In tutto il mondo, aziende, enti pubblici, strutture ospedaliere a basi militari si affidano ai gruppi elettrogeni Bruno. A Carpi, Bruno Generators ha comprato il Gruppo Zadi, un’operazione onerosa e complessa, giunta dopo una lunga serie di accordi sfumati con altri partner. Un’acquisizione che ha fatto levare un sospiro di sollievo ai lavoratori rimasti per mesi sul filo del rasoio, senza sapere quale sarebbe stato il proprio futuro. Sgomberato lo spettro del fallimento, ora per Zadi si apre una nuova pagina. A raccontarci quel che accadrà all’interno dello stabilimento carpigiano è il dottor Renato Bruno, general manager della Bruno Generators di Grottaminarda, in provincia di Avellino.
Dottor Bruno di cosa si occupa il vostro gruppo e da quanto tempo è sul mercato?
“Fondato da mio padre nel 1977 come ditta individuale, il gruppo si occupa di generatori elettrici. In oltre trent’anni di attività Bruno Generators ha realizzato 100mila gruppi elettrogeni con una potenza complessiva in grado di alimentare metropoli come New York o Londra. Attualmente la produzione annua supera le 10mila unità, destinate a oltre 50 paesi del mondo. Abbiamo tre sedi produttive in Italia, una in Inghilterra e numerose filiali distributive all’estero. Siamo il secondo produttore italiano di generatori elettrici e tra i primi dieci a livello europeo. Il gruppo consolida 65 milioni di fatturato nel settore, con un patrimonio netto di 40 milioni di euro”.
A quanto ammonta il giro d’affari del Gruppo?
“Il volume d’affari complessivo del Gruppo che si occupa anche di distribuzione di macchine agricole si aggira intorno ai 100 milioni di euro”.
Numeri che ben sintetizzano il percorso in crescita che ha portato una piccola attività artigianale a diventare uno dei leader nel settore dei gruppi elettrogeni malgrado la gravissima congiuntura economica.
Come è nata la volontà di acquisire Zadi?
“Non siamo stati guidati da una logica di integrazione del prodotto. Pur avendo piccoli elementi di contatto dal punto di vista produttivo – Bruno Generators ha una società che si occupa di illuminazione a led e Zadi è tra i pionieri del settore e, ancora, una controllata di Zadi produce componenti che potenzialmente potremmo utilizzare nelle chiusure delle cofanature dei generatori – ciò non giustificherebbe di certo l’entità dell’investimento. Un amico, consulente di Zadi, mi ha fatto avere il dossier del gruppo, e dopo le opportune valutazione e varie visite in loco mi sono convinto vi sia un grande potenziale. Ho trovato un’elevata consapevolezza relativamente alle proprie capacità, una tecnologia all’avanguardia, professionalità da valorizzare e una dirigenza di tutto rispetto. Il settore automotive è in fortissima sofferenza e siamo a cavallo della peggior crisi conosciuta dal mondo occidentale dopo il 1929, malgrado ciò noi abbiamo deciso di acquistare Zadi perchè lo spirito imprenditoriale inscritto nel nostro nel dna ci porta a fare operazioni che molti giudicherebbero da pazzi! In queste decisioni ogni imprenditore è solo. Scommettere sul futuro è difficile, i prossimi anni ci diranno se abbiamo avuto ragione. In Zadi abbiamo visto tecnologia, innovazione e competenza: lasciarla fallire sarebbe stato un peccato”.
A quanto ammonta il vostro investimento?
“Ci siamo assunti un rischio rilevante, l’acquisizione comporta infatti un investimento di circa 15 milioni di euro”.
Ad oggi Zadi ha problemi di liquidità e mancanza di commesse. Come intendete farvi fronte?
“Oltre a esternalizzare alcune attività per immettere liquidità in cassa, stiamo contattando i prestigiosi clienti di Zadi per rassicurarli relativamente alla stabilità finanziaria dell’azienda, nessun acquirente infatti comprerebbe un prodotto da una società dal futuro incerto. Oggi però le cose sono cambiate e la nostra speranza è quella di avere presto degli utili”.
La produzione cambierà nello stabilimento carpigiano?
“Spero migliori ulteriormente, ma non cambierà. Noi siamo un partner industriale, non facciamo finanza”.
Lo stabilimento di Carpi conta 162 lavoratori, saranno mantenuti?
“I lavoratori, che sto lentamente conoscendo uno ad uno, sono riconfermati e alcune professionalità ulteriormente valorizzate”.
Il dottor Aldo Quintavalla ricoprirà un ruolo nel futuro management aziendale?
“Quintavalla mi affiancherà nella gestione come amministratore delegato della società. Conoscendo perfettamente il meccanismo, rappresenta una risorsa preziosa e indispensabile”.
Jessica Bianchi