Le storie della buonanotte

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Quando si fa tardi ed è l’ora di mettersi a nanna arriva sempre, puntuale come un orologio svizzero, quel momento in cui nostro figlio deciderà se crollare dal sonno oppure iniziare a piangere come un disperato senza sapere il motivo della propria agitazione. C’è un modo per far pendere la bilancia dalla parte di un sano sonno ristoratore? Per il 40enne carpigiano Aldo Arbore, che crede nella forza ancestrale della narrazione, la risposta è affermativa. Per questo, per il suo amore nei confronti del racconto, una delle sue favole è stata inserita in Save the parents. Cento storie per quando è troppo tardi, la raccolta di racconti per genitori che vogliano imparare – o re-imparare – il modo più classico di far addormentare i propri bambini, edita da Feltrinelli in collaborazione con la Scuola Holden di Torino, la celebre accademia per aspiranti scrittori fondata da Alessandro Baricco e che Aldo ha frequentato nel biennio 2000-2001. “Mi hanno chiamato chiedendomi se ero interessato, in qualità di ex-allievo, a inserire un mio racconto nella raccolta – spiega Aldo, che è anche insegnante a Santa Croce – e devo ammettere che il fatto che abbiano pensato a me mi ha davvero lusingato”. Il tema di certo non è nuovo per lui: padre di Elia di 5 anni, Agata di 2 e Noa, da poco venuta alla luce, Aldo possiede un bagaglio di racconti, favole e inventiva non comuni. “Ho scritto il mio racconto a partire dall’esperienza di lavoro con i bambini a scuola, oltre che con i miei figli, testando su di loro quale fosse il gradimento, quali i punti di forza e quali, invece, le debolezze”. Il libro, uscito qualche mese fa, ha avuto un buon successo di pubblico, anche se il vincolo di 900 battute per storia ha creato qualche problema. “Inizialmente avevo scritto un racconto molto più lungo – continua Aldo – ma ne esiste una versione integrale sul sito internet. Non voglio raccontare la storia – nessuna è firmata – perché ho avviato un piccolo gioco con chi mi conosce per vedere se, leggendo i vari brani, riesce a riconoscere quello uscito dalla mia penna”. Ma che ricordi ha della scuola Holden? “E’ stata un’esperienza impegnativa e, per me, forse un po’ tardiva, nel senso che ero al limite massimo d’età. Consiglierei a chi aspira a diventare uno scrittore di frequentarla da più giovane, quando si ha più tempo a disposizione e meno convinzioni già radicate, in modo da essere più fertili e ricettivi. Conservo comunque il ricordo di un’avventura molto profonda, sia per la qualità degli incontri fatti che per le cose imparate”. Un dato che Aldo ha particolarmente apprezzato della scuola di Baricco è l’aver compreso che la pratica dello scrivere è un’attività più simile all’artigianato che al cliché romantico dell’intellettuale o del poeta tormentati che compongono in riva a un fiume o mentre osservano un panorama suggestivo, rapiti dal demone dell’ispirazione. L’idea di letteratura di Aldo deriva anche dalla sua esperienza: “mi sono appassionato alla lettura attraverso un genere, quello della fantascienza, divorando i capolavori di Bradbury, Orwell, Asimov, Dick. Oggi come oggi continuo a dedicare un po’ di tempo alla scrittura, ammucchiando fogli su fogli, anche se per ora non ho un progetto di questo tipo in cantiere. Spero di riuscire, giorno per giorno, a ritagliarmi sempre più spazio alla scrivania”.
Marcello Marchesini

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