Caro emiliano indignato, scrivo a te, perchè solo tu puoi capirmi. Mi guardo intorno, parlo con la gente, e dopo quel maledetto 29 maggio, mi rendo conto che qualcosa si è rotto. E non solo dentro di noi. Ad andare in frantumi è stata la fiducia delle persone nei confronti delle istituzioni. Gli emiliani “gente onesta” si sono stufati di sentirsi dire quanto siano bravi. Non ne possono più della solidarietà a parole. Gli emiliani “brava gente” esigono quel che è giusto. Hanno aspettato. Hanno concesso tempo. Ora il tempo è scaduto. I carpigiani, i fossolesi, i roveretani, i novesi… (l’elenco è lungo) sono stanchi di sentirsi presi in giro da uno Stato assente e disattento. Un Governo che ha completamente disatteso le promesse fatte durante le solite parate di circostanza durante l’emergenza. Non vi lasceremo soli avevano detto, per poi venire a riscuoter cassa a fine anno. Perche gli emiliani “gente operosa” sono lavoratori integerrimi. Sono quelli che pagano le tasse. Quelli che hanno sempre fatto la loro parte, figuriamoci oggi, che questo Paese sta andando a gambe all’aria… Cosa ce ne facciamo di un Governo che tanto in fretta dimentica? Per non parlare poi della Regione, incapace di portare a casa risultati concreti, poiché troppo impegnata a mantenere delicati equilibri di partito… E così, di ordinanza nebulosa in ordinanza nebulosa, il popolo composto da coloro che hanno perduto la propria abitazione continua a restar fuori casa e, peggio ancora, senza il becco di un quattrino. Famiglie costrette a pagare un affitto, malgrado una casa ce l’abbiano già. Peccato sia ancora inagibile, dal momento che, l’ordinanza necessaria per far richiesta di risarcimento nel caso di danni più gravi, sia uscita il 6 dicembre! Sette mesi dopo il sisma: beata tempestività! E nel frattempo, mentre il Cas arriva a singhiozzo, le buste paga di dicembre sono pressoché azzerate e del doman non v’è alcuna certezza (a parte l’appuntamento col pagamento delle tasse che invece è cosa sicura) giorno dopo giorno si moltiplicano le spese. Spuntano come funghi. Incessantemente. Hai la casa inagibile? Occorre puntellarla, fare i carotaggi dei terreni, redigere un progetto di ripristino e rafforzamento sismico… soldi, soldi, soldi che se ne vanno. E insieme ai sacrifici di una vita, che vanno a ramengo per colpa di un malvagio scherzo del destino, sorgono dubbi, domande, quesiti tecnici a cui dare risposta. Ma risposte non ce ne sono. Il Comune rimpalla ingegneri e architetti alla Regione che, a sua volta, li rimanda nuovamente al mittente. La domanda, come tu ben sai, caro emiliano indignato, è: ma quando potranno tornare le persone alle proprie case? E, ancora, perchè lo Stato non ricuce le ferite gravissime che il sisma ha provocato al nostro territorio? Perchè si gira dall’altra parte come se non fosse affar suo? Esistono forse terremoti di Serie A e altri di Serie B? Molti imprenditori, completamente abbandonati a loro stessi, non sanno come fare a ripartire. Il rischio default, aggravato da una crisi pesantissima, è dietro l’angolo. E lo Stato che fa? Niente. Meno male che ci pensa il senatore Barbolini a difenderci. Il 17 dicembre assicura: “le buste di Natale son salve, gli stipendi dei dipendenti della zona del cratere sismico avranno la loro normale consistenza”. Evidentemente nella sua famiglia non vi sono lavoratori dipendenti, poiché loro, la busta, quella di Natale, l’han già ricevuta eccome! Magra come non mai, nella maggior parte dei casi. Il mio desiderio in questa infausta fine d’anno è uno solo: che la giustizia possa essere ripristinata, perchè uno stato di diritto dev’esser fondato sulla giustizia. Senza di lei infatti siamo tutti più soli. E più cattivi. Purtroppo, non credendo in un’entità salvifica che ci sorride dall’alto, sono costretta a non perdere fiducia nell’individuo e nella sua capacità – potente e straordinaria – di fare gruppo. E quindi, caro emiliano, se anche tu, sei indignato quanto me, allora, probabilmente, è giunto il tempo di scendere in piazza. No, per carità, non sto inneggiando alla rivolta, spero soltanto che qualcuno abbia ancora la voglia, il desiderio e il coraggio di esigere giustizia! A voce alta.
Jessica Bianchi