“Sono innocente”

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“Io non c’entro nulla con questa storia. Ero a Cuba in quel periodo, ma altrove, e al festino non ho mai partecipato. Dovete fare qualcosa in Italia, dovete toglierci da questa situazione, io, Pini e Sartorio: siamo tutti e tre innocenti e in carcere senza motivo”. Parla al Resto del Carlino dal carcere La Condesa, alla periferia della capitale L’Avana, Angelo Malavasi, 46 anni, di Casalgrande (Reggio Emilia), condannato con i connazionali in seguito alla morte di una dodicenne avvenuta a Bayamo, sull’isola caraibica, il 14 maggio 2010 dopo un festino a base di sesso e droga. Malavasi stato condannato a 25 anni; stessa pena per Simone Pini, 43 anni, fiorentino, mentre Luigi Sartorio, 44, vicentino, è stato condannato a venti anni per corruzione di minore. Il giudice del Tribunale provinciale di Granma a Bayamo non ha creduto alla versione dei tre italiani che si proclamavano innocenti e ha condannato anche sei cubani per l’omicidio. “Durante il processo – dice Malavasi, orologiaio originario di Mirandola – ho presentato diverse prove della mia innocenza, a cominciare dal passaporto: c’era un timbro dell’ingresso a Panama, non potevo aver commesso quello che loro dicevano perchè ero altrove. Non mi hanno creduto. Peggio, mi hanno ridicolizzato e preso in giro. Mi hanno detto che il timbro non si leggeva bene, che i testimoni non erano credibili perchè erano miei amici e dunque inaffidabili. E adesso ci sono 25 anni da scontare in un carcere cubano. Ho sentito Sartorio: ha il morale a terra ma ha intenzione di fare qualcosa. Forse un suo parente andrà a incatenarsi a Roma: vuole che i politici e le autorità prendano coscienza del caso e facciano qualcosa. Lo sciopero della fame? Non servirebbe a nulla”. Malavasi, che è in cella con un colombiano e un giamaicano condannati al carcere a vita per droga, aggiunge di voler puntare “sull’appello alla Corte Suprema. Se i cubani vogliono davvero fare chiarezza su questo caso, se davvero vogliono fare giustizia, hanno tutti gli elementi per prendere una decisione giusta. Negli atti del processo ci sono tutti gli elementi per raggiungere la verità. Credo che la Corte Suprema saprà fare giustizia. A Bayamo c’era un clima di odio nei nostri confronti e questo può avere fatto prendere decisioni sbagliate, ma all’Avana no, i giudici possono prendere le loro decisioni lontani da quel clima”.

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