Terremoto e ricostruzione: c’è qualcosa che non va

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Giovedì 9 agosto. Ormai è innegabile: qualcosa non va. Dopo oltre due mesi non vi è ancora alcuna certezza legata alla ricostruzione. Tante promesse, nessun fatto.
Il contributo che non c’è
Nella sola Carpi sono 2.500 le persone colpite da un’ordinanza di inagibilità (di cui 151 provvisoriamente sistemate in albergo e altre 193 al Campo tende del piazzale delle Piscine). 2.500 persone che, nei fatti, si sono arrangiate, facendo domanda di un contributo di autonoma sistemazione che, tanto per esser chiari, non è ancora stato possibile incassare. Persone che, a fronte delle temperature africane non sono disposte a vivere in una tenda ma, si sono rimboccate le maniche per trovare soluzioni abitative transitorie. Ma quando l’estate sarà finita cosa accadrà?
In alto mare il reperimento di alloggi sfitti
Quando l’autunno verrà a bussare, dove saranno collocati i 344 assistiti al campo e in albergo? Il reperimento dello sfitto, lo sappiamo, è una bufala, non esistono strumenti giuridici per “requisire” e quindi obbligare i proprietari di case a mettere a disposizione degli sfollati i propri appartamenti vuoti. E allora? Perchè si continua a parlare di censimento dello sfitto? Come può un’amministrazione che non è mai riuscita a convincere “quattro” eredi a risistemare i portici di corso Fanti e Cabassi, ad averla vinta coi proprietari degli oltre 2mila appartamenti (dati stimati al pre sisma) sfitti del nostro territorio? Proprietari che, ricordiamolo, a parte rare eccezioni, a Carpi stanno giocando a nascondino. Molti sono in vacanza da mesi, altri stipulano contratti di locazione fasulli a figli, nipoti e parenti… chi, invece, non è riuscito a eclissarsi al momento giusto, rilancia con prezzi da usuraio (ovvero quelli di mercato) non manifestando alcuna considerazione verso coloro che hanno perduto la propria abitazione. E, se gli sfollati non assicurano di restare per almeno sei mesi, allora niente affitto, perchè  lucrare rimane l’unico imperativo.
Le rassicurazioni di Errani
Il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ripetere da settimane lo stesso leit motiv: “per chiudere i campi tenda entro l’autunno e dare una sistemazione dignitosa agli sfollati ricorreremo a moduli abitativi provvisori e al reperimento degli appartamenti sfitti”. Dal momento che la strada della requisizione dello sfitto è totalmente impraticabile – Campedelli avrebbe addirittura rilanciato con il reperimento “dell’invenduto”: per la maggior parte composto di appartamenti non rifiniti, privi di rivestimenti e dotazioni impiantistiche –  la domanda sorge lecita: dove sono i moduli abitativi temporanei? Dove sono queste benedette casette di legno? Perchè i 2.500 inagibili di Carpi non hanno diritto a una casetta anziché cercarsi soluzioni autonome senza alcuna garanzia (dal momento che non si sa se la Regione davvero coprirà i canoni di locazione fino a 400 euro e i contributi di autonoma sistemazione sono una chimera?) e spendendo soldi propri? Cosa stiamo aspettando? E, infine, un’ultima amara considerazione: a fronte dei 7,5 miliardi stanziati per la ricostruzione, se i danni stimati ammontano a 13,2 miliardi, perchè il buon Errani ci continua a raccontare che riceveremo dei risarcimenti fino all’80%? “All’Aquila sono stati commessi troppi errori”, continua a ripetere a gran voce il commissario. E’ vero: ma il timore legittimo che si sta facendo largo è che in Emilia le cose non andranno molto meglio… 
Jessica Bianchi

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