Diritto di voto: non per tutti!

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24 anni, carpigiana, studentessa della laurea magistrale in Geografia e processi territoriali della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Bologna. Questo è il ritratto di Francesca Sabattini, partita con il progetto Erasmus nel settembre scorso, per trascorrere 9 mesi nella cittadina di Cork, in Irlanda.
Francesca come mai sei voluta partire?
“L’opportunità di poter usufruire di un programma di studio all’estero credo sia una delle rappresentazioni più realistiche di una società avanzata. L’Erasmus è un’opportunità incredibile per approfondire la conoscenza della lingua inglese, studiare ciò che più mi interessa secondo punti di vista e metodologie didattiche diverse, ma anche e soprattutto, un arricchimento del mio bagaglio culturale e sentimentale. Qui a Cork ho incontrato molti ragazzi, provenienti dall’Europa e anche tanti italiani.
Ciò che mi sta regalando questa esperienza è di inestimabile valore e voglio continuare a viverla fino in fondo; amo la mia vita qui e credo che tutto ciò possa riservarmi qualcosa anche in futuro. Non posso però dimenticarmi della mia città e del mio Paese ai quali sarò sempre legata, qualsiasi siano le mie prospettive future e da questo punto di vista non posso non essere amareggiata e delusa per quello che sta accadendo a discapito mio e di tanti Erasmus italiani”.
Francesca si riferisce infatti all’impossibilità di votare alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio per gli studenti Erasmus italiani all’estero. Delusione e amarezza per il fatto di non poter esercitare il diritto di voto, sono i sentimenti che pervadono la nostra giovane concittadina all’estero.
Cosa significa per te non poter votare?
“La notizia concernente la nostra esclusione dalle elezioni è arrivata con il decreto legge 223 del 18/12/2012, con il quale vengono ufficialmente esclusi gli studenti italiani temporaneamente all’estero. La questione mi lascia allibita e delusa e dà la conferma del fatto che siamo un Paese obsoleto e, per quanto mi riguarda, senza alcuna considerazione dei giovani. Ho acquisito il diritto di voto sei anni fa e, da allora, ho sempre adempiuto al mio dovere civico. Votare non è solo uno diritto ma un dovere, al quale tutti dovremmo moralmente rispondere. L’opportunità che ci è stata data diventa così una limitazione: chiunque voglia votare deve rientrare in patria, e a spese proprie ovviamente. Su questo il ministro Cancellieri è stato chiaro: “difficoltà insuperabili” e così i 25mila studenti che si trovano al di fuori dei confini italiani vengono tagliati fuori senza alcuna remora”.
Da qui l’idea di mobilitarsi per svolgere delle elezioni simboliche. Francesca ci racconta come lei e altri italiani all’estero abbiano deciso di organizzare le elezioni: “da gennaio 2013 alcuni ragazzi hanno iniziato a creare gruppi su Facebook invitando i giovani Erasmus e non solo, anche tirocinanti e lavoratori privati del diritto di voto, a programmare le elezioni politiche nelle città europee nelle quali temporaneamente vivono. Io mi sono mobilitata circa una settimana fa e ho creato il gruppo per Cork. Insieme ad altri studenti e amici abbiamo deciso di fare una riunione per cercare di organizzare il tutto in vista delle prossime elezioni, ciò vuol dire farsi pubblicità, in modo che più gente possibile sappia cosa sta accadendo e in tantissimi vengano a votare e trovare forme di autofinanziamento per la costruzione dei seggi (ovviamente in via del tutto spartana). In questo senso provvederemo alla stampa di fac-simili delle schede elettorali per Camera e Senato e sarà sufficiente presentare un documento di identità per votare. Il fine ultimo sarà diffondere i risultati delle elezioni attraverso i principali mezzi di comunicazione. Il mio ruolo è quello di organizzatrice degli incontri per far sapere delle elezioni a più persone possibile. Avrò un ruolo attivo anche nello svolgimento delle elezioni simboliche qui a Cork. Ho organizzato un primo meeting e insieme agli altri studenti mi sto mobilitando al fine di trovare una location adeguata e in posizione strategica per le elezioni. Abbiamo pensato, ad esempio alle strade più trafficate del centro città, in modo da attirare l’attenzione di tutti. Abbiamo bisogno non solo della partecipazione di più italiani possibili ma anche del sostegno della popolazione locale”.
Le preoccupazioni non sono però finite e nemmeno le difficoltà per gli studenti Erasmus: il progetto infatti, rischia in futuro di essere chiuso. Un’altra preoccupazione si è presentata al varco lo scorso semestre. “L’Unione Europea ha terminato i fondi. Ciò significa che il programma Erasmus rischia di morire giovane, dopo solamente 25 anni di esperienze, opportunità e progresso. Il problema viene essenzialmente dal buco del Fondo sociale europeo il quale non sarebbe più in grado di rimborsare gli Stati. La notizia è arrivata sei mesi fa e ci ha spiazzati. Fortunatamente chi è partito il primo semestre non ha corso rischi ma la preoccupazione è stata tanta, anche perchè fino all’ultimo non vi erano certezze. Rimangono alcune perplessità relativamente al futuro anche se la Commissione Europea è fiduciosa nel poter salvare il programma Erasmus. Questo ci fa capire quanto si investa poco sull’istruzione e sui giovani e che bisognerebbe cambiare marcia per una società più equa”.
Francesca Zanni