La Cispadana non fa i conti col sisma

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La Cispadana? Non tiene in considerazione gli effetti che un sisma come quello del maggio scorso potrebbe avere sull’autostrada che dovrebbe attraversare anche il territorio di Novi di Modena. E’ la tesi di Daniele Brunelli, geologo dell’Università di Modena. “La progettazione, svolta sulla base delle caratteristiche sismiche storiche e della cartografia sismica e normativa esistente – recita l’analisi del ricercatore che vive nel comune più a nord delle Terre d’Argine – non prende in considerazione in nessun punto gli effetti che gli eventi sismici attuali hanno indotto sul territorio”. Sebbene l’intensità dei sismi non abbia superato le previsioni, secondo il geologo, “è l’effetto macrosismico – cioè il danno subito dagli edifici – a essersi rivelato maggiore di quanto stimato, per il sommarsi di numerose scosse di magnitudo importante. Scosse ridotte dal proponente della Cispadana a un solo evento principale, ignorando completamente la distribuzione degli epicentri della sequenza sismica attuale”. L’analisi di Brunelli evidenzia come il tracciato dell’autostrada insista, specialmente nel settore occidentale, sulla fascia di deformazione principale della faglia. Perciò, “appare del tutto improvvido presentare un progetto di tale ampiezza senza attendere che siano chiariti gli effetti e le dinamiche del sisma del maggio scorso”. Ma non sono soltanto le scosse a preoccupare. Anche un effetto secondario come la liquefazione dovrebbe portare a un’attenta revisione: “questi fenomeni sono accompagnati da importanti dislocazioni superficiali che possono danneggiare gravemente le grandi strutture progettate. La liquefazione toglie portanza ai terreni, causando lo sprofondamento delle strutture edificate, spesso imprimendo forti rotazioni e conseguenti crolli”.
Brunelli raccomanda dunque con forza uno studio dettagliato dei terreni, dal punto di vista geomorfologico e stratigrafico, anche perché, “il tracciato previsto taglia alcune delle zone più interessate ai fenomeni di liquefazione, e nulla di tutto ciò è considerato”.Il geologo denuncia poi come non si tenga conto dell’effetto dell’asse autostradale sul regime di deflusso delle acque, soprattutto nei casi estremi di esondazione. “Lo stato attuale del clima vede un infittirsi delle precipitazioni a carattere eccezionale. Secondo il CNR, i giorni di estrema piovosità sono aumentati di un fattore 10 negli ultimi 40 anni. Assistiamo anche in questi giorni a fenomeni come l’inondazione della piana di Grosseto, Maremma, Terre Liguri e Taranto. Un’opera di questo tipo dovrebbe tenerne conto”. Tra l’altro, come evidenziato dallo studio sui depositi superficiali, alcune zone sono caratterizzate da terreni argillosi a bassa permeabilità e questo contribuirebbe a rendere critico il drenaggio delle acque superficiali in casi di abbondanti precipitazioni o di esondazione. Il tracciato autostradale presenterebbe un’alta incidenza sul sistema idraulico perciò, in caso di grandi piogge “andrebbe valutata la variazione del rischio idraulico e l’effetto che questa potrebbe avere su opere importanti come scuole, ospedali, opere di viabilità e pubbliche. Anche in funzione della programmazione degli interventi di Protezione Civile e della prevenzione del danno in caso di eventi atmosferici eccezionali.
Il tracciato del progetto taglierebbe ortogonalmente l’orografia, aggravando la situazione di drenaggio naturale e, soprattutto, introducendo un pericoloso effetto diga. Ma l’effetto idraulico della struttura sul sistema globale delle acque non viene discusso. Insomma, mancano la stima e la progettazione dell’effetto della possibile variazione degli indici di pericolosità idraulica del territorio, dei costi che questo dovrebbe avere per adeguarsi e dell’effetto sul valore immobiliare e dei terreni, sulle opere pubbliche e sul costo imposto per la progettazione futura di qualsiasi opera. Questo è un chiaro esempio di come progettare in funzione dell’opera, trascurando i suoi effetti sul territorio”.
Marcello Marchesini