Il ministro della Giustizia Paola Severino ha definito la riorganizzazione delle circoscrizioni una delle sue priorità d’azione, insieme a emergenza carceri e snellimento della giustizia civile. Una revisione della geografia giudiziaria la sua, che prevede la soppressione di tutti gli uffici del giudice di pace non capoluogo e anche delle sezioni distaccate di Tribunale esistenti in Emilia Romagna, tra cui Carpi, per concentrare le risorse – scarse – nelle sedi più grandi. Una logica di tagli lineari che però, secondo molti, peggiorerà il servizio e porterà sovraccarico negli uffici sopravvissuti. Ma cosa comporterebbe per la nostra città perdere l’ufficio del giudice di pace? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Carlo Bertacchini, il cui mandato di giudice di pace è scaduto il 4 gennaio 2012 per raggiunto limite di età, dopo 30 anni di onorata carriera (13 anni come giudice conciliatore e 17 anni come giudice di pace).
*b*Ad oggi che mole di lavoro sbriga l’ufficio di Carpi?+b+
“Nel 2010 ci sono pervenuti 1.346 procedimenti civili e 98 penali. Insieme all’altro giudice di pace di Carpi, Mario Ferrari, abbiamo definito 1.578 provvedimenti: 817 sentenze civili, 689 decreti ingiuntivi e 72 sentenze penali. Risultati importanti raggiunti solo grazie all’esemplare ed efficiente lavoro svolto dalla nostra Cancelleria, nonostante l’assenza, dal 2007 a oggi, di un funzionario”.
*b*Cosa comporterebbe per la nostra città perdere tale servizio? +b+
“L’obiettivo del Governo è quello di concentrare tutti i giudici di pace nelle sedi centrali dei tribunali dei capoluoghi di provincia. In quest’ottica quindi, l’ufficio di Carpi, Novi e Soliera rischia di essere chiuso, nonostante abbia un bacino di utenza di oltre 95mila cittadini. L’unica speranza è che il Ministero risparmi gli uffici che raggiungono gli obiettivi di attività minima annuale: ovvero i 570 provvedimenti a giudice. Se così fosse, potremmo essere risparmiati. Una chiusura comporterebbe sicuramente un allungamento dei tempi di risposta per la cittadinanza (oggi a Carpi i tempi di attesa per un ricorso relativo a sanzioni amministrative, ad esempio, è di circa tre mesi) che sarebbe costretta a recarsi a Modena per ricorrere al servizio”.
*b*L’ufficio di Carpi potrebbe però sopravvivere grazie all’aiuto del Comune. Come?+b+
“Il Ministero, a giorni, dovrebbe pubblicare le previsioni di chiusura degli uffici dei giudici di pace. Da quel momento i Comuni che vogliono mantenere il servizio avranno la possibilità di comunicarlo entro 60 giorni, facendosi carico delle spese dei dipendenti di cancelleria (5 nel nostro caso) e la gestione dei locali”. Ricordiamo che la sede degli uffici distaccati del Tribunale di piazzale Re Astolfo è di proprietà comunale, in base a una legge nazionale infatti, i Comuni sono tenuti a dare ospitalità alle funzioni giudiziarie. In cambio di un rendiconto annuale delle spese di gestione sostenute dall’ente locale (acqua, luce, gas, manutenzioni) il Ministero restituisce poi quanto fatturato dal Comune.
Il giudice di pace, che costituisce il primo gradino della giustizia ordinaria, è un servizio prezioso per il nostro territorio e che, a fronte del carico di lavoro che svolge, anno dopo anno, dovrebbe essere salvaguardato. A questo proposito la Cgil ha provato a fare un’analisi delle diverse realtà territoriali ed è arrivata ad una conclusione: dei 34 uffici dei giudici di pace a rischio chiusura nella nostra Regione, una trentina si potrebbero accorpare (magari creando dei ‘poli giudiziari’ che restino come presidio sul territorio). Tra i criteri alla base dell’ipotesi della Cgil, presentata nei giorni scorsi al presidente della Corte d’Appello dell’Emilia-Romagna, Giuliano Lucentini, ci sono il carico di lavoro dei diversi uffici, le distanze territoriali dalla sede principale, ma anche l’organico. Nella nostra Provincia sarebbe auspicabile mantenere Carpi come riferimento per tutta la Bassa (con un bacino di utenza di oltre 140mila abitanti), Pavullo per la montagna e, infine, la sede centrale di Modena.
Un’ipotesi, quella di farsi carico delle spese dell’Ufficio del giudice di pace che, però, poco piace all’amministrazione carpigiana, soprattutto in questi tempi di ristrettezze economiche. E allora perchè, ragionando in un’ottica di Unione delle Terre d’Argine, non unire le forze e suddividere le spese tra i 4 Comuni? In fondo sarebbe un po’ come tornare ai vecchi tempi, quando al posto del giudice di pace esisteva il giudice conciliatore, figura totalmente a carico degli enti locali. Allora i Comuni di Carpi, Novi e Soliera pagavano tre giudici conciliatori e sette dipendenti, oggi dovrebbero “adottare” congiuntamente solo i 5 addetti della cancelleria…