La ricerca non è solo uno dei principali motori di sviluppo di ogni Paese, ma è anche un grande investimento, e in Italia l’investimento in ricerca e sviluppo è sotto la media dei Paesi Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico. Nel nostro Paese i fondi destinati al settore sono rimasti pressochè identici negli ultimi undici anni, e manca un’organo centrale in grado di seguire il destino dei finanziamenti, e così ai nostri talentuosi ricercatori non resta altro che emigrare all’estero per inseguire migliori opportunità occupazionali con conseguenze preoccupanti per il nostro sistema. L’Italia perde infatti oltre un miliardo di euro l’anno che corrisponde al capitale generato dai 243 brevetti che i nostri migliori cervelli depositano all’estero. Un valore che in una prospettiva ventennale potrebbe arrivare a toccare quota tre miliardi: tutto mancato profitto per l’Italia, e fino a quando le cose non cambieranno, purtroppo i giovani ricercatori e futuri ricercatori che sceglieranno di lasciare il nostro Paese saranno sempre di più e tra questi vi è anche il 25enne carpigiano Dario Prandi, che dopo aver conseguito la Laurea triennale presso l’Università di Modena e la Laurea magistrale a Padova, e dopo un anno di dottorato a Trieste, nel settembre del 2011 ha deciso di partire alla volta di Parigi. “Ho scelto di andarmene perchè trovare un posto di lavoro in ambito accademico, che è ciò a cui aspiro, è diventato quasi impossibile.
Inoltre spero che, anche nell’eventualità in cui decidessi di tornare in Italia, il valore di un dottorato preso all’estero possa fare la differenza ai fini della carriera, e ho scelto la capitale francese perchè la sua Ècole Polytechinque è una delle università di matematica più prestigiose a livello mondiale”.
Oltre alla capacità ci vuole anche coraggio per intraprendere completamente da soli un’esperienza all’estero, a maggior ragione quando non si conosce la lingua nazionale come spiega il giovane matematico: “quando sono partito non parlavo affatto il francese. Fortuntamente il mio professore di riferimento è italiano e, inoltre, nel mio team di laboratorio ci sono molti italiani, per cui le lingue che parlo di più sono l’italiano e l’inglese. Tuttavia, molto del mio lavoro lo svolgo anche al di fuori dell’università che dista quasi un’ora di treno dal centro di Parigi dove vivo. Pertanto, al di fuori dell’ambiente universitario mi sforzo di parlare francese per imparare la lingua e, lentamente, i progressi si fanno vedere”. In Francia come in molte altre nazioni europee i giovani incontrano maggiori incentivi per continuare i loro studi: “l’università è più economica rispetto all’Italia. Per una laurea specialistica mi hanno parlato di 500 euro all’anno mentre da noi sono quasi 2000. Inoltre per tutti gli studenti fuori sede è disponibile il CAF, ovvero il contributo mensile per le spese d’affitto che varia a seconda del reddito percepito, ma che può arrivare fino a 200 euro. Inoltre qui in Francia lo Stato aiuta anche le giovani coppie sposate e quelle conviventi. Gli aiuti sono molteplici ma il più sostanzioso è uno sgravio fiscale basato sul quoziente familiare. In pratica il montante imponibile pagato da ciascuno viene diviso per il numero di persone presenti nel nucleo familiare.
Proprio in ragione di queste politiche pro famiglia, negli ultimi anni in Francia, c’è stata un’esplosione demografica enorme. E’ piuttosto comune incontrare mamme di 30 anni o poco più che girano con già tre figli”.
La capitale francese rimane impressa nel cuore di molti: per Dario c’è più di un luogo in cui si creano atmosfere magiche. “Parigi è una città varia ed è meravigliosa da scoprire a piedi alla sera: ci sono degli scorci favolosi e la luce che si crea una volta che è sceso il sole è mozzafiato. Anche entrare nel giardino delle Tuileries verso il tramonto e vedere l’Arco di Trionfo e la Tour Eiffel con dietro il sole che scende è una immagine straordinaria. Poi mi piace anche andare sulle scalinate del Sacre Coeur a bere una birra con gli amici, sempre al tramonto e aspettare che le luci della città si accendano”.
A 25 anni si entra in una fase particolare della propria vita in cui gli obiettivi cominciano a delinearsi sempre più e ci sente definitivamente pronti a spiccare il volo. Tuttavia spesso non è facile trovare il luogo dove poter realizzare le proprie ambizioni. “Il mio futuro – conclude Dario – al momento è un grande punto interrogativo. Staremo a vedere”.
Chiara Sorrentino