisi”.
Cosa si può migliorare?
“E’ tempo di rivisitare i servizi oggi poco flessibili in termini di orari allargati. Si è fatto avanti negli ultimi tempi anche il tema del sabato e dei mesi estivi di luglio e agosto. A questo proposito voglio precisare che le risposte di questa Amministrazione non perderanno mai di vista il profilo educativo: non incentiveremo ciò che va contro la famiglia”.
Fino a quando il sistema sarà sostenibile da parte del pubblico?
“Fino a quando sarà destinata al sistema educativo una parte consistente della fiscalità generale si riuscirà a mantenere il servizio ma, in considerazione del calo delle entrate e dei vincoli, bisognerà presto inventarsi qualcosa. Oggi le rette che le famiglie pagano coprono il 22% del costo di un bambino all’asilo nido e il 28% di un bambino alla scuola d’infanzia: il resto è a carico delle casse comunali. Fino a quando il pubblico riuscirà a farsi carico di questa spesa? I vincoli nell’assunzione del personale ci impediscono di far fronte al turn over: ogni cinque pensionamenti possiamo procedere con due sole assunzioni. Finora abbiamo dirottato personale sugli asili togliendolo dai servizi di staff ma così facendo abbiamo ‘tolto cervello’ ai servizi. Senza personale come sarà possibile garantire il servizio?”.
Così si apre anche nel territorio delle Terre d’Argine la riflessione sul futuro dei servizi educativi di cui il Comune manterrebbe il controllo senza più occuparsi della gestione diretta. A Reggio Emilia accade ormai da anni con Reggio Children, a Parma è in atto la sperimentazione con Parmazerosei, mentre a Modena non senza polemiche è partita Cresci@mo. Di esternalizzazione Schena non parla sottolineando il buon lavoro dell’Amministrazione “che è riuscita, pur in questi anni di difficoltà e con alcuni interventi mirati di efficientamento della spesa e di riorganizzazione interna, a mantenere la gestione diretta e l’alta qualità di tutti i suoi nidi e tutte le sue scuole di infanzia” ma ribadisce l’importanza di “governare certi processi”.
Sara Gelli

Le rette in pratica…

Famiglia con quattro componenti: entrambi i genitori che lavorano e due figli (uno al nido e uno alla scuola d’infanzia). L’Isee è calcolato in tutti i casi in assenza di patrimonio.

* Isee a 15mila (reddito lordo di circa 40mila euro)
114 euro per la scuola dell’infanzia
180euro per il nido (compreso lo sconto multiutenza)

* Isee a 20mila (reddito lordo di circa 53mila euro)
150 euro per la scuola dell’infanzia
280 euro per il nido (compreso lo sconto multiutenza)

* Isee a 30mila (reddito lordo di crica 79mila 800 euro)
155 euro per la scuola dell’infanzia
380 euro per il nido (compreso lo sconto multiutenza

Famiglia con tre componenti: entrambi i genitori che lavorano e il figlio al nido o alla scuola dell’infanzia

* Isee a 15mila (reddito lordo di 33mila 600 euro)
114 euro per la scuola d’infanzia
257 euro per il nido

* Isee a 20mila (reddito lordo di 44mila 800 euro)
150 euro per la scuola d’infanzia
400 euro per il nido

* Isee a 30mila (reddito lordo di 67mila 200 euro)
155 euro per la scuola d’infanzia
447 euro per il nido