C’è poco da stare allegri. Secondo il Report redatto dalla Provincia di Modena sulla situazione economica dei Distretti industriali di Carpi, Modena, Sassuolo, Mirandola, Vignola, quest’anno sono state 3.700 le aziende artigianali o industriali che hanno chiuso con una perdita di 3.800 posti di lavoro. Una crisi economica che si è tramutata in recessione, in crescenti difficoltà per imprese e famiglie, sempre più alle prese con l’aumento delle tasse e dell’Imu. Un salasso del Governo Monti che è ormai insopportabile per le tasche della gente. Lo conferma la Cgil modenese secondo cui i senza lavoro in Provincia sono ormai 22mila, di cui 13mila disoccupati e 9mila in mobilità. In un anno cioè i disoccupati sono aumentati di 1.600 unità e, da quando c’è il Governo dei tecnici, “la Provincia di Modena ha cessato di essere un’isola felice nel panorama nazionale”. E il sindacato dà un giudizio impietoso della situazione affermando che “gli effetti della crisi, uniti alle decisioni del Governo sull’aumento delle tasse e del ministro Fornero sul mercato del lavoro, hanno creato un blocco alla normale crescita economica, una paralisi degli investimenti delle imprese, con un conseguente calo della produzione, dei posti di lavoro e, dunque, con un blocco all’ingresso di nuova occupazione specialmente giovanile”.
Poi c’è l’Imu, uno spauracchio anche per i carpigiani, che dovranno pagare entro dicembre il saldo, dopo l’acconto di giugno. Qui gli aumenti delle aliquote decisi dai Comuni sono da capogiro e la rata di dicembre, in molti casi, sarà il doppio dell’acconto, secondo una simulazione della Cisl di Modena. “La facoltà concessa ai Comuni di elevare l’aliquota – incalza dal canto suo la Uil – determinerà prelievi assurdi a carico del cittadino, non giustificati ed estremamente negativi per le capacità finanziarie delle famiglie già in forte difficoltà. L’Imu sulla prima casa è un’mposta che va semplicemente eliminata dal parte del Governo, ma anche dai Comuni, perchè comporta rincari assurdi e insostenibili”. Ma anche le associazioni degli industriali non sono meno critiche nei confronti della politica del Governo Monti accusato di aver aumentato a dismisura la tassazione senza contemporaneamente aver avviato un’azione di ripresa e di sviluppo dell’economia e aver così scoraggiato gli investimenti. E al riguardo Confindustria regionale ha proposto al Governo di concedere crediti di imposta alle aziende non per acquistare capannoni industriali bensì per aiutare chi investe in ricerca e innovazione. “Perché – è stato detto – non basta il rigore della finanza pubblica con l’aumento delle tasse perchè in questo modo si è creata una spirale recessiva, si è aumentata la disoccupazione e costretto la gente a ridurre i consumi. Il Governo dei tecnici avrebbe dovuto investire su innovazione e internazionalizzazione della produzione, come quella del Distretto carpigiano dell’abbigliamento, cosa che invece non è avvenuta, con le conseguenze tragiche che sono sotto ormai gli occhi di tutti”.
E così non si è mai parlato tanto di soldi come ora. Persino gli anziani, tra una parola e l’altra in dialetto, pronunciano vocaboli dal significato oscuro come ‘spread’ o ‘default’. Gli stessi anziani che poi ricorrono all’orto per procurarsi la verdura e al forno di casa per farsi il pane, come una volta. E sono tornate di moda parole sino a poco tempo fa in disuso, come risparmio, rinuncia e rinvio.
Cesare Pradella