Regione Emilia-Romagna: cala il Pil del 2,6%

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Un anno particolarmente difficile, all’insegna della recessione e del terremoto che è andato a colpire un’area ad altissima densità di imprese. I numeri che misurano l’andamento del sistema produttivo emiliano-romagnolo nel 2012 sono quasi tutti di segno negativo: calo reale del Pil del 2,6 per cento, leggermente superiore a quanto previsto in Italia (-2,4 per cento), per le conseguenze del sisma ma anche domanda interna in sensibile diminuzione (-3,7 per cento), a causa dei concomitanti cali dei consumi delle famiglie (-3,3 per cento) e, soprattutto, degli investimenti (-7,5 per cento).
E’ questo il quadro che emerge dal Rapporto sull’economia regionale 2012, presentato a Bologna, realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna.
«Occorre innanzi tutto – ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – una nuova politica industriale: il carattere strutturale, profondo, di questa crisi, richiede qualcosa di più e di diverso da uno spostamento dell’asse della politica economica e cioè una diversa considerazione dello sviluppo e una diversa idea del modello di sviluppo. Si chiude un anno difficile, ma che evidenzia anche, che il sistema produttivo emiliano romagnolo, con l’export, è ancora tonico. Per uscire dal tunnel sosterremo con forza saperi, ricerca, innovazione valorizzando prodotti, produzioni e lavoro che guardano il made in Italy, il settore green e l’high tech».
Se il 2012 è un anno di arretramento, le prospettive sono di segno negativo anche per il 2013 con ripercussioni su occupazione, tenuta delle imprese, ricchezza delle famiglie, sistema di welfare. Solo nel 2014 si può ipotizzare una moderata ripresa.«Il 2012 sarà ricordato – aggiunge il presidente Unioncamere Emilia-Romagna Carlo Alberto Roncarati – come un anno di recessione per l’economia della nostra regione, stretta tra la crisi internazionale e il terremoto. Quanto è accaduto in risposta ai drammatici eventi sismici ci ha insegnato però che è possibile rialzarsi, ritrovando la coesione e la solidarietà come valori fondanti. Insieme è quindi la parola chiave per affrontare il futuro. Come istituzioni dobbiamo rigenerare l’entusiasmo impegnandoci in uno sforzo comune per accompagnare le imprese sotto vari profili: dall’accesso al credito con i confidi, alla semplificazione amministrativa, all’internazionalizzazione, all’innovazione, a favorire la nascita di reti di imprese per creare la massa critica giusta per affrontare il mercato».
A novembre 2012, la consistenza delle imprese attive è diminuita tendenzialmente dell’1,1 per cento, consolidando la fase negativa in atto da inizio anno. Perdono terreno le società di persone (-1,2 per cento) e le ditte individuali (-1,8 per cento), mentre si rafforzano le società di capitale (+0,7 per cento) e le ‘altre società’ (+3,0 per cento).
Il comparto manifatturiero è entrato in una spirale recessiva: per l’industria in senso stretto nei primi nove mesi male produzione (-4,0 per cento), fatturato (-3,8 per cento) e ordini (-4,3 per cento).
Il settore delle costruzioni in difficoltà da oltre quattro anni, ancora non ne vede l’uscita: il volume d’affari ha subito una diminuzione del 2,2 per cento, mentre la produzione ha visto nettamente prevalere le imprese che hanno dichiarato cali. Le difficoltà maggiori hanno riguardato le imprese più strutturate, più colpite dalla frenata delle opere pubbliche.
Il commercio al dettaglio ha registrato flessioni nelle vendite come mai avvenuto negli ultimi dieci anni, in correlazione con un andamento assai depresso dei consumi e dei redditi. Le situazioni più critiche sono state registrate nella piccola e media distribuzione (rispettivamente – 7,3 e – 6,6 per cento). La grande distribuzione ha evidenziato una relativa maggiore tenuta (-1,5 per cento).
L’agricoltura, a sua volta, a causa della siccità estiva accusa una perdita importante, che la ripresa dei prezzi alla produzione non riuscirà quasi certamente a colmare e stenta a mantenere livelli di redditività soddisfacenti.
L’Emilia-Romagna si contraddistingue per l’apertura ai mercati esteri: secondo i dati Istat, nei primi nove mesi del 2012 l’export è ammontato a circa 37 miliardi di euro, superando del 3,6 per cento l’importo dell’analogo periodo del 2011.
La crescita dell’export tuttavia è meno elevata rispetto agli andamenti del 2011, ed anzi, è in calo negli ultimi mesi del 2012 a causa dei contraccolpi del rallentamento degli scambi mondiali.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nei primi nove mesi tenuta dell’occupazione (+0,1 per cento). Il calo delle attività industriali in senso stretto (-2,7 per cento) è stato compensato dai miglioramenti degli altri rami di attività. Meglio le donne (+1,3 per cento) rispetto agli uomini (-0,8 per cento). A sostenere l’occupazione ha provveduto anche il largo impiego degli ammortizzatori sociali. Causa recessione e inattività imposta dal sisma, nei primi dieci mesi la cassa integrazione guadagni ha autorizzato circa 73 milioni e 390 mila ore, superando dell’11,4 per cento il quantitativo di un anno prima. E’ inoltre aumentato, tra gennaio e settembre, il ricorso alla mobilità (+6,0 per cento) oltre alle domande di disoccupazione (+40,6 per cento).
Note negative per la disoccupazione, il cui tasso è previsto al valore record del 7,0 per cento, con la prospettiva di salire al 7,9 per cento nel prossimo anno. La crescita delle persone in cerca di lavoro, arrivate a circa 142.000, è dipesa dall’entrata nel mercato del lavoro di molti inattivi, cioè studenti, casalinghe e pensionati.
Quello d’Emilia sarà ricordato anche come il primo ‘terremoto industriale’. Dove la densità delle imprese e delle industrie presenti nell’area del cratere è altissima. Qui si produce circa il 2 per cento del Pil nazionale ed è evidente che i danni alle strutture e il blocco produttivo di quell’area (33 Comuni nel cratere, 54 Comuni quelli individuati dal Decreto Legge) complessivamente ha inciso gravemente non solo sul PIL della nostra regione, ma dell’intera economia nazionale. I dati ufficiali parlano di danni complessivi per l’Emilia Romagna di oltre 12 miliardi di euro. Al momento sono state stanziate risorse complessive per oltre 9 miliardi di euro, di cui 6 miliardi solo per la ricostruzione.

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