Un carpigiano alla Sorbona

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Spesso i giovani vengono accusati di scarsa intraprendenza, poca voglia di fare e incerta preparazione. Conosciamo già la fallacia di questo pregiudizio, di cui troppe volte abbiamo sentito parlare anche da personalità di spicco della politica italiana. Le generalizzazioni sono pericolose, ma sopratutto non corrispondono a verità, perchè anche oggi, nonostante la grave situazione di crisi e precarietà in cui ci troviamo, sempre più ragazzi dimostrano di avere grande volontà e capacità, e hanno il desiderio di cambiare la situazione istituzionale, sociale ed economica. E tra questi giovani vi è Michele Morselli, carpigiano classe 1990, iscritto alla Facoltà di Lettere che, dallo scorso settembre, studia alla prestigiosa Sorbona di Parigi.

“La decisione di partire – racconta – risale a febbraio 2011: da allora ho partecipato a una serie di incontri formativi e sbrigato tutte le questioni burocratiche necessarie, e poi finalmente sono partito alla volta della capitale francese. Ho scelto Parigi per la sua prestigiosa università, ma anche e soprattutto per il desiderio di sentirmi al centro di qualcosa, per la voglia di trovarmi in una capitale ricca di vita culturale e che costituisce il cuore pulsante del Paese. In Francia, diversamente dall’Italia, tutto converge verso la capitale. Fuori dai confini di questa città rimane ben poco”.

La differenza più grande per Michele è il multiculturalismo: “la Francia ha un passato coloniale che la gente in genere preferisce dimenticare, specialmente per gli orrori perpetrati dai francesi durante la Guerra di Algeria. Eppure questo passato brutale ha fatto sì che oggi, gran parte degli immigrati sia perfettamente integrata nella società francese: ho avuto modo di conoscere molti immigrati di seconda o terza generazione che considerano la Francia la loro patria, al contrario di molti degli stranieri che vivono da noi che sono ancora profondamente legati al loro Paese d’origine per costumi, tradizioni e stili di vita”.

Parigi con le sue meraviglie architettoniche e la sua atmosfera romantica incanta chiunque, ma per Michele che ormai ci vive da tempo, è un altro il ricordo indelebile della sua esperienza parigina: “il momento magico è stato quando – dopo un mese a Parigi – mi sono reso conto di essere totalmente indipendente, sotto ogni aspetto. Quando capisci di potercela fare da solo e di vivere un’esperienza unica che ti arricchisce enormemente e presenta orizzonti completamente nuovi, provi una sensazione bellissima: di sollievo e grande soddisfazione.

Al momento dell’iscrizione non ci si riflette tanto, ma l’arrivo è davvero spiazzante: è un po’ come essere catapultato nel mezzo della giungla, ed è proprio per questo che il momento in cui ho capito che me la sarei cavata bene anche da solo è stato estremamente gratificante”. Un sistema scolastico efficiente e formativo è fondamentale per lo sviluppo complessivo del territorio e, in merito a ciò, Michele ha individuato alcune differenze fondamentali: “a Parigi il sistema delle facoltà é affiancato da quello delle Grandes écoles: a ogni facoltà corrisponde cioé una scuola più prestigiosa che prepara gli studenti in maniera più approfondita e competente, col risultato che questi ultimi vengono nettamente privilegiati nel mondo del lavoro.

Come se ci fossero titoli di studio di Serie A e B. Per accedere a queste Grandes écoles, occorre frequentare classi preparatorie che formano gli studenti (18-19 anni) per i concorsi di ammissione. Ora, entrare in una classe preparatoria é totalmente gratuito per chiunque; ma la mole di lavoro e il numero di posti esiguo per accedere alle Grandes écoles fanno sì che la concorrenza sia spietata. I ragazzi delle Grandes écoles sono più seguiti, ovviamente, ma anche in facoltà la didattica rimane comunque buona.

Quello che mi piace di più é la possibilità di lavorare direttamente sui testi e apprendere al tempo stesso tecniche di didattica: spesso gli studenti sono chiamati a prepararsi su un argomento ed esporlo alla classe interpretando il ruolo del professore. Ci si scambia le conoscenze e ognuno ne esce arricchito”. Alla fatidica domanda dove vedi il tuo futuro, Michele preferisce non sbilanciarsi.

“In Francia ho trovato un ambiente culturale stimolante, ma non escludo di poterlo trovare anche in tante città italiane che non ho ancora frequentato a fondo, come Milano o Torino. E inoltre viviamo in un’epoca in cui non è tanto importante trovarsi nel posto giusto, quanto conoscere le persone giuste. Internet ci tiene tutti costantemente in contatto e ci permette di intrattenere scambi di opinione con persone che fisicamente sono molto lontane da noi. Non ha importanza che sia l’Italia, la Francia o un’altra nazione: vivrò dove troverò terreno fertile”.