Lady Marty in the city: Quel che rimane degli Anni ‘70

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A cavallo tra gli Anni 60’ e 70’, New York ha visto nascere diverse correnti musicali, nuove forme artistiche e importanti cambiamenti socio-culturali; ogni cosa sembra essere partita dalla Big Apple. In quegli anni, si tendeva a frequentare esclusivamente il proprio neighborhood, a partire dal Bronx, luogo in cui – grazie ad alcuni DJ pionieri – si assistette alla nascita dell’Hip Hop. Stessa sorte per il Midtwon, più a sud e cuore della città, in cui il sound prediletto fu la Disco Music. Il nuovo motto era “create an atmosphere, not play records” e si consolidò all’interno dello studio più famoso al mondo, quello sulla 54th. Sempre negli stessi anni, la città assistette ai moti di Stonewall, scontri violenti che servirono alla rivendicazione dei diritti degli omosessuali, assoluti detentori del ruolo di apripista della Club Culture. Contemporaneamente, nel profondo Downtown, Andy Warholl, con l’apertura della sua seconda Factory, continuava a dettar legge in fatto di avanguardia artistica, esigendo e proclamando un stile di vita spregiudicato e molto sopra le righe. Uno stile selvaggio,  quello cantato da Lou Reed: “hey baby take a walk on the wild side”. East e West Village, the Bowery e il Lower East Side hanno fatto da sfondo al più intenso intreccio di personalità artistiche della musica e dell’arte in generale. Qui Patti Smith incontrò Robert Mapplethorpe, con cui visse al Chelsea Hotel. I New York Dolls e i Blondie ottennero successo, incoraggiando le band a seguire: Television, Talking Heads e, ovviamente, i re incontrastati del punk americano, i Ramones. I luoghi per eccellenza? CBGB e Max’s Kansas City. Purtroppo, passano gli anni e passano i luoghi…  La sorte migliore è spettata al CBGB, adesso nuovo store di vestiti della griffe John Varvatos (“must have” per le star del rock). Nel suo interno tutto sembrerebbe rimasto come all’epoca: foto alle pareti, divani, palco e persino il bagno! Non tutto è originale ma vale comunque la pena farvi un giro. Il Max’s Kansas City, lo Studio 54 e la Factory si sono amalgamati con gli attuali prospetti della città, diventando normali Market 24 Hours o ristoranti. Il Chelsea Hotel rimane attivo, anche se in ristrutturazione. Le vicende accadute all’interno di questo luogo sono pura leggenda ma non tutti sanno che alcuni suoi appartamenti sono in affitto. Vari artisti e creativi decidono di vivere proprio in queste abitazioni. Se la perdita di questi luoghi storici può sembrare triste, in realtà, per i newyorkesi, non è così. New York non sembra affatto aver dimenticato quegli anni. Ben 4 realtà museali diverse dedicano, contemporaneamente, quattro mostre alla celebrazione di questo periodo storico. La prima si intitola Regarding Warhol: Sixty Artist, Fifty Years e si svolge al Metropolitan Museum. Durante l’inaugurazione della mostra, Patti Smith ha deciso di rendere omaggio all’amico e artista tramite una performance live, purtroppo sold out da tempo. La Rooster Gallery, piccola sala espositiva alle porte della Lower East Side, presenta Nico: New York, New York, una mostra fotografica dedicata all’artista e ambientata negli anni post Velvet Underground. L’esposizione, in particolare, fa rivivere la performance allo Squat Theatre (di fianco al Chelsea Hotel), dove Nico si esibì cantando New York, New York.
Il Witney Museum dedica a Yayoi Kusama (“The Polka Dot Princess”, come l’avevano soprannominata i paparazzi del tempo) una meravigliosa personale. La Kusama è una delle poche artiste di quel tempo ancora vivente. Grazie alla collaborazione con il genio indiscusso Marc Jacobs, ha firmato una linea speciale per Luis Vitton. In quell’occasione ha “marchiato” molte parti della città con le sue meravigliose texture, specialmente le vetrine dei negozi del brand. Impossibile non rimanerne folgorati. Infine, il New Museum, dedica una mostra al tema fulcro di quegli anni: il rapporto tra musica e arte, visto attraverso artisti come Ramones e Keith Haring. La mostra si intitola Come closer: Art Around the Bowery 1969-1989. Inutile sottolineare quanto quel periodo di musica e novità artistiche diffuse, abbia condizionato la nostra vita sino a oggi. Cosa sono in fondo Lady Gaga e Lana Del Ray se non ereditiere della Pop Art di Warhol? “L’immagine come primo mezzo per esprimere se stessi”. Il cerchio continua, oggi le mostre sono sui Ramones, domani saranno su Lady Gaga & C. se meglio o se peggio lo lascio decidere a voi.
Martina Guandalini