La ricostruzione deve partire da qui

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Sono crollati i prezzi del mercato immobiliare a causa del terremoto: un ulteriore colpo rispetto a una situazione già complessivamente compromessa da tempo. In particolare sono gli immobili del centro storico ad aver subito il danno maggiore: parecchie dimore storiche sono state dichiarate inagibili e transennate, altre dovranno essere sottoposte a importanti lavori di recupero e restauro che, in alcuni casi, dureranno per mesi e, soprattutto, risulteranno parecchio onerosi per i proprietari. Il rischio paventato è che chi ha abitato fino ad oggi in centro decida di abbandonare la propria residenza per valutare altre opportunità: che ne sarà allora se anche i residenti, l’unica forma di vita rimasta nel cuore della città nei giorni in cui era in vigore la ‘zona rossa’, dovessero gettare la spugna?
“ Ce ne siamo andati per la paura – confermano al civico 21 di Corso Cabassi – ma l’intenzione è quella di rientrare al più presto. Nel nostro palazzo – racconta Serena – ci sono crepe non strutturali lungo muri non portanti. A soffrire di più è stata l’altana, la torretta che sovrasta il palazzo: si è svitata come un tappo”. E’ successo anche al civico di fronte così come alle altre altane: quella di Villa Richeldi in via Guido Fassi è già stata ‘incravattata’ e messa in sicurezza.
E’ nelle abitazioni di testa che si sono registrati i danni maggiori: lo testimonia il palazzo al civico 17 di corso Cabassi in angolo con via Rodolfo Pio. “Dopo un’intensa ristrutturazione in occasione del sisma del ‘96 quando il pavimento si abbassò di 25 centimetri oggi – spiega Luisella – ci ritroviamo a dover ricominciare daccapo e ancora una volta tutto l’intervento è a nostro carico. Per quanto consolidate, le alte volte affrescate non reggono scosse di questa intensità”. La ragnatela di crepe procura una sofferenza continua allo stabile che è stato dichiarato inagibile e i proprietari sono stati costretti a cercare soluzioni abitative alternative. “Purtroppo anche l’agriturismo tra Rovereto e Cavezzo ha subito gravi danni ed essendo per noi attività fonte di reddito avrà la precedenza per la ristrutturazione”. Già si parla di migliaia di euro solo per portare via le macerie. Al palazzo di via Cabassi i proprietri metteranno mano solo in un secondo momento “perché la spesa è astronomica e la burocrazia non ci permette di sapere se ci verrà dato aiuto per salvaguardare soffitti di una bellezza simile a quella del Teatro Comunale”. E’ avvilita la signora Luisella quando guarda il centro storico che sta morendo e lancia l’idea di abolire i tachimetri per riportare un po’ di vita in uno spazio da sempre vocato all’aggregazione ma oggi deserto. “Siamo comunque fortunati perché abbiamo voglia di lavorare nonostante l’età che avanza. Questa – conclude Luisella – non è emergenza: sarà sempre così e la classe politica deve dimostrare spirito imprenditoriale se ha a cuore il futuro della città”.
Al civico 50 di via Andrea Costa, altra dimora storica, i proprietari non intendono mollare. “La lapide sulla facciata esterna ha il valore riconosciuto di patrimonio culturale ed è quindi tutelata dalle belle arti, ma per il resto l’intervento sarà a carico nostro” spiega Maria Luisa. “Io resto dalla parte di chi non vuole abbandonare il centro storico. Il senso della ricostruzione si avrà proprio a partire da qui: Carpi ha bisogno del suo cuore, del suo centro, della sua piazza, dei suoi punti di riferimento. Altrimenti diventerebbe un’infinita periferia del nulla”.
Sara Gelli

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