La questione Motus di Carpi è ben lontana dall’essersi risolta: fioccano infatti le vertenze degli ex lavoratori ed è allo studio dei legali di Federconsumatori l’eventualità di riunire anche tutti gli utenti truffati. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo a ritroso gli eventi che si sono susseguiti dopo il 29 maggio scorso, quando, all’improvviso, davanti al centro fitness di via Eraclito, è comparso il famigerato cartello che ne siglava la chiusura a data da destinarsi… Dopo settimane di latitanza e a fronte di pressanti richieste di chiarimento, il legale rappresentante della Società Sportiva Dilettantistica Motus, Stefano Gambaccini, all’inizio di agosto, aveva finalmente sciolto il riserbo, giocandosi l’asso di briscola: il terremoto. “Le difficoltà che hanno investito la società sono il frutto dei noti eventi naturali che hanno interessato la zona e che hanno fatto sì che la struttura fosse resa inagibile per larga parte. Per non parlare poi della conseguente scarsissima propensione all’acquisto successiva a tale evento e delle numerosissime disdette di abbonamenti. Questo non per voler muovere nessuno a compassione, ma unicamente per offrire una reale, seppur tragica, panoramica di quanto accaduto e per scongiurare l’ingiustificato accanimento di alcuni soggetti contro la Motus e i suoi collaboratori”. Ma lo scenario paventato da Gambaccini corrisponde al vero? E, soprattutto, chi pagherà gli stipendi rimasti a tutt’oggi in sospeso degli operatori e chi risarcirà i mesi di abbonamento non goduti? Gambaccini se ne lava le mani e passa il testimone alla proprietaria dei muri della struttura di via Eraclito. “Sarà a Fitness Place Italia Srl che i clienti dovranno rivolgersi per ottenere quanto nei loro diritti”. Di ben altro parere però, l’avvocato Andrea Paoletti, legale di Fitness Place srl che districa il bandolo della matassa: il terremoto non c’entra nulla, il problema è l’insolvenza di Motus. “Il contratto di affitto è stato risolto da Fitness Place Italia, dal 2 luglio 2012, a causa del perdurante inadempimento di Motus che, dal mese di febbraio 2012, aveva del tutto cessato il pagamento dei canoni di affitto, costringendo Fitness Place a diffidarla. Tale diffida è caduta nel nulla, ragione per la quale il contratto si è risolto e per questo (e non altro) motivo, Motus ha cessato la propria attività e l’azienda è stata fisicamente riconsegnata, il 25 luglio, alla società da me assistita che, allo stato attuale, vanta nei confronti di Motus a r.l. un credito pari a circa 200mila euro”. Oltre a Fitness Place s.r.l. – che sta valutando le azioni giudiziarie da intraprendere nei confronti di Motus – si sono mobilitati anche cittadini truffati e lavoratori, come ci spiega la funzionaria di Cgil, Veronica Marchesini. “Abbiamo avviato una decina di vertenze di ex lavoratori di Motus. Due i fronti della contestazione: le retribuzioni ancora da percepire e la tipologia di contratto. Motus infatti ha stipulato contratti di collaborazione sportiva, non solo con gli istruttori (unica categoria assumibile con tale formula contrattuale), ma anche con personale amministrativo e con quello adibito al front office, ovvero con mansioni di accoglienza del cliente e stipula degli abbonamenti. Ad oggi – conclude Marchesini – le nostre contestazioni non hanno ricevuto alcuna risposta da parte di Motus ma siamo solo all’inizio…”. Numerosi clienti rimasti a bocca asciutta invece, oltre ad aver creato una pagina Facebook dedicata alla vicenda, si sono recati in Federconsumatori per chiedere quali carte giocare per poter essere risarciti dalla società truffaldina. A seguire il caso Motus all’interno dell’associazione è stata Francesca Salvaggio: “al momento – ci spiega – stiamo procedendo con la spedizione di lettere per risolvere il contratto e per chiedere la restituzione di quanto pagato per un servizio di cui l’utente non potrà più usufruire. Ciò al fine di precostituire la sua posizione di creditore. Questo è il primo passo per le eventuali azioni giuridiche che si vorranno intraprendere successivamente. Speriamo di poter far convergere sia gli interessi dei lavoratori che dei singoli consumatori, in tal caso, se ci saranno i presupposti normativi, valuteremo se procedere al deposito di un’istanza per richiedere il fallimento. Ma sono ancora ipotesi. Sinora abbiamo ricevuto qualche decina di utenti ma il numero continua a crescere”.
Jessica Bianchi