Dopo il successo dei grillini a Parma abbiamo intervistato il carpigiano Lorenzo Paluan, consigliere comunale in carica per il Movimento 5 Stelle – Prc.
Il caso di Parma segna un turning point, una svolta nella politica italiana: quale?
“Prima di tutto una premessa: le risposte che seguono non sono a nome “del movimento”, perché nessuno, oggi, può parlare a nome dell’intero Movimento Cinque Stelle fuori da quello che sono i programmi e le azioni già concordate a livello locale, regionale o nazionale, tantomeno io. Per tornare alla domanda: sarà una svolta se saranno tanti i “Pizzarotti” in Italia, ovvero i semplici cittadini che decideranno di metterci la faccia e partecipare. Nelle infinite analisi politologiche di sedicenti esperti susseguitesi alle elezioni di maggio, questo passaggio è sempre mancato. Il M5S a Parma ha vinto per un lavoro partito due anni fa dalle elezioni regionali, per un impegno disinteressato, protratto nel tempo da parte di semplici cittadini che si sono messi in gioco, risultati alla fine più credibili dei partiti tradizionali (anche perché questi ultimi hanno fatto pervicacemente di tutto per scavarsi la fossa da soli)”.
Molti accusano Grillo di criticare senza proporre e di fomentare l’antipolitica. Che ruolo ha Beppe Grillo rispetto al M5 Stelle: ispiratore, leader o padrone?
“Grillo ha avviato l’attività politica del movimento con una campagna di raccolta firme per tre leggi di iniziativa popolare, che per anni tutti i partiti hanno voluto ignorare e lasciare marcire in Parlamento, nonostante avesse raccolto 350mila firme in appena un giorno. Si trattava per di più di temi divenuti oggi di incredibile attualità: riforma elettorale con il ripristino delle preferenze, ineleggibilità dei condannati in Parlamento, limite di due mandati parlamentari per obbligare il ceto politico a rinnovarsi. Quattro anni dopo, in Parlamento, i partiti stanno discutendo di questo, obbligati dal discredito che loro stessi hanno alimentato nei confronti delle istituzioni democratiche di questo Paese. Nel 2009 sono poi venute le prime liste civiche del movimento, e chi segue il nostro lavoro sa che non passa mese senza che si avanzino proposte per le nostre comunità, proposte che partono dal programma concordato e discusso con quei cittadini che hanno dato vita alle liste civiche e al movimento. Si può essere d’accordo o meno, ma in questi gruppi c’è l’umiltà di mettersi a studiare i problemi e la voglia di partecipare veramente alla vita democratica, altro che movimento di protesta. Io stesso ho aderito al movimento solo un anno dopo la sua nascita. Non per Grillo, ma per quello che facevano i consiglieri eletti in Regione e gli attivisti della Provincia di Modena. E’ un potenziale di partecipazione e democrazia che deve ancora dispiegarsi del tutto, e lungo la strada il movimento ha fatto e farà parecchi errori, ma nessuno di questi è minimamente paragonabile allo sfascio della politica nazionale e locale che abbiamo sotto gli occhi”.
I risultati delle Amministrative si sono ripercossi molto rapidamente a livello nazionale, come testimoniano i recenti sondaggi. Come trasformare il ‘movimentismo’ in un programma politico realizzabile?
“Molti punti di un programma nazionale ci sono già e sono chiari e concreti: sulla legalità, sugli strumenti di partecipazione diretta, sull’idea di un modello economico slegato dalle logiche del consumismo a favore delle difesa della natura pubblica dei beni comuni e di modelli sostenibili di gestione dei rifiuti. Per gli altri, servirà un lavoro di redazione collettiva, attraverso la rete e altri strumenti di partecipazione diretta, e nessuno può anticipare ora le decisioni che verranno prese lungo questo processo. Quel che è certo è che esprimiamo una chiara idea alternativa di politica, economia e società, rispetto a quella che viene presentata dai partiti di destra come di centrosinistra, su una base che in Europa sarebbe sostanzialmente quella di un movimento ecologista, ma con forti temi di innovazione simili a quelli che oggi il Piratenpartei – Partito Pirata – porta in Germania, ma che ha tutta una sua originalità e specificità, a partire dal suo “catalizzatore”, ovvero Grillo”.
E a Carpi? Arriverà anche qui la ‘rivoluzione’ a 5 Stelle?
“Quello che succederà a Carpi nel 2014 sarà il risultato della volontà dei cittadini che vorranno metterci tempo, energie e la propria faccia. Chi vuole un’alternativa a questo modello di amministrazione del territorio non potrà aspettare che gli cada dal cielo, deve mettere in comune le proprie competenze e la propria voglia di fare e non dare nulla per scontato. Chi ci sarà deciderà programma e candidati, e in realtà anche il simbolo. Io oggi non do per scontato neanche che il M5S si presenti in questa forma, a Carpi, nel 2014.
Quel che è sicuro è che alla città servirà ancora una proposta in grado di delineare un diverso modello di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, ribaltando tutte le proposte che questa maggioranza ha bocciato in questi anni. Che difenda la proprietà di Aimag contro gli appetiti di Hera e la voglia di far cassa del PD, che riaffermi la necessità di rivedere aree e cubature costruttive previste da questo PRG che non verranno messe in discussione dal nuovo PSC, secondo la volontà espressa da Campedelli e Tosi, e guidi la ricostruzione del dopo terremoto nel modo più trasparente e partecipativo possibile, che dia un taglio a diversi privilegi ancora presenti nella macchina comunale, mentre si tagliano lavoratori precari e in appalto”.
Cosa ne pensa dell’affermazione di Grillo secondo la quale sarebbe auspicabile uscire dall’Euro?
“Il tema dell’euro è stato riproposto non solo da Grillo, ma anche da premi Nobel dell’economia come Paul Krugman. Non so se quella sia la via giusta, ma sicuramente, dopo aver rivoluzionato il modo di far politica negli enti locali e a Roma, il prossimo passo sarà ribaltare una Unione Europea che ha sostanzialmente tradito lo spirito iniziale di grandi europeisti che ne sono stati promotori, come Altiero Spinelli, per consegnare il destino di questi uomini a un corpo burocratico dove pochi portatori di specifici interessi economici decidono il destino di intere nazioni. Fatto questo, saranno i cittadini di un’Europa veramente unita a decidere se e come mantenere in piedi una moneta unica, ma che sia sottratta al puro dominio della finanza speculativa privata”.
Vi si accusa spesso di essere il ‘movimento del no’. Quali sono i vostri sì? Ma è proprio vero che la politica ‘tradizionale’ è tutta da buttare?
“Sì alle reti di economie solidali, a un sistema di produzione che limiti lo sfruttamento di risorse finite a favore di modelli di vita non puramente consumistici, di buon senso, dove le libertà civili incontrano la corretta interpretazione dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione, fino ad oggi incompiuta: casa, lavoro, istruzione e nuovi diritti civili. Io non ho la visione, reale o mistica che sia, di un sistema politico senza partiti, credo che esisteranno sempre differenze valoriali lungo il crinale destra-sinistra che disegnava Norberto Bobbio, ma credo anche che in questo momento nessun partito sia in grado di interpretarli correttamente. Questi partiti sono macchine elettorali e di difesa di interessi oligarchici, le cui differenze sulle decisioni concrete sono sempre più sfumate. Di fronte alla “minaccia” costituita dal M5S, i partiti o sapranno cambiare o soccomberanno. Fra cinque anni forse ci troveremo in un sistema politico nuovo, che potrà anche non essere quello teorizzato dai fan più sfegatati di Grillo, ma sicuramente, senza questo movimento, il cambiamento non sarebbe iniziato, perché abbiamo uno dei peggiori ceti politici d’Europa, che ha dimostrato di non essere in grado di riformarsi da solo”.