Un architetto in Svizzera

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Per chi sogna di diventare architetto, di università ve ne sono anche a Mantova, Ferrara e Parma, per citare solo le più vicine alla nostra città, ma la 21enne carpigiana Francesca Facchini, dopo aver partecipato all’open-day dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, nel cantone italiano della Svizzera, è rimasta così impressionata dal carattere internazionale della facoltà, da decidere di iscriversi proprio lì. “Mi è subito piaciuta, non solo offre un’ottima preparazione scientifica – racconta – ma presta molta attenzione ai lati umanistico e artistico del settore. Inoltre due giorni alla settimana sono interamente dedicati alla progettazione. Gli studenti lavorano ai modelli e al progetto negli ateliers veri e propri, ovvero grandi studi attrezzati dove ognuno ha il suo piano di lavoro e il suo computer, e dove è possibile andare a lavorare a ogni ora del giorno e della sera. Le mie aspettative rispetto a quest’esperienza sono state tutte confermate, anche se ammetto che, all’inizio, non è stato facile stare lontana da casa. Ho appena terminato il secondo anno, mi trovo molto bene e sto imparando tanto”. Per quanto riguarda gli aspetti culturali, Francesca spiega che: “qui si dà molta importanza all’internazionalità. Sento bambini delle scuole elementari parlare correntemente due o più lingue, mentre in Italia questa formazione avviene molto più tardi e non sempre in maniera efficace. La burocrazia è snella e per noi giovani c’è la possibilità di vivere in un ambiente stimolante, a contatto con persone che arrivano da ogni angolo del mondo”. Sotto il profilo economico, la Svizzera, con la sua moneta, il franco svizzero, è una piccola oasi. “La crisi non si avverte molto e nemmeno se ne parla. C’è stato un lieve aumento della disoccupazione, ma non è certamente paragonabile ai livelli registrati in Italia o in altri Paesi europei. Dal punto di vista lavorativo, parlo per l’ambito architettonico ovviamente, c’è molta richiesta non solo di stagisti e praticanti ma anche di figure professionali specializzate poiché vengono aperti continuamente nuovi studi di architettura e design. Tanti giovani italiani che vivono vicino al confine, dopo aver studiato in Italia, spesso lavorano per almeno un paio d’anni in Svizzera”.
Francesca sta facendo la sua esperienza di stage a Zurigo presso un importante studio di architettura dove lavorerà per 9 mesi a fianco di professionisti: “con i colleghi mi trovo bene, sono disponibili a insegnarmi e parlano lentamente in modo da agevolarmi la comprensione. Zurigo si trova infatti nel cantone tedesco e quindi sono incentivata a migliorare la mia conoscenza della lingua. Sto iniziando a capire come funziona il lavoro all’interno di uno studio, ci vorrà ancora un po’ di tempo ma sono fiduciosa. Sia superiori che colleghi tengono in grande considerazione la mia opinione. Oggi ho anche fatto da intermediaria con una ditta italiana che è venuta a presentare i suoi prodotti”. E per quanto riguarda la città, Francesca è entusiasta. “Zurigo è bellissima, grande e cosmopolita ma, allo stesso tempo, con alcune tradizioni da paese, come le numerose feste popolari. Tra gli aspetti più inebrianti dell’università vi sono sicuramente le gite organizzate. In Finlandia abbiamo ammirato la maggior parte delle opere di Alvar Aalto, famoso architetto finlandese. In particolare mi ha colpito molto la casa sperimentale che ha costruito sull’isola di Muuratsalo, totalmente immersa nella natura e costruita con materiali che non impattano col paesaggio. Dopo aver completato i suoi studi e aver conseguito la laurea, Francesca non ha dubbi in merito alle sue ambizioni: “ovviamente il mio sogno nel cassetto è quello di diventare architetto, ma, al contrario, di quello che pensano quasi tutte le persone che mi conoscono, io voglio tornare in Italia una volta terminati gli studi, perchè la mia vita è pur sempre lì. Vorrei arrivare a ottenere una buona conoscenza dell’architettura antisismica ed ecosostenibile, per poi aprire uno studio a Carpi e costruire all’insegna non solo del design e dell’estetica, ma prima di tutto della sicurezza delle persone. Non è stato facile per me vivere il dramma del terremoto lontano da casa, ho sofferto per la lontananza dai miei cari e per non aver potuto dare il mio contributo nei campi allestiti dalla Protezione Civile.
Nel mio futuro vorrei potermi rendere utile concretamente con le conoscenze acquisite nel mio percorso di formazione”.
Chiara Sorrentino