I “bastardi” senza Loria non si arrendono

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“La situazione rimane molto critica. Ad oggi non abbiamo ancora avuto modo di avere un tavolo sul quale metterci a discutere per ragionale sulle proposte e sul futuro dei lavoratori di Euro&Promos”. A parlare è Marcella Capitani, la sindacalista di Cgil che segue i “Bastardi senza Loria”, i 17 lavoratori assunti dalla Cooperativa Euro&Promos che, a causa del mancato rinnovo dell’appalto rischiano, dal 1° aprile, di trovarsi senza lavoro.

L’occasione è l’assemblea sindacale ‘aperta’ alla cittadinanza che si è tenuta sabato scorso presso al Camera del Lavoro. Assemblea molto partecipata, da semplici cittadini solidali ai colleghi ‘comunali’ in forza alla Loria. “Abbiamo chiesto alla Provincia – continua Capitani – di convocare un tavolo congiunto con tutte le parti interessate: Amministrazione Comunale, azienda e organizzazione sindacale. Purtroppo l’incontro è stato fissato per il 15 marzo, una data piuttosto tardiva. Ci saremmo aspettati da Euro&Promos un interessamento più deciso.

L’Amministrazione, dal canto suo, non si è voluta sinora sedere al tavolo, ed è questa una delle scelte che critichiamo con più forza. La protesta continuerà, ma ora abbiamo bisogno che dall’altra parte ci sia la disponibilità di confrontarsi per trovare una soluzione”. I precari della Loria hanno anche ottenuto la solidarietà del vescovo Francesco Cavina, appena insediato, e per questo lo ringraziamo di cuore. Ma a pronunciarsi sull’affaire Loria è anche Brunetto Salvarani, docente universitario ed ex-assessore alla Cultura del Comune di Carpi.

“Ho firmato questa petizione per più di un motivo, a partire dalla necessità di rilanciare un dibattito sul futuro delle politiche culturali a Carpi, di cui la Loria è parte centrale e decisiva. Come sanno bene i tanti che la frequentano, la Biblioteca in questi ultimi anni ha rappresentato un punto di riferimento sicuro e qualificato per la città, anche grazie al lavoro dei giovani della cooperativa che vi opera, e ritengo che occorra fare di tutto, pur in un momento delicato per le risorse locali, per conservare il livello del suo servizio. Il domani della nostra città è legato, molto più di quanto con si creda, alla sua capacità di produrre cultura e di valorizzare la già ricca rete di istituti culturali comunali, continuamente da potenziare”. Tra gli altri era presente anche Giulia Moretti, che per Cgil si occupa prettamente di dipendenti pubblici.

“In un momento in cui tante famiglie non arrivano a fine mese, forse la risposta più banale e di pancia è che i bibliotecari se ne faranno una ragione. Credo invece che il fatto che un’Amministrazione pensi di chiudere la biblioteca la domenica quando invece, con le liberalizzazioni, il Borgogioioso terrà aperto, sia drammatico. Spedire la gente direttamente dalla cultura al consumo, come se fossero equivalenti, non ci pare una gran conquista”. Nel corso dell’assemblea, i presenti hanno indossato una maschera bianca, ormai tra i simboli più rappresentativi della protesta. “Con le nostre rivendicazioni vogliamo sottolineare il disagio di tutti i precari che in questo periodo rischiano di trovarsi per strada” ha commentato il delegato sindacale Andrea Selmi. Il prossimo appuntamento organizzato dai Bibliotecari esuberanti è per domenica 11 marzo, alle 17 presso la Libreria La Fenice.

I partecipanti potranno scegliere il loro libro preferito, stilarne una breve recensione e poi condividerlo con gli altri. Il tutto per dimostrare come la cultura possa – e possibilmente debba – venire dal basso. A seguire dalle 19 il Cookies, locale contiguo alla Biblioteca, ospiterà un concerto di canzoni Anni ’60. “Anni di lotta, per tutti quelli che, come noi, non hanno voglia di arrendersi a scelte tutt’altro che inevitabili” commenta Maria Peri, una dei bibliotecari. Intanto la petizione ha raggiunto, e abbondantemente superato, le mille firme. “E’ vero che stiamo attraversando moneto sfortunato per tutti – ha concluso Marcella Capitani – famiglie, lavoratori, amministrazioni, per l’Italia in generale. Ma non si può pensare che questa sia una motivazione valida per non discutere sul futuro delle persone e della città”.